dovuto fare i conti con le piogge ottobrine.
E pensare che le nostre impressioni si erano basate finora fondamentalmente sulle versioni “annata”: il quadro si completa in questo periodo con l’uscita di cru e selezioni, per fortuna sempre più numerose, confermando e se possibile rafforzando ulteriormente l’idea di un millesimo veramente speciale per la Campania in bianco.
Tra i 2010 “ritardatari”, eccone tre che si propongono come autorevoli candidati nel figurare tra le migliori riuscite dell’annata, oltre che nelle rispettive storie aziendali. Tre bianchi irpini da mettere subito alla prova nelle prime giornate calde, preferibilmente a tavola, ma anche da sistemare senza pensieri nelle zone meno accessibili delle vostre cantine. Poiché prospettive decennali sono il minimo che ci si può attendere da questi piccoli grandi fuoriclasse, ben conosciuti da appassionati e addetti ai lavori, che non smettono tuttavia di stupire.
Antoine Gaita
Fiano di Avellino Vigna della Congregazione ’10 – Villa Diamante
Abbiamo spesso scherzato in passato su una specie di sortilegio che marca i caratteri del fiano di Antoine Gaita e Diamante Renna nelle annate pari e dispari. E scherzando scherzando ci ritroviamo davanti ad un Vigna della Congregazione 2010 a dir poco promettente, con un’espressività molto vicina a quella di versioni universalmente amate come 2008, 2006, 2004, 2002. In questa fase il naso concede poco, come è normale che sia, eppure già si fa riconoscere l’inconfondibile carattere del cru di Montefredane attraverso la pietra focaia, la castagna spellata, il frutto giallo croccante. Dietro le quinte attendono di prendere possesso del palcoscenico i timbri balsamici di clorofilla e i tratti agrumati: più mapo che lime, ci sembra questa volta, tanto per giocare con i riconoscimenti. Chiara testimonianza di gioventù anche dal sorso, salato, potente, completo: viene voglia di mettersi in macchina bottiglie al seguito per andare a sfidare qualche bravo bianchista d’oltralpe. Perché davvero qui c’è un passo francese abbinato ad una spalla mediterranea e ad un nerbo appenninico. Si è capito che ci piace parecchio?
Prezzo in enoteca: intorno ai 15,00 euro
Ciro Picariello al centro della foto
Fiano di Avellino ’10 – Ciro Picariello
Nonostante sia appena la settima vendemmia presentata sul mercato, Ciro e Rita Picariello sono già percepiti come dei veri e propri punti fermi della denominazione. La versione 2010 conferma tutta la forza di uno stile chiaro, in perfetta sintonia con le parole d’ordine di oggi e con le virtù complementari di due grand cru come Summonte e Montefredane. Ci sembra di scorgere più di un punto di contatto con la trascinante 2008, rispetto alla quale (riferendoci alla stessa fase di assaggio) è però sicuramente più indietro. Al naso, innanzitutto, ancora chiuso su toni primari di mela e semi di limone, ma anche al palato, dove si fa sentire una salinità più tagliente e meno integrata del “gemello”. Un’interpretazione di fiano quasi “collestefanesca”, per capirci, che col tempo riuscirà probabilmente a mettere d’accordo i tanti fan di questa bella realtà irpina, e non solo. Perché la struttura c’è, eccome, ma avrà bisogno di bottiglia per svelare la sua identità di “falso magro”.
Prezzo in enoteca: poco sopra i 10,00 euro
www.ciropicariello.com/
Sandro Lonardo
Greco Musc’ ’10 – Contrade di Taurasi
Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Fino a un certo punto, però. Perché è vero che in questi anni non siamo sempre riusciti a sintonizzarsi a pieno con l’unico bianco della famiglia Lonardo, come avrebbe meritato. Ma è altrettanto vero che l’équipe di Contrade di Taurasi ha più volte cambiato in corsa approccio stilistico per far parlare questa autentica rarità vitienologica, prodotta da starsete centenarie di roviello in area a docg Taurasi. E comunque questo 2010 ci sembra mettere in fila tutte le versioni di Greco Musc’ uscite dal 2004. E’ un vino semplicemente elettrizzante per nitidezza e spontaneità: i soliti tocchi affumicati arriveranno ma per ora godiamoci tutta la primavera di agrumi, kumquat, uva spina, scoglio, preludio di un sorso arioso eppure denso di energia salina. Ecco uno di quei casi in cui il cliché “naturalezza espressiva” è ben speso, ecco un bianco irpino veramente “diverso” che riporta continuamente ad alcune delle più affascinanti espressioni degli chenin di Loira.
Prezzo in enoteca: intorno ai 15,00 euro
www.contradeditaurasi.it/
Paolo De Cristofaro
18/04/2012