già un fenomeno. Poi trovammo un programma Ue che incentivava il turismo del vino nei Paesi ancora all’anno zero: noi, Spagna, Portogallo. Studiammo i francesi. E capimmo il gap: anni luce...
Donatella Cinelli Colombini
Cosa è cambiato da allora? Il gap s'è ridotto?
Sarebbe ingeneroso dir di no. Siamo passati da 25 a 12.000 cantine aperte al pubblico durante l’anno. E il fatturato è salito da 200 mila a 4 miliardi di euro. Ma, più importante ancora, oggi non c'è più chi non sia consapevole della forza dell’agroalimentare come offerta turistica.
Cosa è stato realizzato e quali e quante occasioni sono state perdute?
Della rete (pur non ancora ottimale a mio avviso) agrituristica esplosa negli anni e del fatturato (che potrebbe crescere ancora) ho già detto. Oggi le cantine nascono su progetti gia? orientati all’accoglienza turistica; è la norma non solo dei top. Le agenzie si sono accorte che offrire un’Italia solo città, musei e palazzi diventa alla fine nobilmente alienante. Mezza giornata di pit-stop fuori centro urbano, con agro-soste magari anche di target non siderale, ormai è ricetta acquisita. Poi però c’è il rovescio della medaglia...
E cioè?
In Toscana sul fronte di cui parliamo opera Toscana Promozione: budget annuo 8 milioni, 5 dei quali per mantenere la struttura... Ma si può? Il primo punto da ristabilire è che il turismo (come la comunicazione, e spesso le cose si mischiano) non è uno sport da dilettanti. E poi c’è la promozione introversa, quella che il politico alimenta con soldi pubblici per promuovere non il territorio nel mondo, ma se stesso sul territorio. Con effetti quasi comici, se non fosse per i costi. Vedi le Strade del Vino. Follia. Da noi, 140-150. In Francia 14, negli Usa zero. In Spagna 21, in Sudafrica 15... Una legge economica di base dice che l’eccesso cronico di offerta deprime consumi e risultati. Specie poi se la gestione ordinaria di questo elefante zoppo si regge su uffici turistici in buona parte chiusi di domenica. Vogliamo dirlo che sono stipendifici senza respiro?
A fronte di tutto questo quali sono i punti dell’Agenda Cinelli Colombini?
Primo? Un reale sistema nazionale di accessibilità, basato su sistemi informatici funzionanti, veri, che dicano come arrivi, cosa trovi, quanto costa. Se non hai un pacchetto complessivo nazionale, come fai a fare contratti con i big tipo Lufthansa o Hertz? In Sudafrica (ed evito di dire Francia) se affitti un’auto hai le (15, non 150) strade del vin\o in automatico. Da noi se apri Italia.it, il famoso portale dell’umorismo (soldi a parte), e cerchi “vino”, ti rimanda al sito Federdoc...
Governo e ministeri futuri. A chi le competenze? Da gestire come?
Con una regìa nazionale. Indispensabile. Che sia Turismo, e non sprechi. Che usi gente competente e motivata. Questo passa per un tema di governo nodale: la riforma dell’alta burocrazia, di dirigenti che ritengono di poter far tutto, rispondendone a nessuno e abbassandone il livello al loro (molto basso) guadagnando però sui 180 mila euro l’anno. O cambia, o siamo bloccati. Poi sì che si potrà puntare sul marketing; la tecnologia; l’offerta complessiva; la trasparenza. Una piattaforma elettronica per tutti, che conglobi l’accomodation in un’unica scatola. Griglie standard di qualità per l’accoglienza, con punteggi misurabili su risultati, formazione e crescita. Tutte cose possibili con investimenti bassi. La macchina pubblica, ripeto, ha tutto già dentro. Basta scegliere bene, premiare chi merita, fermare i califfi.
a cura di Antonio Paolini
12/02/2013
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale "Tre Bicchieri" del 7 febbraio. Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. E' gratis, basta cliccare qui