La settimana di eventi, conferenze e visite in cantina di Vinifera Forum, si รจ chiusa con il weekend dedicato al Salone dei vini artigianali dellโarco alpino. Oltre 50 vignaioli provenienti da Trentino, Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli, Liguria, Austria e Slovenia, si sono dati appuntamento a Trento il 24 e 25 marzo, presentando in degustazione circa 200 etichette.
Un panorama insolito, con viticoltori provenienti da territori lontani, che condividono lโappartenenza geografica allโarco alpino e lโesperienza faticosa di coltivare la vite in montagna, in situazioni spesso molto difficili e poco remunerative. Una viticoltura artigianale fatta di passione e tanto lavoro, con vigne estreme, situate su ripidi pendii, arditi terrazzamenti, ad altitudini quasi impensabili e in condizioni limite per la sopravvivenza stessa della vite. Un evento che ha portato lโattenzione su una viticoltura spesso trascurata, che rappresenta certamente una piccola parte della produzione, ma รจ significativa da un punto di vista piรน generale di sostenibilitร ambientale, biodiversitร e conservazione delle antiche tradizioni agricole alpine. Una viticoltura che รจ anche cura del territorio, legame profondo con la sua storia, con le radici culturali di quelle terre e salvaguardia di un prezioso patrimonio di vitigni autoctoni, che si sono adattati nei secoli a microclimi difficili e molto particolari.
La montagna costringe necessariamente a puntare sulla qualitร , con un lavoro manuale insostituibile e non meccanizzabile, una presenza in vigna quotidiana e basse rese dovute a terreni poveri e rocciosi. Nascono cosรฌ vini insoliti, dai profili spesso severi e spigolosi, freschi e austeri, che ben esprimono nel calice le caratteristiche naturali delle zone di provenienza.
Lโambiente alpino e i vitigni PIWI
La viticoltura alpina รจ costituita da un mosaico di piccole parcelle strappate alla montagna, inserite in un paesaggio di pascoli, boschi, masi e piccoli paesi. ร una forma di coltivazione integrata allโambiente, che richiede anche un rispetto e unโattenzione particolare per la salvaguardia della natura. Una sensibilitร che ha portato i vignaioli alpini a sposare i principi dellโagricoltura biologica e biodinamica e che ora li sta conducendo allโintroduzione di vitigni PIWI (abbreviazione di Pilzwiderstandfรคhig) resistenti allโoidio e alla peronospora, per evitare o limitare al minimo anche lโutilizzo di zolfo e rame.
Molti vignaioli, accanto ai vini prodotti con i vitigni tradizionali del territorio, hanno presentato al Salone di Trento etichette PIWI realizzate con varietร resistenti, che richiedono al massimo 2 o 3 trattamenti allโanno. Un fenomeno in costante crescita, che รจ stato affrontato anche allโinterno delle iniziative collaterali al Salone, con una conferenza che ha visto la partecipazione di Silvano Clementi, produttore e ricercatore presso la fondazione Edmund Mach di San Michele allโAdige, Nicola Del Monte, presidente dellโAssociazione PIWI e Luca Paolazzi, in rappresentanza del Consorzio Vignaioli del Trentino.
Dagli ibridi ai vitigni resistenti
Le prime sperimentazioni legate alla creazione dโibridi risalgono a fine '800 quando in Europa si affacciarono la fillossera, lโoidio e la peronospora, che rischiarono di distruggere lโintero patrimonio vitato. Parallelamente alla ricerca sugli innesti di vitis vinifera su ceppi di vite americana,si sperimentarono anche ibridi con viti americane, che hanno dato origine ad alcune varietร come Clinton e Isabella, poco adatte perรฒ a produrre vini di qualitร . Negli ultimi decenni, la ricerca รจ continuata con nuovo impulso, cercando di creare ibridi con viti asiatiche o americane, frutto di un lungo lavoro di successivi incroci, per ottenere varietร con oltre il 90% del patrimonio genetico della vitis vinifera e il genoma resistente a oidio e peronospora. A oggi sono disponibili per la coltivazione diverse viti resistenti a bacca bianca:solaris, bronner, johanniter, helios, souvigner gris, muscaris (in corso di riconoscimento lโaromera) e le varietร a bacca rossa cabernet cortis, cabernet carbon, prior e regent. Tutti i relatori si sono dichiarati convinti che il futuro dei vitigni resistenti in montagna non sarร quello di sostituire i vitigni autoctoni, ma di affiancarli nelle situazioni piรน difficili, per andare nella direzione di una viticoltura piรน sostenibile a livello ambientale e verso la produzione di un vino genuino, sano e pulito.
L'alternativa green dei vitigni resistenti alla prova della degustazione
Oggi, infatti, la viticoltura occupa solo il 3% della superficie agricola, ma utilizza oltre il 65% dei prodotti fungicidi. I vitigni resistenti possono essere una risorsa in piรน a disposizione dei vigneron alpini, che hanno poca superficie coltivabile, terreni poveri, impervi, che richiedono molto lavoro manuale. Una situazione che potrebbe portare a un progressivo abbandono della viticoltura per mancanza di sostenibilitร economica. In questo particolare contesto, i vitigni resistenti offrono una valida alternativa, che necessita di poche cure, minori ore di lavoro e quindi minor costo per ettaro. Potrebbero giocare un ruolo importante per evitare lโabbandono della coltivazione della vite in montagna o per riportarla dove cโera nei secoli passati, alimentando un circolo virtuoso di cura del territorio, rispetto per la natura e produzione sostenibile. Ovviamente tutto passa dalla qualitร dei vini che si riescono ad ottenere dalle viti resistenti. Oggi non siamo al livello delle piรน conosciute varietร di vitis vinifera, tuttavia le due giornate di Trento hanno offerto la possibilitร di degustare molti vini PIWI e qualche buona etichetta lโabbiamo trovata.
Brut - Lieselehof
Un Metodo Ancestrale elaborato con souvignier gris in purezza, che regala note mature e intense di scorza dโagrume, pesca, frutta gialla, su sfumature di crosta di pane. Sapiditร e aciditร rendono il sorso fresco e piacevole.
Zero Infinito '17 -Pojer e Sandri
Un vino a impatto zero, che nasce dal desiderio di trasformare lโuva in vino senza trattamenti in vigna e con lโutilizzo di processi naturali in cantina. Un rifermentato col fondo fresco e sapido, dal frutto succoso con note di pesca bianca e mela.
Naramis '16 - Francesco Poli
Un blend di solaris (70%) e bronner (30%) per un bianco dal profilo leggermente aromatico, con aromi di frutta gialla matura, freschi sentori agrumati e buona persistenza finale.
Vino del Passo '16 - Lieselehof
Un solaris in purezza, che proviene da una vigna coltivata al passo della Mendola a 1250 metri dโaltitudine. Un bianco teso e vibrante, che si apre su freschi aromi citrini, lasciando poi spazio a note di frutta tropicale e a sfumature speziate.
Aromatta '16 - Villa Persani
Prodotto con il vitigno aromera, ancora in via di approvazione, รจ un vino aromaticamente ricco, morbido, con note di frutta esotica e sensazioni mielate, che trovano equilibrio nella componente fresca e salina.
a cura di Alessio Turazza