Vi presento Roma Caput Vini

21 Nov 2011, 16:42 | a cura di

Il vino si diffuse in Europa con le legioni romane. Ma la coltura della vite fu permessa solo nel tardo Impero. E' una delle tante novità storiografiche del libro di Giovanni Negri. Che a Tre Bicchieri annuncia il sequel.

 

“La storia che gli italiani non sanno e che i francesi non vorranno sapere&r

dquo;. Diciamo la verità: la presentazione sulla quarta di copertina di Roma Caput Vini (Mondadori, pagg. 216, euro 18), il nuovo libro dello scrittore-viticoltore Giovanni Negri, è invitante.

 

 

Diciamo anche che Giovanni Negri, un passato di uomo politico e un presente di produttore vinicolo (nelle Langhe), dopo il successo del suo primo romanzo “Il Sangue di Montalcino”, ci ha preso gusto e con il suo ultimo libro, scritto a quattro mani con la moglie Elisabetta Petrini, racconta le radici romane della wine industry europea. Oggi è a Roma per la presentazione ufficiale del suo libro all'Hotel Rome Cavalieri Hilton, location molto amata e frequentata dal mondo enogastronomico. Qui lo ha intervistato Tre Bicchieri.

 

Italia-Francia. Una sfida enologica secolare. Che ne pensano i cugini d'Oltralpe delle rivelazioni che vengono fatte nel libro? 

Sarei curioso di saperlo anch'io. Ma in fondo mi limito solo a punzecchiarli un po' perché hanno un modo grottesco di ricostruire la storia di quella che chiamano civiltà gallo-romana. Io riconosco ai francesi quello che è loro, ma...

Diamo a Cesare quel che è di Cesare...

Esatto...tra l'altro è proprio Cesare una delle nostre fonti più autorevoli. E nel De Bello Gallico, dove di certo non risparmia descrizioni dettagliate del paese, del territorio, delle comunità, non cita mai la vite. Il vino di cui parla è solo quello portato fin là dai mercanti romani. Mi sembra significativo. I galli non coltivavano la vitis vinifera, che fu introdotta dai romani.

Quindi senza Roma, la grandeur enologica dei francesi oggi non esisterebbe?

Questo nessuno può dirlo. Ma di sicuro le cose sarebbero andate diversamente. La storia, ma soprattutto le ricerche scientifiche sul Dna condotte dal professor Attilio Scienza ci dicono che tutto partì da un unico vitigno, l'Unno. Piantato in tutta Europa diede vita ad almeno altri  78 vitigni che oggi conosciamo con nomi differenti. E a quanto pare a portare quel primo ceppo in giro per il mondo furono proprio i romani.

E perché lo avrebbero fatto?

Per un’intuizione geniale dell’imperatore Probo, che cancellò un precedente editto dell'imperatore Domiziano che vietava la coltivazione della vite fuori dall'Italia.

Una sorta di liberalizzazione dei mercati ante litteram?

Probo può essere paragonato, in qualche modo, al presidente americano Reagan e alla sua   politica liberista. Così  l'agricoltura diventa un modo per tenere  impegnati legionari e  barbari anche in tempo di pace e soprattutto serve a  far capire alle popolazioni sottomesse che la dominazione romana non è temporanea, ma duratura, come lo è la vite che ha bisogno  di tempi lunghi per maturare e produrre.

Ma, dopo l'imperatore Probo, i galli- pardon, i francesi – hanno fatto molti di più...

Sono stati dei geni: il vino non lo avranno creato, ma di sicuro  lo hanno saputo raccontare in tutto il mondo. E pensare che noi di storia enologica da raccontare ne avremmo... ben duemila anni. Eppure sappiamo parlare solo di tannini e antociani, e fregiarci di Doc e regionalismi. Invece oltre le Alpi esiste un sistema Francia che noi neanche ci sogniamo.

Ma allora quella Roma Caput Vini cos’è diventata oggi? Esiste ancora qualche Cesare o qualche Probo nella nostra politica?

Credo basti dire che oggi l’unico paragone col passato che potrebbe reggere è quello col  Basso Impero.

Forse allora è più facile trovare qualcosa di quel grande Impero Romano varcando l’Oceano…

Gli Stati Uniti sono una specie di Impero Romano. Le similitudini sono sorprendenti. Panem et Circenses ai tempi dei romani. Hollywood e CocaCola ai tempi dell'impero americano nel periodo della sua massima espansione dopo la seconda guerra mondiale.

Vino e coca-cola, non sarà un po’ azzardato come paragone?

Il paragone è solo nella forma, non nel contenuto. Vino e coca cola come icone di una civiltà. Romani e americani capirono che le due bevande andavano esportate e per farlo scelsero dei testimonial d’eccezione: i legionari e i marines. Trovo straordinario che il centurione  a  capo delle legioni romani guidasse la fila con un bastone di vite in mano, il vitis: quasi a dire “con la vite conquisto il territorio”. Un po’ come i marines con la CocaCola.

Legionari come marines, Reagan come l'imperatore Probo, cinesi come gli etruschi (grandi sofisticatori di vino): una ricostruzione storica molto seduttiva ma basata su fonti inoppugnabili. Ci sarà un sequel?

Eccome..anzi anticipo che uscirà a maggio per Einaudi. È un giallo misterico ambientato nel Medioevo in cui analizzo il  rapporto mistico tra vino e religione. Ma ne riparleremo tra qualche mese...

E per finire un consiglio enologico per assaporare

meglio Roma Caput Vini.

Direi che il miglior abbinamento sarebbe con uno dei vini che si originarono da quel primo vitigno, come Falanghina, Traminer, Barbaresco, e tanti altri ancora. Ma ad un francese consiglierei di abbinarci un bel Romanée-Conti … (ride) pensate che beffa già nel pronunciarne il nome!

 

di Loredana Sottile

21/11/2011

 

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