Mentre in Italia vino naturale e convenzionale dialogano tra loro al Vinitaly. Aldilà dell’oceano, a Sonoma, negli Stati Uniti, c’è chi annuncia un divorzio con il mondo del vino naturale attraverso un reel di Instagram. Patrick Cappiello, sommelier, produttore ed ex-fautore dei vini naturali ha fatto coming-out andando a descrivere il cambio di rotta nella sua produzione determinata da «dogmatici guardiani nel mondo dei sommelier e del commercio del vino che dettano legge su cosa vuol dire naturale». Un voltafaccia che nasconde (e stando alle parole di Cappiello, denuncia) una realtà spinosa, fatta di regole perentorie e di bullismo che decide cosa è e cosa non è vino naturale.
Chi è Patrick Cappiello
Nominato Sommelier dell'anno 2014 da Food & Wine Magazine e Sommelier dell'anno 2015 da Eater National, la carriera di Cappiello ha orbitato intorno al movimento dei vini naturali. Prima sommelier al Tribeca Grill di New York, passando poi a Veritas, per poi assumere il ruolo di direttore del vino presso Gilt. Nel 2013 apre il suo primo locale, il Pearl & Ash divenuto noto per l’ampia carta dei vini divisa tra etichette classiche e vini naturali e poi nel 2015 Rebelle che gli vaglono due stelle Michelin. Con la chiusura dei suoi due locali si reinventa produttore di vino e crea il brand Monte Rio Cellars dove “I vini sono prodotti in modo naturale, senza additivi e coltivati con metodi biologici» si legge sul sito.
La frattura su Instagram
Arriva il colpo di scena: sul suo profilo Instagram il 19 febbraio pubblica un reel su instagram. «Arriverò rapidamente al punto, ma la settimana scorsa vi ho parlato di essere trasparenti e di raccontarvi tutto ciò che accade in cantina» sono le parole pronunciate in apertura del video. «Durante i miei primi anni a Monte Rio Cellars non ho usato filtrazioni, ne ho usato solforosa. Ma assaggiando i vini non sono solo “cattivi”, ma imbevibili».
Non un cambiamento avvenuto di recente, anzi, Cappiello specifica che è una pratica che usa e che non ha mai tenuto nascosto, ma “con cui non inizio una conversazione (sui miei vini ndr) per…paura, onestamente». Alla fine del video esplicita le sue intenzioni che riguardano il «mettere fuori gioco i sommelier che non hanno mai fatto una bottiglia di vino o che non hanno mai rischiato la loro vita e le loro finanze per avviare un'azienda vinicola. Non ho più intenzione di essere in debito con loro».
Il rigido mondo del vino naturale
Nell’intervista rilasciata alla testa online Robb Report, Cappiello denuncia una lista di caratteristiche che proprietari di enoteche e sommelier esigono al fine di potersi considerare “naturale”. «Volevo conversazioni più ampie con persone meno dogmatiche e più preoccupate di quale fosse il sapore nel bicchiere e di doverlo vendere, piuttosto che fare un vino che soddisfa le esigenze di persone che non lo producono o che non hanno mai capito cosa sia il vino naturale»- Con il video, spiega Cappiello, ha voluto creare una frattura nella «narrativa sul vino naturale e su ciò che la gente dovrebbe fare. Come acquirente, so quanto possa essere intimidatorio e quanto possa essere prepotente la cultura non solo del vino naturale, ma anche di quello che è un vino figo, di quello che è un buon vino».
La produzione di Monte Rio Cellar oggi
Che vino produce allora Cappiello? «La mia idea è sempre stata che faccio il vino in modo naturale, non che sono un viticoltore (del movimento) naturale. Dire che un vino naturale è pericoloso perché non c'è una definizione fissa della terminologia». Nella chiusura dell’intervista rimane un po’ di incertezza, o meglio, un po’ di ritrosia nel categorizzare il tipo di produzione che persegue, o forse un senso di temporanea perplessità. «Se mi considero un viticoltore naturale? Alla fine, non lo so. Non so se lo faccio ancora, ma pensavo di esserlo. Credo che altre persone dovranno prendere questa decisione per me».