Vino: i consumi domestici sono al palo. Come ripartire? Vol. 1

21 Mar 2014, 09:44 | a cura di
Enoteche, Gdo, Horeca. Scendono tutti. E il forte trend ribassista potrebbe mettere a rischio da qui al 2020 oltre 18 mila ettari di vigneto e 11 mila aziende. Ma รจ saggio abbandonare il mercato interno in nome dell'export?

Il sesto anno di crisi economica - il 2013 - per il vino italiano, che ha appena segnato il record di 5 miliardi di export in valore, non fa intravedere segnali di ripresa dei consumi domestici. Le cifre illustrate da Iri nella sua consueta rilevazione dei consumi nella grande distribuzione, dove si vende oltre il 60% di tutto il vino, dicono che l'Italia lo scorso anno ha perso il 6,5% dei volumi. Il mercato delle enoteche, secondo una stima dell'associazione Vinarius, ha lasciato sul terreno il 10%. Nel canale Horeca, la quota di mercato che nel 2007 (periodo pre-crisi) pesava per il 40,2% delle vendite totali รจ scesa nel 2012 al 34,6% e, stando a stime Winemonitor-Nomisma, potrebbe essere calata ulteriormente in un anno al 32%, facendo perdere quasi dieci punti in sette anni. I 110 litri di vino per persona che si bevevano negli anni 70 sono un miraggio rispetto agli attuali 39 litri pro capite, destinati anche questi a scendere, al punto da mettere a rischio un'intera fetta dell'attuale filiera del vino. Lo scenario peggiore dal punto di vista dell'impatto di questa erosione costante lo disegna Winemonitor: entro il 2020 in Italia si consumeranno 21,2 milioni di ettolitri rispetto agli attuali 23 milioni e, paritร  di condizioni produttive e di import sulla base della media dell'ultimo triennio, o saremo in grado di esportare il 6,3% in piรน, oppure la produzione potrebbe scendere del 3%. Tradotto: ci sarebbero 18.600 ettari di vigne in meno con oltre 11 mila aziende vitivinicole scomparse.

รˆ lecito chiedersi, allora, quali siano le strade da percorrere per invertire la rotta o, quantomeno, limitare i danni. Secondo Virgilio Romano, client service director di Iri, il calo dei consumi รจ strutturale: "Lo รจ perchรฉ รจ strutturale la modifica sociodemografica del nostro Paese. Da qui a 20 anni avremo una societร  destinata a invecchiare progressivamente. Berremo sempre meno ed รจ un fenomeno che va accettato. Da un lato, le aziende non devono rincorrere quel litro in piรน venduto; dall'altro, occorre comunicare che il vino รจ un alimento e abituare le nuove generazioni a berlo perchรฉ รจ buono e non perchรฉ costa poco. In questo senso la Gdo non deve tirare troppo la corda e il settore vino deve resistere alla scontistica".Per Sergio Soavi, responsabile prodotti tipici di Coop Italia, avvicinare il cibo al vino sarร  una delle chiavi per riguadagnare terreno: "Il vino va reinserito come naturale accompagnamento dei momenti conviviali, recuperando lo stile di vita italiano che il mondo da sempre ammira. La bevanda vino non รจ sinonimo dello 'sballo', ma ha dietro di sรฉ migliaia di produttori che la lavorano. Allora occorre aiutare il consumatore che fatica a orientarsi, creare gli stimoli di consumo, magari proponendo la ristorazione nella stessa Gdo, ridurre gli assortimenti negli scaffali, con un'offerta piรน qualificata e a prezzi accessibili".

"Le occasioni di consumo e incontro vanno sicuramente ampliate in tutta Italia" dice il presidente di Vinarius - Associazione enoteche italiane, Andrea Terraneo: "Stiamo lavorando da diversi anni per dare ai nostri oltre cento associati una formazione piรน legata ai territori che sia un efficace supporto alla vendita. Vogliamo far conoscere il vino italiano di qualitร  al consumatore ed รจ giusto che anche le enoteche cambino stile: lasciando un po' da parte quello brandizzato per offrire quello personale dell'enotecario. Alla produzione e alla distribuzione dico che รจ un errore pensare di abbandonare il mercato nazionale per l'estero. Spesso percepisco questo segnale, che considero un cattivo esempio, perchรฉ non si sarร  mai buoni ambasciatori fuori confine se non lo si รจ in patria". Lo sottolinea anche Corrado Mapelli, direttore commerciale del gruppo Meregalli, distributore che realizza in Italia l'80% del fatturato aziendale: "Oggi l'export ci sta aiutando, ma questi risultati si devono a ciรฒ che di buono รจ stato fatto prima e soprattutto a casa nostra. Ovvero: il lavoro sull'identitร  di territorio e di prodotto. Per noi le cantine che rappresentiamo devono avere una forte presenza nella zona d'origine. E il futuro si lega alla capacitร  di restare forti in Italia, offrendo servizi efficienti. รˆ chiaro che sarร  fondamentale educare al consumo le nuove generazioni, fare cultura sul territorio e superare i troppi individualismi". "Oltre a saper potare le viti bisognerebbe potare i campanili", rimarca con una battuta il direttore di Assoenologi, Giuseppe Martelli secondo cui la carta vincente per rilanciare i consumi interni sarร  legare i vitigni autoctoni, la cultura e la tradizione di un territorio. "Occorre perรฒ unire le forze, e mi riferisco ai produttori. Spesso la capacitร  di fare squadra manca proprio in quelle zone viticole meno conosciute e piรน in difficoltร  per la crisi. Ma sono queste a dover sfruttare al meglio le risorse a disposizione, dialogando con l'altra parte della filiera, la ristorazione che, dal canto suo, deve evitare eccessivi ricarichi sui vini, anche di 3-4 volte il prezzo base, che non fanno altro che allontanare ulteriormente i consumatori".

"Posto che il minor consumo รจ anche un effetto della legge sul tasso alcolemico", fa notare Ruenza Santandrea, presidente del Gruppo Cevico "va detto che negli anni abbiamo perso l'abitudine di bere vino come prodotto agricolo unito ai pasti e si รจ un po' persa l'abitudine a bere vini freschi. Credo che il successo dei frizzanti sia dipeso anche da una sorta di naturale reazione del consumatore a tutto questo. La strada deve essere il recupero di questa dimensione sfruttando la grande ricchezza del vitigno Italia". "La versatilitร  e la bevibiiltร  sono caratteristiche che le giovani generazioni cercano in un vino", osserva il responsabile di Winemonitor, Denis Pantini, che perรฒ avverte: "Quello che non va fatto รจ dare per perso il mercato italiano. Nessuno se lo puรฒ permettere, nemmeno i piรน grandi esportatori". (Prima parte โ€“ continua).

a cura di Gianluca Atzeni

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Per leggere la seconda parte della nostra inchiesta clicca qui

Questo articolo รจ uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 20 marzo.ร‚ร‚ร‚ย Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. E' gratis, basta cliccare qui.

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