Basta con le fiere del vino che affamano i piccoli vignaioli artigiani. È questo il tenore di un comunicato diffuso dal gruppo Van a nome di 500 vignaioli, ma che secondo quanto apprende il Gambero Rosso si tratterebbe di un fake. «Noi Vignaioli Naturali Uniti, denunciamo una situazione sempre più insostenibile: in questo periodo di recessione economica, di economia di guerra, le fiere dei vini naturali si moltiplicano sempre di più, sono sempre più costose» si legge nell’incipit, con un tono che scomoda il preambolo della Carta delle Nazioni Unite (“We The Peoples of the United Nations”). Il comunicato denuncia con una retorica fiammeggiante che «il costo delle fiere viene scaricato completamente sulle spalle dei vignaioli in un ambito di economia di rapina».
Il comunicato non è dei Van
Ma c’è un giallo nel giallo. Il protagonista di questa confusa storia sarebbe Emilio Falcione, l’ex tesoriere, ex socio e consigliere dei Van che, come raccontato da Gambero Rosso, a un certo punto abbandona l'associazione in polemica con tutto il resto del gruppo dirigente. Tuttavia, a dispetto delle dimissioni da tutte le cariche, continua a detenere le credenziali del sito web e della pagina Facebook. Inutili le diffide dell’associazione legittima: Falcione non restituisce le password e i Vignaioli Artigiani Naturali sono costretti a rifare tutto daccapo. Trovandosi anche di fronte a comunicazioni che non vengono da loro.
«Noi non c’entriamo niente con questo soggetto che dice di rappresentare i vignaioli naturali”, chiarisce al Gambero Rosso Mariangela Parrilla, vignaiola calabrese e presidente dei Vignaioli Artigiani Naturali. “Lui vanta l’adesione al comunicato di 500 vignaioli, ma chi li conosce? Io so elencare i nostri soci da Nord a Sud. Viceversa, i soci del Gruppo Van non si trovano da nessuna parte. Ancora una volta si gioca sull’ambiguità. L’autore di questo comunicato usa diverse identità per creare confusione nel nostro mondo».
«Il nostro vecchio sito usato da Falcione come Gruppo Van in realtà porta il codice fiscale dell’associazione Lu Barzu, ma i soci sono zero» continua Parrilla «E tutti i proventi degli eventi delle fiere finivano sul conto corrente di Lu Barzu che controllava soltanto lui. Motivo per cui diventava necessario chiarire e distinguere».
Falcione chiede un prezzo politico per partecipare alle fiere
Falcione, dunque, dopo aver annunciato la fine dei Vignaioli Artigiani Naturali ha colpito di nuovo, questa volta nella versione “Maduro del Vino Naturale” in rivolta contro il capitalismo oppressivo degli organizzatori di fiere. La sua richiesta alle fiere è di un vero e proprio prezzo ‘politico’ per gli eventi dei vignaioli naturali: «Il costo di adesione non superi i 150 euro per le fiere nazionali aperte al pubblico e 400 euro per le fiere con ambizioni internazionali aperte solo ai professionisti” si legge nel testo «venga versato in due rate uguali di cui la prima non prima di 30 giorni e la seconda non prima di tre giorni dall’evento».
Quindi si attaccano gli organizzatori “improvvisati” che «fanno profitti con pochi giorni di lavoro alle spalle dei viticultori». In un climax da rivolta del pueblo unido oppresso, gli oppressori - cioè gli organizzatori di fiere - vengono dipinti come dei subdoli perché «per far digerire la pillola, e non sembrare quegli avidi speculatori quali sono, in queste fiere i vini ed i vignaioli vengono definiti nei modi più trasgressivi e accattivanti possibile, per nascondere il fatto che i produttori sono solo le vittime di questo sistema infernale!».
Ma, nel nome dei principi di “equità e giustizia”, il Gruppo Van (o quel che è) che firma il testo si spinge molto più in là, con la pretesa di dettare agli imprenditori fieristici le regole di gestione dell’impresa: «In un sistema sano, le spese di organizzazione di una fiera, dovrebbero essere coperte per il 50% dalle quote dei vignaioli espositori e per l’altro 50% anticipati dagli organizzatori, che poi lo recupereranno dagli utili derivanti dalla vendita dei biglietti (ed eventuali utili derivanti da sponsorizzazioni). In una situazione corretta, l’imprenditore dovrebbe anticipare il 50% dei costi (rischio di impresa) ed ottenere un utile pari al 50% della vendita dei biglietti (utile d’impresa)».
Richieste che lasciano allibiti coloro che lavorano nel mondo del vino e ne conoscono le dinamiche. E fanno sospettare che qualche eccesso di volatile possa aver fatto volare un po’ troppo i redattori del testo.
La presidente dei Van Parrilla difende le fiere
Secondo la presidente dei Vignaioli Artigiani Naturali Parrilla, la richiesta di Falcione «è dittatoriale. Noi sappiamo bene che le fiere hanno dei costi: l’ufficio stampa, la grafica, i materiali da stampare, le consulenze del commercialista e via elencando. Chi organizza le fiere non lo fa per fare un piacere ai vignaioli ma svolge un’attività imprenditoriale. Ed è giusto che sia così. Ci sono eventi che costano decine di migliaia di euro e poi chi fa le fiere paga le tasse».
Come giudicare dunque le pretese del comunicato di Falcione? «Lui è alla ricerca di un facile consenso e vuole approfittare del punto debole di molti vignaioli che a volte non hanno risorse sufficienti per partecipare agli eventi. La verità è che non ci sono fiere che costano meno di 400 euro, ma non è che siamo obbligati a farle tutte. Il suo scopo è proprio quello di creare confusione ai danni dell’associazione Van. Possono esserci vignaioli che possono cadere nella sua trappola, ma ormai è famigerato quindi la maggior parte dei nostri soci non si lascia più ingannare». Occhio, insomma, quando si parla di vignaioli artigiani naturali: diffidate delle imitazioni.