Tre Bicchieri 2023, le new entry: il Capriano del Colle Bianco Fausto '21 di Lazzari

14 Mar 2023, 10:58 | a cura di
Innamorato del Monte Netto, un minuscolo colle sulla Pianura Padana, ambasciatore della ancor più piccola denominazione Capriano del Colle, Davide Lazzari ha dato nuovo impulso a cantina e vigneti. Ci racconta la sua azienda, la sua esperienza e i suoi primi Tre Bicchieri con il Fausto '21, il vino che porta il nome del nonno

Gli inizi, il territorio e il Monte Netto

Davide Lazzari è un vero vignaiolo, un ragazzo che conosce la terra di famiglia metro per metro e che rappresenta la quarta generazione di vignaioli tenacemente aggrappati al Monte Netto, piccola altura nella vastità della Pianura Padana a sud di Brescia. "L'azienda di per sé nasce in un territorio piuttosto sconosciuto, quello di Capriano del Colle" ci confessa. "La genesi è come quella di tante classiche realtà agricole dei territori poveri dell'agricoltura italiana. Il mio bisnonno aveva un'azienda agricola dove si coltivavano cereali e si allevava bestiame; vicino a queste attività c'era anche la viticoltura, ma era collaterale".

Fausto lazzari

Fausto Lazzari

Per aver ben chiaro il quadro territoriale, ci siamo fatti raccontare le caratteristiche principali del territorio: "all'interno della denominazione c'è questa piccola collina di 10 chilometri quadrati che si chiama Monte Netto: è difficilmente irrigabile e quindi i contadini, da secoli, qui hanno sempre coltivato la vite. Ha circa 300 mila anni, non è glaciale, ma di formazione alluvionale-tettonica. I suoli sono argillosi, tant'è che qui c'erano delle cave per estrarla e utilizzarla nella produzione di mattoni". La tradizione vinicola della zona è sempre stata improntata alla produzione di vini rossi a base di marzemino, cosa che avviene ancora oggi: "ma controcorrente, mio nonno Fausto, negli anni '50 decide di iniziare a prodursi anche il vino bianco. E così pianta anche la turbiana".

Davide Lazzari 2

Davide Lazzari

Davide Lazzari e l'orgoglio caprianese

Si va avanti negli anni fino agli inizi del 2000 quando c'è una prima svolta: "le redini dell'azienda passano nelle mani di mio padre e mio zio. Iniziano a divertirsi un po' con il vino che producevano; cominciano a imbottigliarlo, creano le prime etichette e il gioco inizia a prendere una piega sempre più seria". Dal 2004 si abbandona tutto il resto della produzione agricola e ci si dedica esclusivamente alla produzione di vino: "entro in azienda nel 2010, avevo 22 anni; in famiglia ero 'quello che ha studiato', ma già davo una mano in azienda: quando facevo il liceo, passavo le estati tra i filari a fare i diradamenti, ad etichettare i vini". Ma un adolescente che si trova a lavorare d'estate in vigna e in cantina non riesce bene a cogliere le connessioni del mondo del vino e non comprende pienamente lo scopo di quel lavoro e di quella fatica. Poi però succede qualcosa: "nel 2010 avevamo appena finito di aggiornare la cantina con qualche macchinario all'avanguardia, producevamo circa 8-10.000 bottiglie. 'Va beh, mandiamo Davide a venderle' dissero qui in azienda. Non avevo ancora le idee chiare e neanche tanta conoscenza del mondo del vino italiano, ma una sera il nostro agronomo ci fa: 'ero a cena in centro a Brescia, ho parlato dei vostri vini con il titolare: è interessato, basta che ti presenti lì con le bottiglie per gli assaggi e un listino prezzi'. A quel punto decido di provare".

Un giorno, prima di andare a lezione, passa in questo ristorante ma invece di trovare il titolare incontra il figlio, non proprio affabile. "Mi presento, presento la zona e in bresciano stretto e senza troppi convenevoli mi sento dire 'non sono interessato a quella roba lì; puoi anche andare fuori' ma il tutto in maniera più colorita". Davide si accende: "sono uscito dalla porta e mi sono detto 'questo è il lavoro della mia vita, questa è la cosa più bella che posso fare'. Qui, dove ci troviamo noi, l'idea non è 'ma che bello fare vino'; quello che deve guidarci è il pensiero 'voglio fare Capriano del Colle'. È una denominazione che ancora oggi praticamente non esiste sulla carta geografica enologica d'Italia; e quindi noi ci sforziamo non tanto a comunicare il nostro vino quanto piuttosto a comunicare come questo sia il risultato delle caratteristiche del nostro territorio".

fausto cantina lazzari

Il primo Tre Bicchieri: il Capriano del Colle Bianco Fausto '21

I vini di Davide Lazzari sono come lui: decisi, sorridenti, precisi con tanto carattere. Caratteristiche che si riscontrano anche nel Fausto '21, il vino che ha portato i primi Tre Bicchieri in azienda. Con note superbe di graviola e mela verde, cui si aggiunge il fiore e ancora un bisbiglìo balsamico, tè verde e idrocarburo lieve ,si rivela agile al palato, croccante con una bella e lunga acidità che lo rende molto persistente. "La fortuna di Capriano del Colle è che oggi il consumatore è più attento all'esplorazione, è più curioso. C'è da dire anche che ci vuole sinergia: tra produttori, comunicatori e ristoratori. Siamo una quindicina di produttori qui nella Doc; il concetto che tutti quanti cerchiamo di esprimere è relativo al legame forte tra il vino e il nostro territorio, in termini di cultura, ovviamente, ma anche e soprattutto in termini di suolo". E chiude con un commento sui Tre Bicchieri: "siamo arrivati un paio di volte in finale per i Tre Bicchieri con il nostro rosso Riserva degli Angeli, un vino che aveva anche avuto altri riconoscimenti in passato; insomma, era quello su cui puntavamo. Quando è arrivata la mail e abbiamo letto che il vino premiato era il Bianco Fausto siamo rimasti un attimo spiazzati, ma il nonno col bastone ci fa: "voi e i vostri rossi! Ha vinto ancora il bianco del nonno!"

 

a cura di William Pregentelli

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