Oltre 4 mila ispezioni, 62 sequestri per 2 milioni di euro, una percentuale di irregolarità del 13,1% su circa 3.100 aziende, del 9,1% su 5.800 prodotti, dell'8,9% sui 430 campioni analizzati, con dieci notizie di reato inviate alle Procure e 420 contestazioni amministrative. È, in sintesi, il bilancio dei controlli effettuati dall'Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi) durante la vendemmia appena conclusa. Il direttore generale dell'Icqrf, Emilio Gatto, fa il punto con il Gambero Rosso sull'esito dell'attività ispettiva.
Direttore, che bilancio possiamo fare di questa vendemmia?
Abbiamo intensificato i controlli, sia autonomamente sia con altri organi di controllo. E, considerando i primi 9 mesi 2013, sono stati oltre 8 mila i controlli a carico di più di 5.100 operatori e circa 12.300 prodotti, analizzando 1.400 campioni. Ispezioni e analisi nel vino assorbono la gran parte dell'attività con, rispettivamente, il 31,3% e il 23,3% del totale effettuato in tutti i settori merceologici, pari a oltre 25.800 controlli e più di 5.900 analisi.
Quante le irregolarità?
La percentuale è del 21,3 per gli operatori e del 13,2 sui prodotti. L’alta percentuale di operatori irregolari è dovuta ai numerosi casi di inadempienze di natura amministrativa agli obblighi in materia documentale previsti dalle norme di settore. A ogni modo, in nove mesi sono stati 70 gli illeciti penali, 1.550 quelli amministrativicon 187 sequestri per un valore di 8,3 milioni di euro, pari al 56,4% del valore totale di quelli effettuati in tutti i comparti merceologici verificati.
Vi siete concentrati anche su Doc, Docg e Igt con oltre 4mila controlli, il 50% del totale del settore
A questa eccellenza dell'agroalimentare dedichiamo particolare attenzione: nei 9 mesi 2013, sono stati oltre 4 mila i controlli su 3 mila operatori e più di 6.300 prodotti, con circa 570 campioni. Le irregolarità hanno interessato il 20,8% delle aziende, il 14,7% dei prodotti e il 13,4 % dei campioni, con 95 sequestri per oltre 2 milioni di euro e quasi mille contestazioni amministrative con 25 notizie di reato.
I recenti sequestri in Basilicata di 15mila tonnellate di mosto di uve da tavola destinate a produrre vino, e quello in Valpolicella, riportano l'attenzione sul tema frodi. Quali le zone più a rischio?
L'operazione in Basilicata, eseguita con i Nac di Salerno, è il risultato dell'intensificazione dei controlli in concomitanza con la vendemmia 2013/2014. Ed è arrivata dopo un'accurata attività d'investigazione in altre regioni, dove la difficile situazione di mercato dell’uva da tavola prospettava la possibilità di illeciti nella vinificazione. Purtroppo il fenomeno non è nuovo e ogni anno l’Icqrf programma una serie di controlli su questi circuiti. Ribadisco: per le difficili condizioni di mercato dell’uva da tavola, il nostro livello d'attenzione e di reazione è stato ulteriormente elevato. Ma voglio comunque sottolineare che non bisogna credere che le regioni in cui si coltiva l’uva da tavola siano per se stesse più a rischio frodi rispetto al resto del Paese: l'uso di questi sistemi riguarda tutta Italia.
L'annata 2013, rispetto al 2011 e 2012, è in netto rialzo. E si è interrotta l'ascesa dei prezzi. Èlecito attendersi un calo delle frodi?
La produzione dovrebbe attestarsi tra 47 e 48 milioni di ettolitri di vino, +15% rispetto al 2012 (41,1 milioni di hl). Nonostante ciò, occorre mantenere alta la soglia d’attenzione alla luce dell’andamento dell’import e dell’export del settore, dei prezzi e, in generale, dell’analisi delle complesse variabili congiunturali del comparto. Premetto che ogni fenomeno fraudolento ha alla sua base una regola generale di convenienza economica. Nel settore vino, se vi è scarsità di uve è sicuramente più probabile il ricorso a pratiche di sofisticazione e contraffazione. Ma anche con un’abbondante produzione non è possibile escludere il rischio. Dobbiamo sempre considerare il contesto nazionale e internazionale, e, in particolare, le criticità e le dinamiche congiunturali in atto, senza tralasciare, peraltro, le problematiche legate ai comparti strettamente collegati al vino. Inoltre, le frodi non vanno imputate esclusivamente a pochi operatori sleali in Italia, ma dobbiamo tenere alta l’attenzione sui prodotti dall’estero, che fanno dei loro bassi prezzi la principale arma di penetrazione nei nostri mercati. Ad ogni modo, l’Icqrf sta svolgendo, con le risorse umane e finanziarie disponibili, controlli a tutto campo.
Si dice che i controlli sull'agroalimentare, e in particolare sul vino, siano tra i più efficienti. Ma sappiamo che ci sono aspetti da migliorare.
Il sistema italiano ottiene sicuramente risultati molto positivi. Gli organismi sono molteplici e operano con tenacia. Mi faccia dire che l’Icqrf mette in campo una specifica competenza tecnica, contribuendo molto a innalzare i livelli di difesa. Tuttavia, non si può non riconoscere che la numerosità degli attori coinvolti, la contiguità di alcune competenze e il contributo specialistico e diverso dei molti, e indipendenti, organi esistenti, determina una duplicazione degli interventi, una diseguale ripartizione dei controlli sul territorio e alcuni problemi di condivisione delle informazioni. Dunque, è auspicabile un raccordo più stretto con gli altri organismi dell'agroalimentare.
Obiettivo, questo, che dipende in gran parte dalle politiche del Mipaaf...
Lo sforzo che ormai da alcuni anni sta compiendo il Ministero per uno stretto raccordo degli organismi che operano nel suo àmbito (oltre all’Icqrf, i Carabinieri Politiche agricole e il Corpo Forestale) va proprio in questo senso. Pertanto, un maggior coordinamento consentirebbe di realizzare reciproche complementarietà tra le strutture, amplificare i risultati della lotta alle frodi e realizzare sinergie a tutela dei consumatori e degli operatori dell'agroalimentare italiano.
a cura di Gianluca Atzeni
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 28 novembre. Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. E' gratis, basta cliccare qui.