Di domenica ci piace coccolarci con uno spaghetto lupini, succo di lime e coriandolo. Con una punta di peperoncino. La ricetta non piace a chi votava Casini ma funziona, basta avere un minimo senso della proporzione. E, ancora piรน importante, metterci accanto la bottiglia giusta. La nostra รจ particolarmente fortunata, scalpita, รจ in forma scintillante: Fiano di Avellino 2015 Rocca del Principe. Lโunico appunto che ci sentiamo di emettere: รจ ancora troppo giovane. I riflessi sono ancora verdolini e molto brillanti, i profumi sfaccettati, lโaffondo di sapore netto e prolungato. La chiusura sapida e delicatamente sulfurea richiama immediatamente il secondo bicchiere, la bottiglia รจ volatilizzata in tavola giร al terzo giro di forchetta. Il mix tra annata solare e territorio, siamo in Alta Irpinia a 600 metri nel comune di Lapio, ci regala un vino dalla doppia anima perfettamente coniugata. E ci ricorda che spesso i millesimi leggermente piรน ricchi, come poteva essere il 2015, ci regalano traiettorie nel tempo particolarmente lunghe e interessanti.
Il prezzo del vino stappato? Lo pagammo 13 euro 4 anni fa, lโultima annata si trova online sui 16. Una cifra incredibilmente bassa considerata la qualitร nel bicchiere, ma piuttosto in linea con tanti ottimi vini bianchi campani proposti sullo scaffale a cifre simili. Per chi acquista รจ sicuramente unโopportunitร , non per chi produce. La questione ci suggerisce un paio di considerazioni. La prima ha a che fare con la singola realtร che non รจ riuscita a creare valore aggiunto a un lavoro artigianale di massima fattura, il secondo concerne il sistema Irpinia che negli anni non si รจ di certo distinto per un lavoro organico di promozione nazionale e internazionale. La terza ha che fare con noi giornalisti che no siamo riusciti a fare la differenza.
Di fatto oggi bere un Fiano di Avellino, un Greco di Tufo piuttosto che un bianco del Cilento non fa figo, non va di moda. Eppure di bianchi strepitosi alla prova del tempo, dopo 10-15 anni, ne abbiamo assaggiato davvero tanti in questi anni dalla regione. Discorso che possiamo tranquillamente allargare a Falanghine come a grandi espressioni della Costiera. Dโaltro canto, noi fighetti del vino piuttosto che stappare un grande Etna Bianco, un Soave o per lโappunto un Fiano collaudatissimo come il nostro (che non era nemmeno a metร del percorso) ci diamo un tono stappando nelle grandi occasioni la Borgogna bianca. Non fa niente se ormai per bere bene in zona bisogna andare oltre i 70 euro, non importa se il fenomeno del premox (invecchiamento precoce) sia molto piรน diffuso che altrove. La rabbia per bianchi spirati importanti si ferma davanti al fascino dellโetichetta, al suono del nome altisonante. Con buona pace della Campania felix.