Ancora etichette sorprendenti: sono quelle che proponiamo in questo percorso alla scoperta di vini inconsueti, strani e poco ortodossi, ma con uno sprint che ci piace assai e che vogliamo segnalare. Vini che rompono i tabù del legame col territorio e creano esperienze sorprendenti e di tutto gusto. Ecco allora due vini fuori dal seminato: una bollicina abruzzese e un passito realizzato da uve sangiovese
Marchesi de’ Cordano. Santagiusta Vsdq Metodo Classico 2011
(punteggio Vini d'Italia: 81)
Il posto si chiama Goriano Valli, area parco Sirente; il borgo di riferimento è Tione degli Abruzzi. A Goriano, 700 metri sul livello del medio Adriatico (il mare di riferimento per l’abruzzese Doc), una vite, di fatto, non s’era mai vista. Fino a quando non è arrivata Adriana Tronca. Con il suo progetto, strano più che mai, ma vero. Anzi, verissimo. E che ha dentro una lampada accesa: quella che l’altezza, in tempi di mutamento climatico arrembante e surriscaldamento minaccioso, è un rifugio non per peccatori, ma per virtuosi, intenzionati a fare vino integro per freschezza e salvezza d’aromi. E che il vino di montagna è sempre più sugli scudi. Ecco allora nella classica azienda agricola di zona (lo zafferano di cui sopra, la frutta giusta) approdare sua maestà il Pinot Nero, con altre uve autoctone a far corona (una collezione sperimentale che l’azienda cura per conto dell’Arssa abruzzese). Ed ecco il prodotto, nato da un’intesa a tre con Marchesi de’ Cordano, l’azienda di Loreto Aprutino che opera la spumantizzazione, e l’enologo Vittorio Festa, ideologo e catalizzatore del trust: Santagiusta, metodo classico da uve arciclassiche, ma di territorio, sperimentale e alieno, e proiettato in avanti. È il primo spumante abruzzese targato risolutamente Pinot Nero (80%, più un 20% di Chardonnay). Con dentro una specie di gioco a “lascia o raddoppia” rispetto alla quota media (330 metri lì, 700 appunto qui) del più ambito e rispettato dei modelli per chiunque faccia bolle: lo Champagne. Certo, il Graal resta tale. Ma il primo step diverte. La tensione dell’acidità non manca certo. Ma la vinosità e il carattere dell’uva predominante (pur scontando il peccato inesorabile della gioventù dei vigneti) si fanno sentire. Il risultato è un vino bipolare, e dall’atteggiamento eminentemente gastronomico. La sboccatura (dicembre 2013) segna ancora un po’ la trama gustativa. Ma il “Santagiusta” (circa 24 euro) ha strada… giusta davanti. E per luglio è già fissato con gli amici francesi un primo incontro-test ravvicinato.
Maria Galassi. Stramat 2012 Passito Rosso
(punteggio Vini d'Italia: 82)
Ci voleva una nonna (di nome Maria) e il gusto meraviglioso delle storie che cominciano con “c’era una volta”, e che incantano nipotini e nipotine di ogni tempo, per far diventare fiaba un vino: bianco, biologico (come tutta la produzione dell’azienda) e ultrapiacevole. E che ha nel mix una creatura ampelografica che merita a sua volta un racconto: la Rebola, che è il nome locale del Grechetto di Todi o del Pignoletto di cui è sorella gemella. Ma anche la mano felice di una viticoltrice sensibile e vocata per mettere in campo una squadra di Sangiovese (e fin qui nulla di speciale, visto che siamo sui Colli del Cesenate, a Bertinoro), uno dei quali però, non a caso battezzato Stramat, gioca le carte del rosso eponimo di area trasformandolo in passito sui generis.
La partenza è del 1994, quando la signora Maria Galassi, che dà il nome all’azienda, decise di riavviare in modo diverso e poi di convertire al biologico le vigne ereditate da papà Renato. A lui è dedicato il vino più famoso e premiato della griffe, il Nato Re (Tre Bicchieri), che di Renato è appunto anagramma. Al piacere senza tempo di ascoltare e narrare storie fantastiche è dedicato Fiaba, mix di Chardonnay e Rebola. Ma qui il lavoro viaggia a doppio senso. Tradizione, certo. E agricoltura profondamente rispettosa dei valori ambientali (piccolo particolare a corredo: ogni vigna qui ha un nome derivato dalla specie animale che vi si aggira attorno o da quella vegetale che le fa compagnia). Ma poi, anche innovazione senza timidezze. Perché ogni cosa che oggi è storia fu, al tempo suo, anche un esperimento. E di esperimento sa di sicuro il lavoro condotto sulla misuratissima produzione di Stramat, l’ultimo nato della casa. Appassimento del sangiovese mirato in pianta, completato per un mese ancora in cassetta. Quindi spremitura a minima resa, fermentazione sulle bucce con mosto che in partenza viaggia sui 350 grammi di zucchero/litro, sosta in tonneau, e infine sei mesi di respiro in bottiglia prima del decollo. Stramat, incrocio lessicale tra stamatto e stramaturo, nasce così. E regala all’assaggio un concentrato di confettura e frutta rossa sciroppata (marasca in primis) quasi esplosivo. In fondo, sentori di viola candita e humus terroso completano il percorso. Un passito da uve surmature che sta al normale accento del vitigno come un romantico sidecar a una scintillante moto due posti. Eresia per eresia: provatelo anche sul cioccolato… Spesa: 16 euro.
Marchesi de’ Cordano | c.da Cordano, 43 | Loreto Aprutino (PE) | tel. 085 8289 526 | www.cordano.it
Maria Galassi | via Casetta, 688 | Paderno di Cesena (FC) | tel. 0547 21177 | www.galassimaria.it
a cura di Antonio Paolini
Articolo uscito sul numero di Giugno 2014 del Gambero Rosso. Per abbonarti clicca qui
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