Ugo Nespolo firma il nuovo percorso artistico di Michele Chiarlo nel cuore del Barolo

10 Ott 2024, 14:55 | a cura di
Aperto tutto l'anno al pubblico, Cannubi path è concepito come un museo tra i filari del cru più antico d'Italia

Cannubi è una delle più celebri menzioni geografiche del Barolo. La prima bottiglia che porta il nome di questa richiestissima perla delle Langhe risale addirittura al 1752. E per celebrare questa collina, rendendola fruibile ai visitatori per tutto l'anno, l'azienda Michele Chiarlo ha appena inaugurato un nuovo percorso artistico tra le vigne. Si chiama Cannubi path, è stato realizzato dal maestro Ugo Nespolo ed è dedicato a Michele Chiarlo.

Un'esperienza multisensoriale e artistica

Il percorso sarà visitabile liberamente ed è aperto al pubblico tutto l’anno, con l'eccezione dei giorni di vendemmia. L'iniziativa costituisce una occasione per rendere la collina dei Cannubi un patrimonio ancora più condiviso e condivisibile, un omaggio alla sua storicità e al suo valore. «Il percorso è dedicato a nostro padre Michele - afferma Stefano Chiarlo, enologo e co-titolare dell'azienda - e il progetto invita tutti a immergersi nella cultura e nella passione che queste viti rappresentano». Un passo avanti, quindi, anche nel concetto di enoturismo, dal momento che le grandi vigne, che siano di Barolo, di Barbaresco o di Nizza, come ha spiegato lo stesso Alberto Chiarlo, direttore marketing e co-titolare della cantina, non devono «produrre solo grandi vini ma devono accogliere le persone ed essere condivise con loro». Il percorso artistico di Cannubi prende ispirazione dall’Art Park La Court, un museo a cielo aperto in vigna che la famiglia Chiarlo ha costruito a Castelnuovo Calcea. Il Cannubi path si sviluppa tra i filari del cru più antico d'Italia e vuole essere un omaggio alla collina, un’esperienza multisensoriale e artistica. Lungo il percorso, tra i filari, il visitatore incontra installazioni e nel ciabot (il capanno) ha la possibilità di immergersi nell'essenza del paesaggio e nella passione di chi lo coltiva.

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