«Siamo diventati quello che siamo grazie a lui. Il Tignanello ci ha reso consapevoli delle nostre possibilità», esordisce Piero Antinori. «Ci ha tolto quel complesso d’inferiorità che avevamo da secoli per i vini francesi, lui e gli altri vini che hanno seguito l’esempio hanno contribuito al rinascimento del vino toscano e nazionale». L’occasione della visita alla Tenuta Tignanello a San Casciano in Val di Pesa è un anniversario importante: i 50 anni dalla prima uscita sul mercato del Tignanello che nasce nel 1971 “da settantaseimilaseicentoottantadue viti di antica vigna chiantigiana”, come recita ancora l’etichetta disegnata da Silvio Coppola.
Dietro la bottiglia
La prima rottura fu la scelta di uscire dal disciplinare del Chianti Classico, che imponeva l’utilizzo delle uve bianche nel blend. Si presentava come vino da tavola, ed era composto unicamente da sangiovese, con piccolo saldo di canaiolo; l’affinamento era in barrique, per 30 mesi, una grande novità per l’epoca. Il posizionamento era già alto, a un prezzo nettamente sopra la media dell’epoca per un Chianti Classico: 2.220 lire, circa il 300% in più della media della denominazione.
Dietro il progetto l’incontro decisivo tra Piero Antinori, l’enologo francese Èmile Peynaud e la visione di Giacomo Tachis; nel 1975 fu introdotto per la prima volta anche il cabernet, inizia la gloriosa stagione dei Supertuscan. Il blend di oggi recita 85% sangiovese, 10% cabernet sauvignon e 5% cabernet franc. Il vigneto si trova a circa 400 metri di quota su suoli ricchi di alberese e galestro. Nel 2021 sono stati acquisiti altri 20 ettari sulla collina; a febbraio 2024 è stato completato l'impianto dell'ultima parte, interamente terrazzato per ottimizzare le risorse idriche.
Il Tignanello: tra passato e presente
Difficile dire se il Tignanello ‘21 sia al vertice tra tutte le annate prodotte, ricordiamo bene un tris di vendemmie brillanti (1983, 1988, 2015), così come alcuni millesimi in tono minore (2003, 2012, 2017). Di sicuro, la 2021 farà parlare di sé per decenni e anche i riscontri dei nostri assaggi a Bolgheri o in Chianti Classico rafforzano le ottime impressioni. Un’annata di pienezza, maturità e complessità. La sensazione che deriva dalla verticale in assaggio è che se nel 1974 fu il Tignanello a dettare il modello, 50 anni dopo si sta ridefinendo sul gusto contemporaneo dettato da maggior velocità di bevuta e leggerezza.
Gli assaggi
96/100
Tignanello 2021
Ha un profilo regale: serio, composto, maturo. I profumi spaziano dalla ciliegia ferrovia alla noce moscata, dal cumino al ginepro. La bocca è un guanto, la qualità dei tannini è sublime, abbina polpa, struttura e acidità in un contesto di rara armonia. Ha tratti golosi e vellutati, il finale continuo e prolungato. Il punto di maturità è un incanto.
93/100
Tignanello 2020
Nel calice, i profumi di questo Tignanello devono ancora trovare una quadra: liquirizia, latte di mandorla, visciola. La bocca è un altro mondo, con un ampio ventaglio di fresche sensazioni balsamiche e spiccatamente floreali, di viola e sottobosco. Respiro chiantigiano nel suo tratto arioso e delicatamente terroso; il finale è secco e nervoso.
91/100
Tignanello 2013
Il colore di questo millesimo è il più scarico della batteria assaggiata. Il naso profuma di resine, aghi di pino e lamponi. Al palato non mostra grande ampiezza per via di un tannino leggermente asciugato e un finale di caffè in polvere, carruba e cacao. Finale caldo, succoso ma contratto in un legno ancora da assorbire pienamente.
95/100
Tignanello 2004
Un Tignanello che gioca sulle sue parti più dure. E lo fa con classe e ottima definizione aromatica. Il ciclo vegetativo è stato prolungato per la gelata di aprile che ha spostato di 20 giorni la raccolta. Profilo scuro di pepe nero, liquirizia e viola appassita. La bocca è molto compatta, con una carica tannica fitta ma ben estratta; finale severo, lungo e netto.
91/100
Tignanello 1997
Il registro olfattivo è ancora molto misurato, l’attacco quasi timido su sensazioni di ciliegia sotto spirito e cannella. La bocca è giovane e compressa, per un fraseggio gustativo intenso, ma non del tutto disteso. Il finale è leggermente amaro per un tannino da legno appena sovradimensionato rispetto alla carica del vino. Dalla sua ha altri 20 anni di vita.
96/100
Tignanello 1983
Si cambia registro. L’equilibrio qui è magistrale per un rosso completo che abbina ricchezza e continuità di beva con una classe innata. Profumi di nocciola, ribes e olive nere. La bocca è cremosa, piena, con una punta acidula tipica dei duroni (ciliegie di Vignola) a rilanciare la beva, ritmata da una sapidità incalzante. Finale lunghissimo e profondo.
90/100
Tignanello 1978
Intense sensazioni erbacee, cuoio, goudron e menta. La bocca è ossuta, scarna, giocata su un registro verticale ancora molto integro, fresco, con tannini leggermente verdi che tendono a serrare una bevuta comunque vitale ed energica. Finale di tè Lapsang, con una sensazione balsamica e fumé intensa e sfaccettata. Poca polpa e un carattere nervoso e saporito.