Con i lirici del VII e VI secolo a.C. il vino, con esso l’amore, diventa protagonista delle opere poetiche. È l’epoca del symposion. Termine che in greco significa “stare insieme”, riunirsi per il piacere di parlare di filosofia, politica, arte e scienza. E non mancavano occasioni di svago, con intermezzi di musiche, danze e canti e rime, in un contesto raffinatissimo. Qui le liriche a tema abbondano, noi abbiamo scelto queste: due di Alceo e due di Anacreonte.
Alceo
Nato a Mitilene, nell’isola di Lesbo, da nobile famiglia, Alceo (630-560 a. C. ) è uno dei più noti poeti di questo periodo, prese parte alle lotte politiche della sua città . Scrisse canti conviviali e canti rivoluzionari che lo costrinsero all’esilio.
Frammento
Beviamo. Perché aspettare le lucerne?Breve il tempo.
O amato fanciullo, prendi le grandi tazze variopinte
Perché il figlio di Zeus e di Sèmele
Diede agli uomini il vino
Per dimenticare i dolori.
Versa due parti di acqua e una di vino
E colma le tazze fino all’orlo:
E l’una segua subito l’altra.
Il dolce vino
Mesci dentro la tazza, o Melanippo, il vino:
mesci e beviamo: pensi, dopo il guado nerigno
del vorticoso Stige e della fonda gora,
pensi raggiante lume di rivedere ancora?
Sisifo che lo scettro aveva e molte molte
esperienze, credeva di sfuggire alla morte
non lo salvò l’astuzia e il destino lo torse:
lo Stige vorticoso egli solcò due volte.
Una tremenda pena lo affatica e lo muove,
sotto la negra terra: la condanna di Giove.
Beviamo il dolce vino, Melanippo, e l’oblio.
Anacreonte
Di Anacreonte (570-485 a.C.) ci restano circa centosessanta frammenti. Lo sfondo della sua poesia è costituito dal symposion che, alla corte dei tiranni greci dove visse per diversi anni, doveva avere caratteri di particolare raffinatezza, dei quali Anacreonte si servì per i suoi versi di genere amoroso se non addirittura erotico.
Con il bere annullo tutti i miei guai;
che importa se sono povero?
Quando bevo sono ricco come il ricco Creso.
Mi viene una gran voglia di cantare
mentre me ne sto sdraiato, coronato d’edera.
Ecco: sono padrone del mondo
e se tu vuoi, o soldato,
va pure alla guerra.
Quando sarai caduto, trafitto,
io sarò ubriaco, sì, ma ben più vivo di te.
Chiudiamo con un frammento che ben inquadra il suo “quieto vivere”:
Cenai con un piccolo pezzo di focaccia.
Ma bevvi avidamente un’anfora di vino;
ora l’amata cetra tocco con dolcezza
e canto amore alla mia tenera fanciulla.
a cura di Giuseppe Brandone
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