Versi di vini. I poeti minori del 1600. Volume 2

21 Mag 2016, 16:00 | a cura di

Due liriche pungenti contro la società e i suoi malanni che usano la metafora del vino per dare voce agli scontenti degli autori. Un meccanismo sempre valido, che nel '600 trova molti seguaci. Come un inedito Galileo Galilei, per una volta non scienziato, ma poeta e castigatore di cattivi costumi.

Ode al vino, sì, ma anche a quel che rappresenta: un contenuto di valore che non si cura che il contenitore sia semplice, un po' come per le persone che vestono abiti lussuosi ma poi rivelano un contenuto di poco conto. Il vino, nel '600 è anche la chiave per raccontare una società con tutti i suoi vizi e le cattive abitudini. Abbiamo due validi esempi.

 

Pier Salvetti

Toscano, Salvetti (1609 – 1652), fu molto caro ai suoi contemporanei per il suo gusto burlesco, misurato e disinteressato, e fu ricercatissimo in tutte le accademie del tempo per i suoi epigrammi. Nella raccolta Il Grillo, riportiamo l’inizio del Brindisi, una satira forte e pungente contro i tiranni e contro i Lanzichenecchi, simbolo degli oppressori qui ritratti ubriachi e senza dignità.

 

Oimè quasi per gli occhi

Escemi il vin, che pur mandai di sotto,

E non so adesso qual umor mi tocchi

di far da Lanzo cotto. (Lanzichenecco ubriaco)

Oh ‘i n’ho pur la gran voglia,

E me la vò cavare;

e chi non vuol sentir, se ne può andare.

Queste bone blanche vain (vino bianco)

Ciamarcomo? Malagine o Malagige? (Malvasia)

Ah nain, nain! Star pinsciacce fiorentine. (Pisciancio-vin dolce)

Sue trofar nome saputo,

Perché mai Lanzo fetuto?

Trinken, trine companie…

 

Galileo Galilei

Non parliamo certo del Galilei (1564 – 1642) lo scienziato, ma dell'autore del Capitolo contro il portar la toga, poemetto scritto durante la sua giovinezza contro l’ipocrisia delle convenzioni. Riportiamo l’ultima parte, che .

 

Che importa aver le vesti rotte o intere,

che gli uomini sien turchi o bergamaschi,

che se gli dia del tu o del messere?

La non istà ne’ rasi o ne’ dommaschi; (damaschi)

anzi vo’ dirti una mia fantasia,

che gli uomini son fatti com’i fiaschi.

Quanto tu vai la state all’osteria,

alle Bertucce, al Porco, a Sant’Andrea,

al Chiassolino o alla Malvagia,

guarda quei fiaschi, innanzi che tu beva

quel che v’è drento; io dico quel vin rosso,

che fa vergogna al greco e alla verdea:

tu gli vedrai che non han tanto addosso,

che ‘l ferravecchio ne dessi un quattrino;

mostran la carne nuda insino all’osso:

e poi son pien di sì eccellente vino,

che miracol non è se le brigate

gli dan del glorioso e del divino.

Gli altri, ch’han quelle veste delicate,

se tu gli tasti o son pieni di vento,

o di belletti o d’acque profumate,

o son fiascacci da pisciarvi drento!

 

a cura di Giuseppe Brandone

 

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