Non è solo questione di numeri. La pandemia, innestandosi su politiche protezionistiche mondiali già in corso, ha cambiato le prospettive promozionali e le esigenze aziendali. E lì dove cambiano le domande, devono necessariamente cambiare anche le risposte. Quelle politiche in primis. Perché una cosa è certa: le barriere commerciali innalzate da Usa e Regno Unito non renderanno facile il post Covid. Di questo e non solo si è parlato nel corso dell’assemblea di Unione Italiana Vini che ha fatto incontrare (virtualmente) mondo produttivo e mondo politico: il primo con le proprie richieste, il secondo con le proprie ricette.
Dazi Usa. De Castro: “Rischio concreto”
Primo argomento all’ordine del giorno è stata la scottante controversia Usa. “Il rischio è concreto” ha detto senza girarci attorno il coordinatore S&D in ComAgri Paolo De Castro, intervenendo in videoconferenza e annunciando che le azioni diplomatiche sono già iniziate: “prossima settimana, il commissario Phil Hogan sarà a Washington proprio per evitare il peggio: nessuno meglio di lui può negoziare, mettendo sul tavolo altre concessioni che l’Europa ha già fatto in passato. Dal lato contenuti” fa presente De Castro “non c’è motivo per gli Usa di inasprire una situazione già delicata, considerato che l’Europa sta aspettando l’altra sentenza Wto, speculare a quella che ha portato ai dazi Usa (relativa agli aiuti Usa ai Boeing; ndr) e che le darebbe dritto all’applicazione di contromisure. Ma purtroppo il presidente Trump ci ha abituato ai colpi di scena”.
E la scadenza elettorale di certo non aiuta, come ricorda anche il segretario generale Uiv Paolo Castelletti: “Oggi le preoccupazioni degli importatori, con cui siamo in continuo contatto, sono inferiori a quelle di gennaio scorso, ma siamo di fronte a un presidente in scadenza, quindi non possiamo dare nulla per scontato. E, poi, non possiamo dimenticare che accanto alla questione Airbus, c’è anche la minaccia legata alla web tax che pone l’Italia doppiamente nel mirino Usa”.
Lo scorso gennaio, la stessa Uiv, insieme alle associazioni degli importatori di vini italiani in Usa, aveva portato avanti una massiccia campagna di comunicazione social come azione di lobbying sul congresso americano, per scongiurare il pericolo tariffe aggiuntive. Campagna a cui tutti gli associati, con contributi differenti (da 5mila euro a mille, a secondo del proprio fatturato) avevano fatto fronte. “Quest’estate” ha dichiarato il presidente Uiv Ernesto Abbona “speriamo di non dover far fronte a questo strumento, ma che bastino semplici azioni di lobbyng per sopire la situazione”.
Il tutto mentre procedono le consultazioni aperte dal Governo Usa sul sito Ustr (Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d'America). Il verdetto il prossimo 26 luglio.
Brexit: si va verso il no deal
E mentre il rischio dazi Usa si avvicina, l’accordo con il Regno Unito sembra allontanarsi sempre più. “Anche in questo caso” sottolinea De Castro “abbiamo a che fare con un primo ministro - Boris Johnson - che sembra molto rigido sulle sue posizioni. Noi abbiamo dato tutta la nostra disponibilità a venire incontro alle posizioni del Regno Unito, ma ad oggi dobbiamo riconoscere che non sono stati fatti grandi passi in avanti”. In questo caso, a portare avanti i negoziati sarà Angela Merkel, dallo scorso primo luglio alla presidenza di del Consiglio dell’Unione, che però ha già detto molto chiaramente che “dobbiamo prepararci a rischio concreto di no deal”. Ciò significa che dovremmo gestire tutti gli scambi con il sistema contemplato nel Wto, quindi con le tariffe previste per i Paesi terzi. “A questo” spiega De Castro “si aggiungono i problemi logistici: pensate a quanto sarà complicato gestire la movimentazione Oltremanica, con tutti i container bloccati per fare le verifiche del caso”.
Anche qui, negli anni passati, i colpi di scena non sono mancati e, quindi, tutte le vie sono ancora aperte, ma secondo l’europarlamentare “chiudere un negoziato entro dicembre sarà impossibile dopo tutti questi mesi di fermo. Da un popolo coriaceo come quello inglese” conclude “ci aspettiamo di tutto, ma speriamo di poter vedere un po’ di luce in fondo al tunnel”.
Più promozione. Ma dove?
Davanti ad una situazione geopolitica in rapida evoluzione, cui l’emergenza Covid non ha di certo giovato, tocca capire come e dove conviene fare promozione. E vengono da qui, infatti, le proposte della filiera. Da una parte quella di rivedere il budget: “Chiediamo una rimodulazione della misura promozione, da 100 a 150 milioni di euro” ha detto Castelletti “risorse aggiuntive che vorremmo fossero mantenute in capo al Ministero per finanziare progetti delle imprese ma di dimensione nazionale”. Dall’altra quella di ripensare la destinazione, come ha chiesto il presidente Uiv, Abbona:“Di fronte a un modello di scambi messo seriamente in crisi dal Covid e soprattutto dalle misure protezionistiche, perché non estendere i fondi promozione anche al mercato europeo”?
La questione, però, non è così semplice, così come ha ricordato l’europarlamentare De Castro: “È quello che avevamo chiesto in prima battuta alla Commissione Ue” rivela “ma ci sono delle regole che rendono complicato l’uso delle risorse all’interno dei confini comunitari per una questione di concorrenza tra gli stessi Paesi membri. Tuttavia, questi problemi giuridici potrebbero essere bypassati spostando le risorse promozione sulla parte enoturistica. Al momento, la misura non è contenuta nel terzo atto delegato (pubblicato lo scorso 6 luglio; ndr), ma a settembre ci incontreremo nuovamente con gli stakeholder per affrontare la questione e trovare una soluzione”.
Nel terzo atto delegato c’è, invece, l’aumento del cofinanziamento fino al 70% di tutte le misure Ocm Vini: dalla promozione alla ristrutturazione e riconversione dei vigneti fino alla vendemmia verde. “Si tratta di una vittoria del gioco di squadra” ha concluso De Castro “la nostra fermezza ha permesso al Parlamento europeo di fare proprie le richieste che i produttori italiani hanno avanzato a gran voce nei mesi scorsi, e costretto la Commissione ad agire per sostenere i settori produttivi più impattati dalle conseguenze della crisi".
Bellanova: “Rilanciare la cabina di regia”
Anche la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, intervenuta all’incontro Uiv, ha espresso la sua soddisfazione per i risultati ottenuti in Europa grazie al lavoro corale e ne ha approfittato per annunciare che ripartiranno gli incontri per l’istituzione della Cabina di Regia, le cui basi erano state poste prima del lockdown: “Adesso” ha detto “possiamo ricominciare a lavorare insieme. Rilanciare la cabina significa rafforzare le misure relative all’export. In tal senso è già stato avviato un lavoro in tandem con il ministero degli Esteri per portare i nostri prodotti in quei mercati che possono permettersi il costo del Made in Italy”.
E rientra in questo accordo anche l’individuazione di sei figure che, inserite nelle principali ambasciate italiane, andranno a contrastare la concorrenza sleale e promuovere le produzioni italiane. Intanto, la Ministra ha anche annunciato di aver chiesto al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli un tavolo per incontrare rappresentanti della ristorazione. “Anche se l’Horeca non è di competenza del mio ministero” ha precisato “è una parte importante di tutta la filiera, tant’è che il prezzo altissimo che la ristorazione sta pagando si ripercuote anche sul settore vino: sono, quindi, disposta a mettere risorse anche dal nostro portafoglio. Se vogliamo ripartire, dobbiamo farlo tutti assieme”.
Patto per l’export e nuovo sito istituzionale
Nella stessa direzione si inserisce il Patto per l’export, firmato lo scorso giugno alla Farnesina che prevede 1,4 miliardi di euro per rafforzare gli strumenti per l’internazionalizzazione. “Abbiamo destinato 50 milioni di euro per il rilancio del national branding gestito dall’agenzia Ice” ha sottolineato il sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri Manlio Di Stefano “e puntiamo a 26 Paesi target con campagne di promozione specifiche per raccontare, non solo i prodotti finali, ma l’innovazione e la tecnologia che caratterizzano il nostro Paese. Altre risorse del Patto per l’export sono, invece, destinate al settore fieristico del prossimo anno, passando però attraverso un tavolo di concertazione con Germania e Francia per non farci le scarpe a vicenda”. Infine, Di Stefano ha annunciato il lancio entro fine luglio di un nuovo sito istituzionale che, mettendo insieme diversi istituti (dal Mise all’Ice), permetterà alle aziende di avere un sostengo nella fase di esportazione: “Grazie all’intelligenza artificiale” ha detto “ogni azienda avrà una propria profilazione e in base a quella degli input e dei feedback ad hoc per prodotti e mercati”.
a cura di Loredana Sottile
Articolo uscito sul numero di Tre Bicchieri del 9 luglio
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