duttori col prezzo e le promozioni,ora se si mette anche a fare i vini a marchio mette in grave pericolo anche le denominazioni”. “Il prossimo passo – prosegue – sarà la selezione dei fornitori col criterio del prezzo più basso. Capisco che a molte aziende interessa vuotare le cantine, ma facciamo attenzione perché questa è una strada senza ritorno: la Gdo non ha come interlocutori colossi del vino ma produttori di media dimensione e per giunta divisi”.
Critico anche il presidente del settore vino di Fedagri, Adriano Orsi, secondo cui i grandi consorzi dovrebbero impedire che gli associati vendano le Doc e le Docg per andare a comporre queste esclusivity label. Sulla stessa linea Giuseppe Liberatore, vice presidente di Federdoc: “I consorzi studino un sistema per cui i vini Doc e Docg non vengano ceduti alla Gdo ma commercializzati solo con il marchio del produttore. E non si dimentichino i problemi legati alla certificazione”.
Su questo punto interviene il presidente del Consorzio del Vino Chianti, Giovanni Busi: “Non possiamo impedire niente alle nostre aziende, ma è importante che la Gdo non si comporti come uno squalo e non svilisca i nostri vini. Ben vengano, quindi, queste etichette ma a patto che le Doc siano valorizzate”.
Un appello che arriva anche dal direttore del Consorzio del Barolo, Andrea Ferrero: “Se la Gdo si interessa ai nostri prodotti ci fa piacere, ma attenzione a non snaturare le Doc e a rispettare le rigide norme sull'etichettatura, su cui potrebbero aprirsi dei contenziosi”.
di Gianluca Atzeni
30/11/2011