Storia (e declino) del vino novello, il prodotto simbolo dell’autunno italiano

9 Nov 2024, 12:33 | a cura di
Dalla vendemmia alla bottiglia in poche settimane, è il vino da sorseggiare con il primo calore del camino acceso e castagne. Oggi, però, è sempre più raro trovarlo sugli scaffali. Cosa gli ha fatto perdere l’appeal di un tempo?

Ogni autunno, per generazioni di italiani, l’arrivo del vino novello era sinonimo di stagione dei raccolti, feste di San Martino e caldarroste in piazza. Un prodotto da bere giovane, fresco e leggero, che nasce da un metodo di vinificazione unico: la macerazione carbonica, un processo che prevede la fermentazione intracellulare dei grappoli interi, chiusi in contenitori saturati di anidride carbonica. La tecnica permette di ottenere vini intensi nel colore e nel profumo, ma bassi in tannini, ideali per essere consumati subito dopo la vendemmia, senza bisogno di invecchiamento. Lanciato in Italia negli anni Settanta come versione nostrana del beaujolais nouveau francese, il vino novello è stato accolto con entusiasmo: negli anni Ottanta e Novanta le vendite toccavano milioni di bottiglie, con picchi di produzione che superavano i 17 milioni. Ma oggi, dopo una lunga parabola discendente, Coldiretti stima che negli ultimi anni ne vengano prodotti solo circa 2 milioni di bottiglie.

Francia e Italia, una storia di “cugini” novelli

Il modello del vino novello italiano si ispira al famoso beaujolais nouveau, il primo novello della storia moderna, nato nella regione francese del Beaujolais, a sud della Borgogna. Qui, negli anni Trenta, alcuni ricercatori stavano sperimentando l’uso dell’anidride carbonica per conservare le uve e, per caso, scoprirono che questa tecnica innescava una fermentazione interna che produceva vini leggeri, fruttati, dall’aroma inconfondibile di fragola e lampone. La scoperta piacque tanto che divenne un fenomeno di costume. Il beaujolais nouveau, prodotto con uve gamay, è ancora oggi celebrato in Francia con feste che invadono le strade ogni terzo giovedì di novembre, tra canti, balli e gare di assaggio. In Italia, l’introduzione del novello arrivò con ritardo, ma con successo. Negli anni Ottanta e Novanta, il novello made in Italy si diffonde in ogni regione, adattandosi ai vitigni autoctoni - dal sangiovese al montepulciano - diventando un simbolo popolare di convivialità per celebrare la festa di San Martino dell'11 novembre.

La tecnica della macerazione carbonica

La macerazione carbonica, alla base del vino novello, consiste nel porre grappoli d’uva interi in serbatoi chiusi, riempiti di anidride carbonica. In queste condizioni, senza ossigeno, le cellule dell’uva si avviano verso una fermentazione intracellulare, che converte zuccheri in alcol e diminuisce l’acidità dell’acido malico. Questo processo dura da sette a 20 giorni e crea profumi fruttati e leggeri, riducendo il contenuto tannico e ottenendo un vino pronto da bere subito, senza bisogno di maturazione. Questa vinificazione dà al novello una vita breve ma intensa, con note di ciliegia e fragola, profumi di vendemmia fresca, e un colore rubino brillante. Tuttavia, proprio la sua natura pronta da bere lo rende poco adatto all’invecchiamento, limitando la sua finestra di consumo a pochi mesi dopo la vendemmia.

Perché il novello è in declino?

Diverse ragioni spiegano il declino del novello in Italia. Innanzitutto, il cambiamento delle preferenze dei consumatori. Se negli anni Ottanta il novello rappresentava una novità, oggi il pubblico si orienta verso vini più strutturati e di maggior complessità, capaci di migliorare con l’invecchiamento. La cultura enologica si è evoluta, e il consumatore moderno è più attento alla qualità, preferendo investire in vini con maggior longevità e un profilo sensoriale più stratificato. Inoltre, la stagione autunnale oggi offre una grande varietà di eventi e prodotti, rendendo il vino novello meno unico e meno indispensabile per celebrare l’autunno.

Anche l’interesse per il beaujolais nouveau è calato negli ultimi anni in Francia, nonostante le celebrazioni di massa. La competizione con altri vini giovani e prodotti a base di macerazione carbonica, soprattutto all’estero, ha ridotto ulteriormente la visibilità di questo vino da pronta beva. Ma se il vino naturale e la valorizzazione dei vitigni autoctoni sono in crescita, il novello potrebbe rientrare nella scena, magari rivisitato come vino giovane di qualità, legato a tradizioni locali e a momenti di festa.

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