o;Orcia di Montalcino. La vendita diretta di vino dal produttore al consumatore finale, residente in un altro Stato membro dell’Unione Europea, stante la normativa esistente, è nei fatti praticamente impossibile, senza considerare che ogni stato ha, a sua volta, procedure amministrative diverse. Se un turista di qualsiasi paese europeo, una volta tornato nel suo paese di origine, volesse ordinare direttamente il vino in precedenza acquistato presso un’azienda, si troverebbe ad affrontare non solo difficoltà, ma anche notevoli costi, tanto da essere costretto a lasciar perdere.
Infatti il vignaiolo o l’azienda, con l’attuale regolamentazione, non possono rispondere direttamente alla richiesta, ma devono passare attraverso un intermediario fiscale, per esempio un importatore, in grado di assicurare il pagamento della relativa accisa. Tale passaggio comporta un costo che si va ad aggiungere al trasporto, rendendo l’operazione, specialmente per le piccole spedizioni, inutilmente dispendiosa per il consumatore.
Per molte piccole e medie aziende italiane non è affatto scontato essere presenti in modo capillare nei paesi europei, la vendita diretta ai consumatori privati quindi, è un’opportunità da non perdere, a maggior ragione se a causa di una normativa che non corrisponde allo spirito del mercato comune. Attualmente le vendite dirette di vino sono una voce importante del reddito aziendale. L’aumento delle presenze turistiche le ha incrementate facilitando il rapporto diretto tra produttore e consumatore e favorendo una migliore distribuzione del valore nella filiera. Però a tutt’oggi patiscono per le complicazioni di carattere burocratico-fiscale che tarpano le possibilità di crescita delle aziende distorcendo la concorrenza.
“Crediamo” dice Costantino Charrere, presidente Fivi e titolare dell’azienda valdostana Les Crêtes “che queste limitazioni vadano contro il principio fondamentale della UE di libera circolazione delle merci. E’ necessario e possibile individuare delle soluzioni alternative per rendere meno macchinosa la vendita diretta di vino ai privati all’interno dell’Europa”. Tra le soluzioni proposte dalla Fivi, fare in modo che i viticoltori paghino le accise nel paese d’origine per le piccole quantità acquistate dai privati (Direttiva 2008/118/CE art. 32) e la creazione di un sistema di compensazione pan-europeo che permetterebbe al produttore di vino di pagare le accise senza passare attraverso un rappresentante fiscale. L’azienda Contucci di Montepulciano si affaccia su una delle più belle piazze del mondo, Piazza Grande. Luogo di transito obbligato per tutti i turisti, ha nello shop dell’azienda uno dei punti di riferimento. Non a caso qui viene venduto oltre il 50% delle 100.000 bottiglie annualmente prodotte dall’azienda, ma in passato si è anche arrivato al 90%. Osserva Alamanno Contucci: “L’afflusso turistico in questi anni è stato crescente, tanti dopo avere comprato qualche bottiglia come souvenir, vorrebbero ordinarne ancora al proprio ritorno a casa. Se cadessero le barriere esistenti, sarebbe un grande vantaggio per tutti”.
Il mercato unico, infatti, dovrebbe essere un'opportunità da cogliere appieno. L’Europa nasce anche semplificando le procedure, di complicazioni ne abbiamo sin troppe. Il progetto di rendere più agevoli le vendite ai consumatori privati degli stati UE, è attualmente all’attenzione del ministero delle Politiche agricole e all’Intergruppo vino del Parlamento Europeo.
a cura Andrea Gabbrielli
02/04/2013
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 28 marzo 2013. Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. E' gratis, basta cliccare qui.