Fateci caso, se entrate in un ristorante a Roma o a Milano, a Bologna o a Torino. Scorrete la lista dei vini, spesso organizzata per regioni. Andate in fondo. Troverete la Puglia, a volte la Sardegna, sempre la Sicilia. Quasi mai la Calabria. Quasi mai il Molise. Lโabbiamo cercata a Milano, la Calabria, nelle carte di Verso (chef Mario e Remo Capitaneo), Giacomo, Langosteria, Mudec (Enrico Bartolini), Berton, Sadler, Armani, Trattoria del Nuovo Macello. E non lโabbiamo trovata. Si potrebbe andare avanti, ma non vi tediamo oltre. In generale, รจ un dato di fatto: i vini del sud fanno fatica a farsi largo nelle carte dei ristoranti che dedicano invece spazi enciclopedici a Piemonte, Veneto e Toscana.
Il caso del Montepulciano d'Abruzzo
Le regioni del Sud, purtroppo, vengono spesso sottovalutate, strapazzate, ignorate, talvolta persino derise. Siccome il valore di un prodotto, di un marchio, di una Regione, ha a che fare anche con lโimmaginario che scaturisce dalle narrazioni del cinema, della tv, della letteratura, non si puรฒ non ricordare la battuta di Christian De Sica, nel cinepanettone โNatale a tutti costiโ del 2022: โIl vino abruzzese? Una merdaโ. A parte la consueta raffinatezza, un disastro per il marketing abruzzese, tanto da sollevare lโindignazione persino di Lino Banfi, pugliese ma appassionato di Montepulciano. Ma cosa non va nel vino meridionale? Niente, perchรฉ naturalmente non esiste โil vino meridionaleโ. Ogni regione รจ profondamente diversa e ha centinaia di territori al suo interno che la rendono difficile da etichettare. Ci sono ragioni storiche, produttive e culturali che spiegano il ritardo di una parte del Meridione. Insieme al pregiudizio di ristoratori e consumatori, che talvolta preferiscono il peggiore dei Chianti al migliore dei Cirรฒ.
Il Sud, vigneto d'Italia
Diffidenze in parte comprensibili. Per decenni il Sud รจ stato il vigneto dโItalia, nel senso che รจ servito come serbatoio per una produzione di grandi volumi, a basso costo e bassa qualitร , da usare spesso come vini da taglio, per raggiungere i gradi necessari nelle regioni fredde del Nord. La Puglia รจ stata in prima linea in questa logica e ancora stenta a riprendersi. In Calabria - 16 milioni di bottiglie prodotte allโanno - cโรจ stata a lungo una produzione parcellizzata, locale, e solo alcuni grandi produttori, a partire da Librandi, hanno fatto uscire il vino locale dai confini regionali. Ma รจ restata unโidentitร confusa, con bisticci onomastici (gaglioppo e magliocco, mantonico e montonico, greco bianco e greco di Bianco), poche aziende di qualitร , scarsa collaborazione e un marketing primitivo.
La Cirรฒ Revolution
Eppure da una quindicina di anni qualcosa si muove. Il Cirรฒ sta sbancando, soprattutto con la โCirรฒ revolutionโ, dei giovani produttori naturali. Il vitigno principe, il Gaglioppo, รจ stato finalmente trattato a dovere. E il Cirรฒ non รจ piรน nรฉ quel vino โmagro e aciduloโ descritto da Mario Soldati, in โAl vino al vinoโ, nรฉ quel vino al contempo piacione e rustico che rischiava di non uscire vivo dagli anni โ80. Ora ci sono vini con Gaglioppo in purezza, con un tannino potente ma ben integrato, che spesso affinano solo in acciaio. E rosati splendidi, lontani anni luce dai provenzali o dai chiaretti: vini di grande personalitร , freschezza e mineralitร . Lo scorso anno il Cirรฒ ha ottenuto la Docg (manca solo il via libera europeo), un riconoscimento di qualitร relativo e spesso contestato, ma che ha una sua importanza nel mercato. A marzo, il collettivo della Cirรฒ Revolution (Cataldo Calabretta, โA Vita, Sergio Arcuri, Cote di Franze, Tenuta del Conte, Vigneti Vumbaca e altri) รจ sbarcato in uno dei wine club piรน antichi ed esclusivi del mondo, il 67 Pall Mall di Londra.
Modelli sbagliati per il Sud
Francesco De Franco (โA Vita) รจ tra i produttori piรน lucidi e lungimiranti: ยซร vero che siamo una regione minore, ma solo per la quantitร non per la qualitร . Produciamo lo 0,2 per cento del totale del vino italiano. E il nostro mercato interno รจ molto piccolo: in Calabria ci sono 1,8 milioni di abitanti, sparsi in 400 Comuniยป. Ma non รจ lโunico motivo del ritardo: ยซDiciamo che per anni abbiamo scimmiottato i modelli che funzionavano altrove, finendo per fare la brutta copia di qualcosโaltro. Negli anni 2000, il Cirรฒ ha cambiato disciplinare, ammettendo i vitigni internazionali, proprio quando si stava cominciando ad andare in unโaltra direzioneยป. E solo pochi grandi produttori, come Librandi, erano riusciti a fare un grande vino con vitigni internazionali: il Gravello, taglio bordolese e barrique, รจ stato per anni lโunica etichetta calabrese nelle carte. Riprende De Franco: ยซQuesta fase รจ ormai superata. Non ci vergogniamo piรน dei nostri vitigni autoctoni, anzi li stiamo valorizzando. Ma forse il pregiudizio che cโรจ ancora nei confronti delle nostre bottiglie, un poโ ce lo siamo cercatoยป.
Magliocco, il Pinot Nero calabrese
Eppure, molto altro si muove. La doc Terre di Cosenza (creata nel 2011) sta raggiungendo buoni risultati. ยซIl Magliocco โ dice Andrea Petrini, uno dei responsabili della manifestazione Beviamoci a Sud โ รจ un vino strepitoso, il Pinot Nero della Calabria, elegante e poco tannicoยป. Giuseppe Chiappetta ne produce uno, il Terre di Balbia: ยซIo ho puntato tutto sul Magliocco dolce, che ora รจ registrato, mentre prima si doveva scrivere Magliocco canino, che รจ un vitigno completamente diverso. Qui da noi cโerano i friulani di Venica&Venica, che avevano impiantato sangiovese e merlot, ma non avevano una cantina, quindi si portavano le uve al nord. Ora abbiamo rilevato lโazienda e puntiamo sul nostro vitigno autoctono piรน importante, che รจ il Magliocco. Peccato che il disciplinare preveda un minimo del 60 per cento, troppo poco. Noi lo usiamo in purezzaยป. E peccato che lo conoscano in pochi: ยซPerchรฉ la Calabria non comunica, siamo rimasti lโultima regione a non essere apprezzata. Serve valorizzare il brand Calabria, nel vino ma anche nel cibo. Non abbiamo solo la โndujaยป.
Un paradosso, visto che la Calabria un tempo si chiamava Enotria, ovvero terra del vino, e che qui lo producevano gli antichi popoli achei. Allโultimo Vinitaly si รจ molto parlato anche della doc Bivongi (tra le altre, Cantine Lavorata) della zona di Reggio Calabria (il rosso รจ fatto con gaglioppo, Greco nero, Nocera, Calabrese e Castiglione) e ora si รจ avviato lโiter per riconoscere la doc Costa degli Dei, nel Vibonese (tra le altre, Cantine Benvenuto e Casa Comerci).
Le altre โminoriโ
Naturalmente la Calabria non รจ lโunica Regione โminoreโ a essere trascurata, anche se ci sono zone del Sud che funzionano sempre. La Puglia cโรจ, soprattutto nelle carte piรน tradizionali, anche se sconta uno stile dominante che รจ superato, con vini troppo alcolici, morbidi e concentrati. E la Sicilia รจ presente, con un gruppo di aziende molto note, ma anche lโEtna, che รจ una potenza, e con doc emergenti, come Vittoria e la messinese Faro. E poi cโรจ la Sardegna, con un ricambio generazionale cominciato a Mamoiada e che sta cambiando i vini dellโisola. Ad arrancare, sono le altre โminoriโ (!). Non dovrebbe essere considerata tale la Campania, ma cโรจ ancora unโincredibile sottovalutazione di Fiano e Greco, tra i bianchi, e del Piedirosso, vino fresco, leggero, molto contemporaneo.
E poi cโรจ il Molise. O forse non cโรจ. Nonostante un vitigno autoctono formidabile, la Tintilia. Claudio Cipressi รจ stato il suo riscopritore: ยซQui, fino a 20 anni fa, cโerano poche cantine e, come in Puglia, cโerano molte vigne a merlot e sangiovese, che veniva poi spedito al Nord. Dal 2000 a oggi sono nate una ventina di cantine che producono la Tintilia e ora cโรจ anche il consorzioยป. Se uno si aspetta il solito vino rotondo, pesante, alcolico, si sbaglia: ยซLa Tintilia รจ un vitigno molto elegante, vellutato, leggero, fresco. Non sembra neanche del sud, almeno nellโimmagine che se ne ha ancora, cioรจ di vini molto corposi e pesanti nella beva. Sfido chiunque a fare una degustazione alla cieca con la Tintilia e con i vini di altre regioni blasonate e a vedere dovโรจ la vera qualitร ยป.