Ventotto vendemmie alle spalle e ancora tante sorprese: dalla prima edizione, nel 1988, a oggi la guida Vini d'Italia disegna, anno per anno, la mappa vitivinicola italiana, diventando un appuntamento imperdibile per gli addetti ai lavori e per gli appassionati in genere. Certo da quel lontano 1988 molte cose sono cambiate, le guide in circolazione sono sempre di più, così come le cantine, e i consumatori da neofiti son diventati dei veri esperti per questo sempre più esigenti. In questo quasi trentennio Vini d'Italia è stata testimone e “cronista” del cosiddetto Rinascimento del vino italiano e ha registrato fedelmente i rinnovamenti che dal vigneto alla cantina hanno caratterizzato la viniviticoltura dello Stivale. Così, nel tempo, la pubblicazione si è arricchita dei cosiddetti Bicchieri Verdi, riservati ai vini che lavorano in coltura biologica o biodinamica (quest'anno 80), ha introdotto il Premio alla Sostenibilità, e ha dato spazio ai vini più abbordabili per quel che riguarda il rapporto qualità prezzo: in enoteca a meno di 15 euro (quest'anno 108).
“Dalla prima edizione le aziende italiane sono cresciute in modo esponenziale” dice Marco Sabellico, curatore della Guida che ormai ne segue l'iter dal l991 “sia in numero sia nella qualità. Di conseguenza sono aumentati i premiati: e quest'anno possiamo annunciare senza timore di smentita che avremo la guida più ricca di sempre: 20 mila vini per 2402 produttori e 423 Tre Bicchieri (il massimo riconoscimento; ndr)” Troppi? “Il fatto è che noi in un anno assaggiamo 45 mila vini andandoli a scovare in ogni parte dello Stivale. In proporzione si tratta di un premio ogni cento: e assicuro che è una dura selezione”. Il lavoro della squadra vino, infatti, si snoda su tutto l'anno e conta sull'apporto di quasi 70 degustatori da tutte le Regioni d'Italia che assaggiano oltre 45 mila campioni rigorosamente alla cieca. Solo i 1500 vini che superano questa selezione sono ammessi alle cosiddette finali alla Città del gusto di Roma dove si decidono i Tre Bicchieri. Ma andiamo al 2015. Quali sono le tendenze da sottolineare? “Possiamo dire che questo sarà sicuramente ricordato come l'anno del Barolo, indiscussa star dell'edizione 2015” sintetizzaSabellico“In rapporto, ovviamente, all'ottima annata 2010 da cui sono usciti i migliori rossi piemontesi oggi in circolazione: gli stessi che, vista la loro longevità, possono restarci praticamente per i prossimi 20 anni”. Il Piemonte, infatti, con ben 79 vini premiati è la prima regione per Tre Bicchieri, di cui ben 32 Barolo (22 annata 2010), ma non sono da meno i Barbera e i Barbaresco. “Da qualche anno il Piemonte fa incetta di premi grazie alle sue grandi Doc e Docg” dice l'altro curatore della Guida, Gianni Fabrizio “Una considerazione che va fatta riguarda il circolo virtuoso che si è messo in moto in questa regione: la qualità negli anni ha portato dei guadagni notevoli sul territorio, guadagni che hanno stimolato i produttori a fare sempre meglio e a reinvestire in azienda. Di conseguenza la qualità continua a salire. È questo a mio avviso che caratterizza la viticoltura regionale, oltre che l'attaccamento alla terra di questi vigneron che in molto casi coltivano la loro terra da generazioni”. Non sorprenderà, quindi, che il miglior rosso dell'anno è da ricercarsi proprio qua: la Riserva Villero '07 di Vietti, interpretata magistralmente da Luca Currado e Mario Cordero. “Un vero capolavoro” commenta Fabrizio“uno dei vertici assoluti dell'eccellenza enologica piemontese e nazionale, squisito già oggi, migliorerà ancora per molti anni in bottiglia. Ci sono, poi, anche realtà che per la prima volta hanno ottenuto il nostro massimo riconoscimento, penso ad esempio a Cascina Fontana con il suo Barolo, ovviamente 2010 e Odilio Antoniotti con il Bramaterra, ancora una volta 2010”.
Al super-premiato Piemonte, segue la virtuosa Toscana con 73 massimi riconoscimenti, di cui 16 Chianti Classico, 10 Brunello e 6 Bolgheri. Territori storici che negli anni emergono sempre più dalla bottiglia, come ricorda la terza curatrice della Guida, Eleonora Guerini: “Piemonte e Toscana, lungi dall'essere in competizione tra di loro, sono da sempre le regioni sul podio per numero di premiati, ma sono anche molto diverse tra loro, così come ci insegna la storia. La Toscana si caratterizza per le ampie dimensioni delle sue aziende, infatti è una regione legata a un sistema latifondista in cui al produttore si affiancano tutte la altre figure indispensabili per i prodotto finale. Le aziende piemontesi, invece, hanno una dimensione più contenuta e familiare, in cui il titolare è quasi sempre colui che ha il contatto diretto con la terra. In generale, comunque, una delle tendenze condivise che è andata affermandosi negli anni, un po' dappertutto, è la maggiore territorialità che emerge dalla bottiglia, spostandosi da un prodotto più di cantina a un prodotto di maggiore equilibrio che cerca di ascoltare e raccontare il territorio da cui proviene. Il risultato è un vino meno omologato e più riconoscibile anche sui mercati esteri”. Ed è nelle terre toscane che ritroviamo la Cantina dell'anno 2015, Tenuta Sette Ponti di Castiglion Fibocchi (Arezzo) “È un premio che va un po' a tutte le aziende della famiglia Moretti (due in Toscana e due in Sicilia; nd.r.) perché nonostante le grandi dimensioni di cui sopra, ha saputo mantenere un approccio di autenticità col territorio e non ha mai rinunciato all'alta qualità tipica dell'artigiano”.
Ma non solo Piemonte e Toscana. Se ci si sposta sul fronte bianchi, grandi numeri e alta qualità vengono dalle Marche con il suo Verdicchio: 11 i Tre Bicchieri tra Jesi e Matelica, mentre la Campania risponde con i suoi Fiano di Avellino e le sue Falanghina. “In generale tutte le Regioni dimostrano di essere cresciute in questi anni” continua Sabellico “penso ad esempio al Lazio con due Frascati che portano a casa i Tre Bicchieri e una new entry assoluta che è un Biancolella Faro della Guardia 2013 dall'Isola di Ponza, dell'azienda Casale del Giglio”. In totale le cantine neo premiate son 47, a dimostrazione dell'attenzione riservata alle nuove realtà. “Tra le regioni in crescita” commenta Guerini “quelle che stanno portando e porteranno ancora belle scoperte sono la Puglia e la Campania. Non perché le altre siano da meno, ma magari - penso alla Sicilia - hanno già vissuto il loro boom negli anni scorsi e adesso stanno consolidando la loro posizione”. “Spostandoci più a Nord” continua Fabrizio “non smette di darci grosse soddisfazioni l'Alto Adige che con i suoi intensi profumi rimane fedele a sé stesso. Buone anche le performance di Liguria e Valle d'Aosta che cominciano a credere maggiormente nelle loro capacità e ad avere coscienza di propri mezzi, cosa che li sta portando sempre più a uscire dalle loro realtà locale e confrontarsi col mercato”.
a cura di Loredana Sottile
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 23 ottobre
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