A Serra de' Conti il verdicchio è ovunque, nei filari che rigano il panorama, nella storia agricola, nel cuore e nel futuro delle aziende che qui operano. Una di queste è Podere Mattioli, oggi nelle sapienti mani dei fratelli Giordano e Giacomo, che una decina di anni fa hanno deciso di cambiar rotta rispetto al padre Argilio, diventando produttori di vino. Giacomo ci racconta tutta la storia.
Inquadriamo a fondo l'azienda: voi Mattioli siete due fratelli, come avete ripartito i diversi ruoli?
Mio fratello (Giordano, ndr) è agrotecnico e si occupa dei vigneti, a oggi abbiamo 6 ettari e mezzo di terreni, mentre io sono enologo e sto in cantina.
Conciliare i rispettivi ruoli è difficile?
Se ognuno si occupa del proprio ruolo, no! Al di là delle battute, i nostri ruoli coesistono tranquillamente e nella fase di vendemmia si fondono per dare il massimo risultato.
La vostra cantina è recentissima eppure le foto alle pareti e l'età de vigneti parla di una storia cinquantennale. Ce la narrate?
Tutto è iniziato con nostro nonno Armando che fino agli anni '60 aveva dei vigneti e una cantina dove produceva vino per la famiglia (erano in diciassette!) e i vicini. Dopodiché nostro padre Argilio ha acquisito l'azienda focalizzandosi sulla parte agricola, allargando la produzione anche ai cereali.
In questo periodo vostro padre vendeva la propria uva ad altre aziende, fino a che non avete deciso di compiere il gran passo: diventare produttori. Cosa vi ha spinto, nel 2006, a prendere questa decisione?
Volevamo valorizzare i nostri vigneti, poi era un periodo storico in cui non aveva più senso vendere le uve e basta.
Come l'ha presa vostro padre?
Bene. Certo, ogni tanto era scettico su alcune nostre scelte, come quella di reimpiantare il verdicchio in una zona per lui anomala, perché molto alta e su di un terreno prevalentemente sabbioso.
Qual era il motivo di questo scetticismo?
Un punto di vista completamente diverso: lui era orientato alla quantità, noi fin dall'inizio ci siamo posti come obiettivo la qualità.
Parola d'ordine: qualità. Che vi ha spinto a puntare fin da subito sul biologico.
È stata una scelta logica, essendo a trecento metri sul livello del mare e in una zona ventilata, non c'era bisogno di trattamenti chimici.
Poi c'è stata la costruzione di una moderna cantina completamente immersa nei vigneti.
Ha rappresentato il naturale completamento di un progetto finalizzato a preservare ed esaltare il valore delle uve che possono essere così lavorate a pochi minuti dalla loro raccolta. Partire dalla terra per arrivare al grappolo d’uva ci permette di produrre vini di qualità con una forte connotazione territoriale.
Qual è il segreto del Classico Superiore Ylice, con il quale vi siete aggiudicati i Tre Bicchieri?
Abbiamo la fortuna di conciliare i pregi dei vini delle due sponde del fiume Esino. Il nostro Classico Superiore Ylice ha infatti l'eleganza e l'aromaticità dei vini della sponda sinistra e la freschezza di quelli della sponda destra. Poi, per enfatizzare queste caratteristiche, facciamo una raccolta precoce (anche perché nel terreno sabbioso l'uva matura prima).
Quali sono le differenze sostanziali tra i due vini di punta (Ylice e Lauro)?
Rispetto all'Ylice, le uve del Lauro sono in un terreno argilloso ed esposto ad ovest, quindi maturano una ventina di giorni dopo, il che si rispecchia nel grado alcolico e nell'acidità del vino.
Abbiamo avuto saggio della vostra buona mano anche come spumantisti. Vi sono novità in serbo per il futuro?
Al di là delle sperimentazioni in cantina, non andremo a incrementare la produzione, che ad oggi si aggira sulle 2mila bottiglie, tutte Metodo Classico 50 mesi sui lieviti e a dosaggio zero.
Non è stata una vostra invenzione.
Esatto, nella cantina di nostro nonno abbiamo trovate delle bottiglie chiuse con tappo a corona e contenenti del vino frizzante, evidentemente anche lui aveva fatto delle prove.
Si fa un gran parlare di Verdicchio; probabilmente è il bianco italiano che riscuote più consensi tra la critica. Tutto questo successo si ripercuote effettivamente sulle vendite? Come è cambiato il consumo di Verdicchio nel tempo?
La nostra prima annata di produzione risale al 2010, dunque non abbiamo uno storico, però, è un dato certo che sempre più produttori di Verdicchio stiano valorizzando il vitigno.
Una valorizzazione che è stata apprezzata dai consumatori.
Ultimamente stiamo ricevendo sempre più richieste da parte di distributori nazionali.
Cosa succede sui mercati esteri?
Siamo presenti in Belgio, Olanda, Svizzera, Francia e America, ma il nostro principale mercato rimane l'Italia.
Poderi Mattioli - Serra De' conti (AN) - 0731 878676 - poderimattioli.it
a cura di Annalisa Zordan