Nel nostro percorso tra le aziende che hanno ricevuto i Tre Bicchieri per la prima volta nella guida Vini d'Italia di Gambero Rosso oggi incontriamo Nicola Biasi, il volto (e l’enologo) del progetto Resistenti che ruota intorno a tre cardini: sostenibilità, qualità e, appunto, vitigni resistenti, i cosiddetti Piwi. Un approccio che non guarda soltanto al mercato odierno, ma accende una luce anche sui cambiamenti climatici, proponendo nuove strategie.
Un progetto a tutela dell'ambiente
Il marchio Resistenti–Nicola Biasi riunisce sotto la guida dell’omonimo enologo una rete di imprese di diversi territori, dal Friuli al Veneto, passando per il Trentino. L’obiettivo è quello di unire l'attenzione alla sostenibilità alla produzione di vini di qualità utilizzando la coltivazione di vitigni resistenti, i cosiddetti Piwi. “Il progetto nasce alla fine del 2021” racconta Nicola; “insieme alle aziende dove sono consulente enologo, volevamo dimostrare che si potevano produrre ottimi vini che rispecchiano il territorio e fare una vera sostenibilità che va oltre il semplice concetto di bio. Di recente, insieme a ClimatePartner, abbiamo analizzato i dati dell’azienda Albafiorita (Latisana, UD) e abbiamo riscontrato un abbattimento del 39% di carbonio”.
I vitigni resistenti tra Italia e Germania
Più che una semplice sperimentazione, l’uso dei vitigni resistenti per Nicola Biasi riguarda il futuro della viticoltura. “Non voglio dire che a Montalcino si toglierà il sangiovese, perché è importante mantenere le tradizioni, ma - con il cambiamento climatico - o spostiamo i vigneti sempre più in alto o cambiamo vitigno. I vitigni resistenti sono molto funzionali oggi poiché rispettosi dell’ambiente: grazie alle loro caratteristiche genetiche, hanno bisogno di meno trattamenti. Inoltre, penso che il consumatore sia più preparato oggi e vada alla ricerca di novità. Secondo me molti saranno sempre più attratti da questi vini. Da parte mia cerco di raccontarli e farli assaggiare: la gente se ne innamora e sostiene la causa della sostenibilità”.
Il futuro vede anche novità importanti in seno al progetto che cresce di dimensioni e valica i confini nazionali per arrivare nel nord dell’Europa: “oltre a continuare a lavorare sul Renitens, l'etichetta che unisce tutte le aziende del progetto in un unico blend e che rappresenta il nostro biglietto da visita, entreranno a far parte del gruppo un’azienda delle Marche e una del Piemonte. Non solo, diventerò produttore in Mosella a seguito dell'acquisto, insieme alla mia collaboratrice Martina Casagrande, di un vigneto e nella rete, quindi, entrerà anche un’azienda tedesca”.
Il Vin de la Neu e i primi Tre Bicchieri
Tutto ha origine però con il Vin de la Neu, creazione dello stesso Nicola Biasi, che nell’edizione 2023 della Guida Vini d’Italia, ha ottenuto i Tre Bicchieri con la versione 2020. “È nato quasi per gioco, come un incrocio tra un obiettivo tecnico e romantico: io sono piu “bianchista” che "rossista” e volevo provare a fare un grande bianco italiano in grado di resistere nel tempo, senza però ricercare opulenza. Ho coltivato il vitigno Johanniter a Coredo, un paesino Val di Non. Lì i miei nonni avevano casa e ci passavo le estati da piccolo. Crescendo ci andavo sempre meno e cercavo qualcosa che mi obbligasse a tornare in quel posto che ho nel cuore. Contro il parere di molte persone nel 2012 ho coltivato il primo vigneto e nel 2016 il secondo. L’anno prossimo aumenterò di un altro mezzo ettaro e avrò più o meno un ettaro vitato con cui fare una singola etichetta. Raccogliendo solo mezzo chilo uva per pianta riuscirò ad arrivare a 2000-2500 bottiglie, il mio obiettivo finale per il Vin de la Neu”.
a cura di Marzio Taccetti