Oltre il 25% della superficie regionale dell'Umbria si trova sopra i 600 metri sul livello del mare. Una condizione che porta questa regione del centro Italia ad adattarsi bene ai nuovi scenari climatici e produttivi collegati al vino. Nasce sulla base di questi presupposti Spumantistica Eugubina (Spum.E), il progetto di valutazione della sostenibilitร ambientale, economica e sociale della produzione di basi spumante sulla fascia appenninica Eugubino Gualdese, finanziato con fondi Psr regionali, che ha coinvolto il dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell'Universitร di Milano, assieme alle cantine Semonte e Arnaldo Caprai, col contributo della societร di consulenza Leaf. Condizioni climatiche favorevoli, come la frequenza ridotta di eccessi termici, favoriscono una maturazione ideale delle uve. Pertanto, nei due anni di sperimentazione, l'analisi sensoriale sui vini ha confermato la forte potenzialitร dellโarea per la produzione di basi spumante.
Il vigneto sperimentale di 6 ettari
Gli studi di Spum.E sono partiti dal vigneto sperimentale di 6 ettari impiantato tra 2017 e 2019 a chardonnay e pinot nero (vitigni ideali per la spumantizzazione con metodo classico), in localitร San Marco di Gubbio, dallโazienda agricola Semonte (famiglia Colaiacovo), a una quota tra 750 e 850 metri di altitudine, su terreni abbandonati che, in passato, erano stati utilizzati come seminativo e poi come pascoli. Gli studi, condotti per due anni dai ricercatori, secondo i risultati presentati a Gubbio lunedรฌ 30 settembre, hanno rilevato come la qualitร delle uve sia ottimale e migliore rispetto a quelle allevate a bassa quota. La vendemmia รจ piรน tardiva rispetto alla pianura e anche le necessitร idriche sono decisamente inferiori.
Verso un distretto umbro della spumantizzazione
Secondo l'Universitร di Milano, i dati emersi dalla ricerca per il progetto Spum.E potrebbero stimolare la nascita di un vero e proprio distretto della spumantizzazione in Umbria, oltre che essere da esempio virtuoso per altri territori montani italiani. ยซLโ11,3 per cento della superficie agricola utilizzata in Umbria, con buona idoneitร alla coltura della vite, si trova in montagna, in aree risultate fragili dal punto di vista socio-economico e in cui nuovi investimenti potrebbero dare nuova linfa allโeconomia ruraleยป, ha spiegato Chiara Mazzocchi, professore associato in Economia agraria dellโUniversitร di Milano. Se, poi, si considerano le aree che, dal punto di vista climatico, idrologico e pedologico sono risultate ad alta idoneitร alla coltura della vite, la quota che si trova in montagna sale a piรน del 20% del totale. Si puรฒ ipotizzare una ยซmaggiore idoneitร di queste aree alla coltura di quei vitigni che necessitano di particolari condizioni per produrre uve adatte alla spumantizzazione. Ci potrebbe essere - ha sottolineato Mazzocchi - una doppia valorizzazione delle aree montane appenniniche: quella economica e quella socialeยป.
La mappatura dei Comuni
La ricerca ha portato a una mappatura dei Comuni (basata su parametri come stress termico, evapo-traspirazione, gelate tardive, indice di Winkler) che ospitano le aree piรน adatte alla coltivazione della vite, integrata da un indicatore di fragilitร socio-economica dei Comuni stessi, mettendo in evidenza quali zone sarebbero piรน interessanti per eventuali investimenti. Lo studio ha dimostrato, con costanti monitoraggi, come i vigneti in quota abbiano registrato il -40% di eventi infettivi di peronospora e odio rispetto al vigneto a quote piรน basse per il pinot nero e -60% per lo chardonnay. I nuovi ambienti, quindi, sarebbero piรน semplici da gestire dal punto di vista fitosanitario. Dai sei ettari di vigneto sono giร stati messi in bottiglia degli spumanti metodo classico che debutteranno a Vinitaly 2025, sia per lโazienda Semonte sia per la cantina Arnaldo Caprai.
L'appennino eugubino come Bordeaux e Alsazia
Da una primaria caratterizzazione viticola degli areali, i siti in quota sullโAppennino eugubino avrebbero risorse termiche stagionali tipiche di zone produttive di vini bianchi e vini spumante di qualitร . Applicando l'indice bioclimatico di Winkler (sommatoria delle temperature giornaliere al di sopra delle quali la vite ha unโattivitร vegeto-produttiva), il vigneto sperimentale rientrerebbe nellโareale viticolo di Tipo II, simile a quelli di ambienti freddi come Bordeaux e Alsazia. Le zone di pianura dellโareale viticolo perugino, invece, sarebbero di Tipo IV: clima caldo e piรน adatto a varietร come Alicante, Malvasia, Grenache o Sangiovese per la produzione di vini da invecchiamento. Come ha notato Gabriele Cola (dipartimento di Scienze agrarie dell' Universitร di Milano), i cambiamenti climatici possono essere visti anche come una ยซgrande opportunitร per le produzioni viticole nelle aree di montagnaยป.
Appennini da rivitalizzare
ยซCredo che Spum.E sia un progetto molto utile per il nostro territorio, perchรฉ i nostri Appennini devono tornare a rivivereยป, ha dichiarato la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei. ยซL'ambizione di Spum.E รจ anche creare reti dโimpresa che vadano a sopperire alle piccole dimensioni delle aziende agricole. Le dimensioni ridotte, infatti, non sono piรน sostenibili in viticolturaยป, ha sottolineato Marco Caprai (Arnaldo Caprai).ย Per Giovanni Colaiacovo (azienda Semonte) il recupero delle zone montane abbandonate grazie allโidea di una produzione spumantistica di alta qualitร ยซpuรฒ essere una grande opportunitร per i giovani, per restare nella nostra terra e trovare nuove vie di redditivitร soddisfacenti e sostenibiliยป.
I limiti del progetto
Tra le criticitร individuate all'affermazione di un distretto spumantistico umbro ci sono sia il costante spopolamento dei territori sia la polverizzazione fondiaria. Le imprese, secondo lo studio dell'Universitร di Milano, hanno difficoltร a reperire terreni vitati o vitabili, perchรฉ spesso sono posseduti 'pro indiviso' da proprietari numerosi e disinteressati a qualsiasi recupero. Ecco che diventa auspicabile, secondoย un provvedimento per agevolare la ricomposizione fondiaria, necessario non solo per il sostegno alla viticoltura ma in generale per lโintera agricoltura di montagna. Infine, ci sono anche le difficoltร legate allโabolizione della compravendita dei diritti di reimpianto e la necessitร , anche in questโottica, di provvedimenti agevolativi per la vitivinicoltura montana.