Sono tre le isole di Napoleone Bonaparte: la Corsica, terra natale, l'Elba, l'isola del primo esilio - che con la sua fuga diede inizio al periodo dei cento giorni e alla marcia verso Parigi - e lโultima, l'isola di Sant'Elena, terra del suo ultimo esilio. Tanto รจ stato raccontato su questo personaggio: si dice fosse uno stratega brillante ma mediocre giocatore di scacchi, amante del canto - ma non proprio un usignolo - e del ballo, e infine, che avesse anche un debole per il vino, nonostante non fosse un gran bevitore. Durante il suo ultimo esilio, privato dei rossi francesi che tanto amava, trovรฒ conforto in un vino dolce sudafricano, il Vin de Constance, l'ultimo sorseggiato dall'Imperatore. Questo รจ diventato lโoggetto di una lunga ricerca da parte di Gelasio Gaetani d'Aragona Lovatelli, personaggio eclettico del mondo del vino e scrittore. Nel suo viaggio nellโisola lontanissima di Sant'Elena - un puntino minuscolo nell'oceano Atlantico meridionale - d'Aragona non solo ha ripercorso gli ultimi giorni di Bonaparte attraverso il Vin de Constance, ma ha anche esplorato lโintreccio tra la vita dell'Imperatore e il mondo del vino, rivelando nuove prospettive su una figura storica tanto complessa.
Lโultimo vino di Napoleone
Lovatelli, dopo quasi un mese trascorso a Sant'Elena per ultimare il suo diario di viaggio - uscirร nel 2025 - descrive l'isola come un luogo in cui la produzione di vino era impensabile, per questo Napoleone, pur non essendo un grande amante del vino per via della sua formazione militare, lo fece spedire dal Sudafrica. Durante il suo ultimo esilio, gli inglesi avevano bloccato l'importazione dei pregiati vini francesi, costringendo l'Imperatore a trovare una valida alternativa. Lโunico vino che poteva essere servito era il sudafricano il Vin de Constance, da uve moscato, che non aveva di certo il gusto dei grandi Pinot Noir o Sauvignon Blanc, ma riusciva a soddisfare le sue esigenze di convivialitร e decoro.
Il vino da meditazione
L'Imperatore, sebbene non fosse un grande esperto, amava il vino con una passione che rifletteva la sua ricerca di grandezza e raffinatezza, anche nei momenti piรน tristi della sua vita: nell'isola cadde in un profondo decadimento fisico e psicologico che lo portรฒ alla morte. A Sant'Elena, Napoleone esigeva che le sue cene fossero allestite con fasto e cerimonia, con donne in abiti eleganti e uomini in divisa, un eco lontano della sua epoca d'oro: ยซEra consapevole che il vino fosse uno dei monumenti della Franciaยป, sottolinea d'Aragona, evidenziando come l'Imperatore rispettasse profondamente questa tradizione, pur non essendo un grande bevitore. ยซSorseggiavaยป, non beveva con ingordigia, e usava il suo ultimo vino ยซcome momento di meditazioneยป.
La scoperta del Vin de Constance
ยซDa sempre sono affascinato da SantโElenaยป, racconta d'Aragona Lovatelli, ยซfin dai tempi della scuola, mi interessava perchรฉ รจ una delle isole piรน remote che esistanoยป. Quando si รจ presentata lโopportunitร di visitare lโisola con lโinaugurazione di un aeroporto (prima era raggiungibile solo via mare, con lunghe ore di viaggio), non ha esitato a organizzare il trasferimento. Il percorso per raggiungere Sant'Elena รจ di per sรฉ unโavventura: partendo da Johannesburg, con una sosta in Namibia, si arriva sull'isola dopo tre ore e mezza di volo turbolento sull'oceano, e gli aerei vanno e vengono solo una volta alla settimana.
Durante il viaggio di ritorno dallโisola, d'Aragona ha avuto modo di visitare Klein Constancia in Sudafrica, cantina attiva dal 1685, produttrice ancora oggi del Vin de Constance, e di entrare in contatto con il mondo del vino sudafricano, scoprendo le radici di quel moscato di Frontignan che tanto piacque a Napoleone. In punto di morte, la leggenda racconta che questo vino dolce, dalle note di pesca bianca e rosa canina, fu richiesto dall'Imperatore, rifiutando qualsiasi cibo e acqua.