Piรน che un boom, un boomerang. Non poteva non esserci un punto debole nel sistema delle autorizzazioni per i nuovi impianti viticoli, al primo anno di applicazione. Appena qualche settimana fa sono arrivati messaggi di giubilo, a celebrare la sete di impresa dei nostri produttori di vino, visto che l'Italia, numeri alla mano, ha chiesto dieci volte tanto gli ettari fissati dal decreto ministeriale in materia, andando ben oltre quel tetto dell'1% di superficie nazionale per nuovi impianti concesso dai regolamenti europei. Attraverso Agea (l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura), negli uffici Mipaaf sono arrivate piรน di 12 mila richieste per una superficie di 67 mila ettari, rispetto ai 6.400 disponibili.Un numero importante. Secondo alcuni, la cartina al tornasole della fiducia che l'Italia ha deciso di riporre nel comparto vitivinicolo. Invece, ora, proprio perchรฉ al di sopra ogni previsione, questo numero sta mettendo in crisi l'intero sistema. E ora a farsi sentire รจ l'eco delle proteste degli agricoltori.
Il bando
Entro il 31 marzo 2016, ogni azienda agricola ha potuto presentare domanda di autorizzazione per nuovi impianti, basando la richiesta sul quantitativo di ettari di superficie risultante dal fascicolo aziendale. Il bando nazionale non ha previsto limitazioni o distinzioni, ad esempio, rispetto all'etร del titolare, al settore economico del richiedente, alle dimensioni aziendali. Ma si รจ fondato semplicemente sul criterio pro-rata, assegnando nuovi impianti seguendo la logica del โpiรน chiedi piรน ottieniโ che, in altri termini, suona come โchi meno ha chiesto meno avrร โ. Cosa รจ accaduto? Alla luce di un eccesso di domande, la percentuale di ettari assegnati รจ risultata troppo bassa, poco sopra il 10% in media. Percentuale che, in alcuni casi come Veneto o Friuli Venezia Giulia, รจ intorno al 2,5% della richiesta. Due territori questi che, come era ampiamente prevedibile, si sarebbero messi in coda per i nuovi impianti, visto che insistono su Dop in forte ascesa come Prosecco e Pinot Grigio.
Le assegnazioni nelle varie regioni
In generale, il sistema attuale lascia a bocca asciutta molti imprenditori che, con buona probabilitร , rimetteranno a disposizione l'autorizzazione assegnata per l'anno successivo. Solo tre regioni potranno essere accontentate al 100%: Piemonte, Lazio e Umbria. Nel complesso, tra le 21 regioni e province autonome ben 13 risultano sotto il 50% (in questi casi la legge consente la rinuncia), con percentuali d'attribuzione esigue in grandi aree come Sicilia, Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Lombardia. Impossibile mettere mano al bando 2016.
E non mancano le proteste. Ettore Prandini, alla guida della Coldiretti lombarda, punta il dito contro i criteri che, a suo avviso, hanno penalizzato molti produttori: โSe un'azienda che ha chiesto cinque ettari ne prende solo mezzo รจ fuori dubbio che il suo investimento non puรฒ stare in piedi. Noi siamo preoccupati, perchรฉ ci sono zone che stanno crescendo bene, come Lugana e Franciacorta. E persino nel Mantovano molte richieste per piantare il Lambrusco non saranno accolteโ.
In Lombardia, in particolare, il 33% dei nuovi vigneti andrร nel Bresciano, il 31% nel Mantovano, il 18% in provincia di Pavia. โSarร necessario mettere mano al bando 2017โ conclude โinserendo delle prioritร , per aziende giร attive oppure per i giovaniโ. Situazione analoga in altre zone dello stivale. In Emilia Romagna, le domande sono state circa 1.570 con 523 ettari concessi su una superficie richiesta di 4.700 ettari. Per l'assessorato regionale all'Agricoltura, si tratta di un โbel segnale di vivacitร โ, ma la percentuale di assegnazione รจ di appena il 12% della superficie. In Toscana, si potranno assegnare 581 ettari dei 2.753 richiesti, dando il via libera ad appena il 21,1% delle superfici richieste. In Sicilia, 1.278 imprese otterranno il 22% circa degli oltre 4.700 ettari richiesti: ovvero mille ettari. Strano fenomeno quello dell'overbooking in una regione che ha perso costantemente superfici a vigneto: ben 35 mila ettari tra 2000 e 2014. Diverse le possibili motivazioni: la crescita della Doc Sicilia? La volontร di affittare il vigneto una volta messo in piedi al miglior offerente? L'intenzione di provare a spostare l'autorizzazione in un'altra regione?
Paradossale la realtร di Veneto e Friuli Venezia Giulia, che assieme hanno richiesto 45 mila ettari, pari a oltre due terzi del totale nazionale. Scorrendo il fitto elenco di una cinquantina di pagine degli assegnatari veneti, pubblicato sul bollettino regionale, si nota come ci siano aziende provenienti da settori come cerealicoltura, zootecnia (che per diverse ragioni รจ in crisi economica) oppure dall'ortofrutta, che hanno fatto richieste molto robuste, fino a trecento ettari, ottenendone una decina. Sempre dallo stesso elenco, emerge che circa 1.800 imprenditori dovranno dividersi una cinquantina di ettari, con una spettanza pro capite di appena 200 metri quadrati di nuovi vigneti.
I possibili scenari futuri
Vale la pena impiantare queste micro-superfici? Oggi, realizzare un ettaro di vigneto costa in media tra 10 mila euro, nelle zone pianeggianti, e 30 mila euro nelle zone collinari con pendenze importanti. Quale di quei produttori a cui sono toccate le briciole accetterร (entro il 15 giugno) di realizzare un vigneto grande quanto un appartamento? ร chiaro, inoltre, che nella marea di richieste ci sono anche quelle di imprese provenienti da altri comparti, non proprio in salute, che puntano ad accrescere il valore della proprietร fondiaria. Perchรฉ un ettaro di terreno con in pancia un'autorizzazione, vale piรน di un terreno incolto. Inoltre, il decreto 2016 non specifica le sanzioni: sono state inserite in corsa nel Testo unico, ma avranno valore per il bando di quest'anno?
Le criticitร del bando
Il decreto sulle autorizzazioni ha lasciato spazio a queste โ chiamiamole pure โ criticitร . Punti deboli evidenti di una norma che, secondo le organizzazioni agricole nazionali, andrร presto modificata. Intanto, gli uffici del Mipaaf hanno giร dato una disponibilitร di massima a ridiscutere i criteri per il prossimo anno. Lo si farร con l'istituzione di tavoli di discussione coi sindacati di categoria. Del resto, non รจ credibile un sistema autorizzativo che, nato per evitare di far perdere all'Italia il suo potenziale viticolo, possa limitare le opportunitร di investimento e, quindi, la competitivitร delle imprese. ร vero che gli ettari non assegnati li ritroveremo tra un anno (non รจ ancora chiaro se in capo alle stesse Regioni o nel serbatoio nazionale), ma il risultato รจ stato per ora un dannoso rinvio dell'investimento programmato.
I criteri di prioritร da introdurre per evitare la pioggia di domande potranno essere diversi. L'Uiv, che piรน volte ha sottolineato la necessitร di rivedere al rialzo il tetto dell'1% annuo concesso dall'Ue per nuovi impianti, pone l'accento sulla necessitร di inserire dei correttivi nel futuro decreto; tra questi: una superficie minima e massima della richiesta, deroghe per le viticolture di isole o aree montane, correttivi che impediscano l'affitto del nuovo impianto per un certo periodo di tempo.
Le richieste delle associazioni di settore
La Coldiretti, dal canto suo, chiede una gestione attiva del potenziale produttivo e mette in guardia contro i rischi speculativi: โOccorrono altri meccanismi di salvaguardia che accompagnino il criterio del pro-rataโ.
Secondo il responsabile vino di Cia, Domenico Mastrogiovanni, la situazione che si รจ creata โmette a rischio la credibilitร e la competitivitร dell'intero settore vitivinicolo. ร chiaro che se a diventare autorizzazione saranno metri quadri e non ettari รจ molto piรน probabile che gli imprenditori rinuncino a investire. Forse sarebbe meglio gestire bene le misure di ristrutturazione e riconversione, e poi rimettere mano alle autorizzazioniโ.
Per Ruenza Santandrea, coordinatore vino dell'Alleanza delle cooperative, vista la situazione di eccesso di richieste รจ stato โa suo tempo utile e saggio battersi contro la deregulation altrimentiโ dice โsaremmo andati incontro, considerate anche Spagna e Francia, a una sovrapproduzione. Saggia anche la decisione di predisporre un meccanismo di salvaguardia per le regioni nella distribuzione dell'1%. ร chiaro che si tratta del primo anno di applicazione, che molte aziende di settori in difficoltร hanno fatto domanda. Dal prossimo anno, perรฒ, il metodo di attribuzione andrร rivisto, anche se non sarร facile inserire criteri di prioritร โ.
Chi, invece, ha le idee chiare su tali criteri รจ Massimo Fiorio(Pd), vice presidente della Commissione agricoltura alla Camera, che ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina: โLe nuove autorizzazioni dovranno premiare zone e prodotti che in questi anni hanno ottenuto riconoscimenti nei mercati esteri e contribuito a fare del vino un settore strategicoโ. Non sarร una passeggiata.
โIdentitร , vitigni autoctoni, colline, viticoltura eroica, pendenze, piccole aziende, paesaggi storici. Concetti alla base del successo della vitivinicoltura italiana di qualitร che sta trainando tutto il settore. Tutto questo perรฒ non sarร premiante nell'ottica delle nuove autorizzazioni per gli impianti da attivare in Italia nei prossimi anniโ. ร ilcommento di Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio del Soave. Che aggiunge: โCon le nuove regole tutte, o quasi le nuove autorizzazioni, andranno ad aziende anche senza precedenti esperienze, situate prevalentemente in areali di pianura. Areali dove fino a pochi anni fa erano invece incentivate le estirpazioni con contributi Ue o dove erano stati estirpati vigneti con vendita dei diritti ai territori piรน vocatiโ. I rischi di questa situazione sono diversi, allerta Lorenzoni: โCosรฌ si arriva allโassurdo che ogni regione puรฒ vantare nuovi diritti di impianto sulla base di vigne storiche esistenti, ma i beneficiari non avranno probabilmente nessun legame con la viticoltura regionale storica. Questi nuovi vigneti, non solo non serviranno alle imprese che giร operano in questo settore e che hanno alimentato con professionalitร e passione vini icona del sistema Veneto, come Valpolicella, Soave e Valdobbiadene, ma costituiranno di fatto una sostanziale concorrenza con i produttori storici, visti i costi produttivi infinitamente piรน bassiโ.
Sanzioni per chi non esegue l'impianto
Il produttore beneficiario di un'autorizzazione (gratuita e non trasferibile) ha tempo 10 giorni dalla data di comunicazione dell'assegnazione per presentare richiesta di rinuncia alle Regioni e al Ministero tramite il Sian (nel caso in cui la superficie assegnata sia inferiore al 50% della richiesta). Chi non rinuncia ha tre anni di tempo per realizzare l'impianto. Passato questo periodo, in caso di mancato uso, scattano le sanzioni, previste dal Testo unico del vino, che vanno da 500 a 1500 euro per ettaro non impiantato, a cui si aggiunge l'esclusione da uno a tre anni dalle misure Ocm vino del Piano nazionale di sostegno. Nel bando 2016 non sono indicate. Si apre un problema giuridico: avranno valore per gli attuali beneficiari?
Cosa succede all'estero?
Francia e Spagna presentano un quadro differenziato sui nuovi impianti. In Spagna, secondo le stime del ministero dell'Agricoltura, sono 9 mila gli ettari richiesti, piรน del doppio della disponibilitร (la Spagna non ha concesso il tetto massimo dell'1% ma lo 0,4%), pari a 4.173 ettari. In Francia, la richiesta รจ di 7.780 ettari, con 7.459 domande, secondo dati di France Agrimer, che ha sottolineato come soltanto 3.600 ettari, ovvero metร delle superfici richieste, potranno essere effettivamente autorizzati, dal momento che per diverse Aoc vige il blocco degli impianti. Situazioni delicate, in particolare, nella regione del Cognac, dove le richieste (2.500 ettari) hanno superato 10 volte la disponibilitร (250 ettari), e nella Valle della Loira: plafond di soli 40 ettari a fronte di domande per oltre mille ettari.
a cura di Gianluca Atzeni
Questo articolo รจ uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 9 giugno
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