L'Italia ha iniziato la stagione vendemmiale 2024 con una quantità di prodotti vitivinicoli in giacenza vicina ai 40 milioni di ettolitri (39,6 mln/hl). L'analisi dei dati del report di Cantina Italia (al 31 luglio 2024) non lascia dubbi: la pancia italiana appare ancora troppo piena di vino nonostante lo scorso anno si sia raccolto oltre il 23% in meno. Si tratta di 37 milioni di di ettolitri di vini e 2,55 di mosti, diminuiti rispettivamente del 13% e del 28% rispetto a un anno fa, ma comunque ancora in eccesso a causa degli effetti di un mercato caratterizzato da vendite altalenanti, come si è visto anche dai recenti dati sull'export verso i Paesi extra Ue nel primo semestre.
Eccesso di rossi Dop
In attesa delle consuete previsioni vendemmiali (Ismea-Uiv-Assoenologi), attese durante il prossimo G7 Agricoltura, a Siracusa a fine mese, il settore vino nazionale deve fare i conti con giacenze che interessano per lo più i vini a denominazione. La lettura dei dati conferma il momento particolarmente delicato che stanno vivendo i vini rossi. Sugli oltre 39 milioni di ettolitri di vino complessivo in stock nelle cantine italiane, ben il 56,9% (nel 2023 era del 53%) è rappresentato dai prodotti a Dop, con prevalenza dei rossi (30,4% delle quote a 12 mln/hl nel 2024, contro i 13 del 2023, i 12 del 2022 e gli 11 del 2021) e dei bianchi (24,6% a 9,7 mln/hl). Pur a fronte di un'annata 2023 particolarmente scarsa, la variazione annua in volume degli stock per questa specifica categoria è di appena -7% rispetto allo scorso anno. Considerate le premesse, un calo più importante delle scorte di magazzino era atteso. Ma non c'è stato. Gli Igp, secondo il report dell'Icqrf, occupano una quota del 24,4% sulle giacenze totali al 31 luglio scorso (con prevalenza dei rossi per quasi il 65%, a 6,2 mln/hl, rispetto ai bianchi, a 3 mln/hl), che risultano in diminuzione in doppia cifra (-20,3 per cento). Considerando i vini da tavola, gli stock sfiorano i 6,8 milioni di ettolitri e rappresentano poco più del 17% dei volumi, con una discesa del 20% in un anno.
Determinante il calo del potere d'acquisto
Nuove tendenze del beverage e cambiamento di preferenze tra i clienti, prezzi alti rispetto al potere d'acquisto, capacità di spesa delle famiglie che ha raggiunto i minimi e si è ulteriormente ridotta rispetto a un anno fa - come ricorda l'Ismea - sono le ragioni di questa delicata situazione. Pertanto, il calo dei vini in giacenza al 31 luglio 2024 rispetto allo stesso periodo 2023 (oltre 22mila registri telematici della banca dati Icqrf rappresentano circa il 95% del vino italiano) è ascrivibile «quasi esclusivamente» alle conseguenze della scarsa vendemmia dello scorso anno, mentre la voce consumi è praticamente ferma al palo. In sostanza, il quantitativo di vino in stock equivale alla somma dell'export e dei consumi interni di un intero anno. Tuttavia, mentre l'export in qualche modo sembra reggere (con tutte le incertezze legate al contesto geopolitico globale), la spesa per il vino risulta asfittica. Secondo dati Ismea-Nielsen, infatti, la flessione del comparto vino nel primo semestre 2024 è dello 0,4 per cento, all'interno di un segmento bevande cresciuto nel complesso dello 0,7 per cento rispetto allo stesso semestre del 2023. Dati preoccupanti anche in materia di clima di fiducia nel settore agroalimentare: dall'indagine trimestrale sulle opinioni delle aziende del panel Ismea emerge che, nel secondo trimestre 2024, l'indice per gli imprenditori agricoli è peggiorato, sia su base congiunturale, che su base tendenziale. A pesare sono le condizioni meteo-climatiche avverse
L'inflazione pesa anche in Francia
In Oltralpe, la situazione dei consumi non è molto diversa da quella italiana. I francesi, che dopo un disastroso 2023 hanno sottratto all'Italia la leadership di primo produttore mondiale, in queste settimane di raccolta sono alle prese con problemi legati alla crisi climatica (grandine, piogge e fitopatie). Allo stesso tempo, sul fronte interno, stanno osservando un importante calo dei consumi, prevalentemente dovuto agli effetti dell'inflazione. Nonostante quest'ultima abbia rallentato la propria corsa, tra agosto 2023 e agosto 2024 i transalpini hanno acquistato meno vino fermo nella grande distribuzione. La flessione è del 4,3% in volume e dell'1,8% in valore (secondo dati del panel distributori di Circana). In cifre assolute, sono stati venduti 8,1 milioni di ettolitri di vino, rispetto agli 8,46 dell'anno precedente; a valore, la riduzione del giro d'affari è di 4.4 miliardi di euro contro i 4.53 del 2023. I vini rossi? Hanno avuto la peggio: -7,2% contro il -3,4% dei rosati e il -0,2% dei bianchi. A conferma di un trend, quello bianchista, che sta caratterizzando anche il mercato italiano.
Le Regioni con le maggiori giacenze
Tornando ai dati italiani, e alle principali regioni con le maggiori giacenze di vini Dop e Igp, troviamo Veneto (27,7%), Toscana (13,3%), Puglia (9,5%), Piemonte (9,4%), Emilia Romagna (6,6%) e Sicilia (5,8%). Nella classifica dei vini Dop e Igp, secondo il report dell'Icqrf, guida la Doc Prosecco (11,6%), seguita da tre Igp: Puglia (4,5%), Toscana (4%) e Salento (3,3%). Poi, con quasi un milione di ettolitri per ciascuna, la Doc Sicilia (3,1%), seguita da Chianti Docg (3,1%) e Montepulciano d'Abruzzo Dop (3%, a 954mila ettolitri). Considerando le singole province, a guidare la classifica sono Treviso (4,1 mln/hl di cui 3,1 di vino Dop), Verona (3,7), Cuneo (2,1), Siena (1,8), Trento (1,36), Firenze (1,35) e Chieti (1,26 milioni di ettolitri).