La nuova Napa Valley. Il gruppo di vignaioli che sta spostando la West Coast dei vini verso Oregon e Washington

6 Giu 2024, 16:01 | a cura di
Un nuovo movimento di viticoltori sta portando avanti un approccio inedito che mette assieme terroir e vitigni internazionali. Il modello è la Borgogna, la scommessa è su pinot nero e chardonnay

Qualcosa si muove nell’areale più famoso della produzione americano del vino. Parlando di viticoltura nella “West Coast” statunitense, di certo non si può non pensare alla Napa Valley. L'area a nord di San Francisco rappresenta una delle zone più importanti e più conosciute al mondo per la qualità dei suoi vini a base di varietà internazionali e soprattutto per i suoi Cabernet Sauvignon. Negli ultimi anni, però, complice la crisi dei consumi, nuove generazioni e nuovi viticoltori hanno saputo portare una ventata di novità su e giù per la costa occidentale del Paese. Decanter ne ha parlato come di una nuova avanguardia statunitense, che «spinge le proprie regioni e, per estensione, il vino americano» verso nuove direzioni. Un movimento che sta ponendo le basi per far emergere le aree che riguardano California, Washington e Oregon che condividono più di 2.100 chilometri di costa e una sfaccettata varietà di territori, climi e suoli.

Pinot nero e chardonnay sono le nuove scommesse

Sono diverse le storie di questi nuovi viticoltori che hanno portato una produzione più personale e legata all’espressione dei territori a loro disposizione. Lasciati liberi da ogni costrizione o modello da seguire, i loro vini sono il risultato di una sperimentazione e una ricerca di uno stile personale che assecondasse ora la varietà del vitigno legato al clima specifico, ora ad uno sguardo ad un know-how francese, ma rielaborato in modo da poter avere un prodotto finale marcatamente statunitense. Pinot nero e chardonnay sono i “nuovi” vitigni a cui rivolgere l’attenzione, secondo una nuova sensibilità, ma non mancano sperimentazioni con grenache e syrah. «Crediamo nel fare vini che prima di tutto devono trasmettere il luogo di provenienza. E, in maniera altrettanto importante, devono essere vini capaci di invecchiare bene nel tempo» dice Alban Debeaulieu, viticoltore francese, ma che produce vini in Oregon.

La lezione francese applicata

L’uso del grappolo intero e una vendemmia precoce per la vinificazione del Pinot Nero, e una pressatura più vigorosa per estrarre più sostanze dallo chardonnay sono la firma di Debeaulieu che mette insieme « il suo impegno nei confronti del terroir di stampo borgognone, si sposa con il pragmatismo americano». Ed è proprio uno sguardo sulla Francia (soprattutto sulla Borgogna) il motore di molti di questi viticoltori. «Quando ho iniziato a degustare e imparare di più, in particolare sul vino francese, mi sono trovato davvero attratto da chi procedeva in un modo più artistico e libero», ha detto Chris Peterson viticoltore nello stato di Washington.

Non si tratta però di una semplice applicazione dei metodi di vinificazione francese, ma di un’applicazione personale legata alla loro sensibilità individuale e un approccio più incentrato nel raccontare il territorio. «L’aver assaggiato alcuni dei leggendari vini francesi insieme ai miei vini e ad altri pinot neri californiani ha sicuramente avuto un impatto nell’evoluzione stilistica del mio vino e delle mie decisioni nella vinificazione», dice Ross Cobb, viticoltore della California, il cui approccio riguardo al vino si basa su grappoli interi, lunghi periodo di affinamento e una moderazione nell’uso di botti nuove. «Molti produttori di vino parlano di uno stile più sobrio, ma puntano comunque a vini dai sentori di frutti maturi e che tendono a fare affidamento su rovere nuovo», dice Cobb.

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