Di proprietà della famiglia Insalata, oggi è Nicola a guidare un'azienda che punta fortemente sul suo territorio, la Murgia Barese. Con il Gioia del Colle Primitivo Fanova '20, Terrecarsiche 1939 conquista il suo primo Tre Bicchieri. Scopriamo insieme l'azienda.
Terrecarsiche e la Murgia
Le "terre carsiche" che battezzano l'azienda sono quelle famose di Castellana Grotte, cuore pulsante della Murgia Barese, l'altopiano calcareo di origine tettonica situato tra la Puglia centrale e la parte nord orientale della Basilicata. È una Puglia diversa a quella a cui si è abituati: qui le vaste pianure lasciano spazio alla media collina e i terreni sciolti alla roccia: forre, gravine, doline, inghiottitoi, lame e grotte disegnano un paesaggio abitato dall'uomo fin dal Paleolitico. È in questo territorio che la famiglia Insalata affonda le sue radici; il 1939 riportato nel nome dell'azienda ha proprio a che fare con la sua storia: "è la data riportata su una documento vitivinicolo dei miei bisnonni che dichiaravano al potestà, il sindaco di allora, di aver raccolto una certa quantità d'uva con cinque operai" ci racconta Nicola, quarta generazione, oggi alla guida di Terrecarsiche: "è una prova tangibile che attesta il legame della mia famiglia con il mondo del vin fin da quell'anno, almeno. Ma la vera svolta si è avuta con mio padre che ha deciso di inziare a imbottigliare in proprio. Nel 2014 subentro io, realizziamo un nuovo stabilimento, impiantiamo nuovi vigneti, creiamo un'azienda più moderna, proiettata verso le sfide del mondo vinicolo contemporaneo".
I vigneti di proprietà sono situati nel territorio delle Murge, principalmente nella denominazione Gioia del Colle e nella zona della Valle d'Itria, ma la produzione aziendale conta anche su uve conferite da viticoltori con cui l'azienda collabora tutto l'anno. "La nostra azienda nasce fra la Murgia e la Valle d'Itria, ne rappresenta quasi la cerniera. Quindi da una parte abbiamo una zona vocata per il primitivo, tutelato dalla denominazione Gioia del Colle; dall'altra abbiamo un territorio adatto alle uve bianche – verdeca, bianco di Alessano, minutolo, fiano ma anche vitigni internazionali come lo chardonnay - con escursioni termiche estive che permettono ai vitigni di maturare mantenendo grandi profumi, una zona sferzata sia dai venti che provengono dall'Adriatico che da quelli che provengono dallo Ionio".
I Tre Bicchieri al Fanova '20 e "fanove"
La gamma di etichette proposte è d'impostazione schiettamente moderna e dedica una particolare attenzione a realizzare vini piacevoli e ricchi di frutto. Spicca tra questi il Gioia del Colle Primitivo Fanova '20, il vino che in Vini d'Italia 2023 ha ottenuto i Tre Bicchieri, mettendo in luce intensi sentori di frutti neri maturi e goudron con sfumature di rabarbaro, per un palato straordinariamente ricco, di materia e spessore, ma anche dal piacevole finale giocato tutto su fresche note fruttate. "È un vino importante per la nostra azienda e lo abbiamo dedicato a una tradizione locale che mi fa piacere raccontare. Nel 1691 a Castellana Grotte scoppiò un'epidemia di peste, chiamata 'vetrana', poiché la pelle malata sembrava divenire vetro. La Madonna apparve in sogno ai frati del Convento e disse loro di benedire dell'olio per cospargere i corpi degli infermi, ma soprattutto di accatastare i vestiti dei malati per bruciarli. E così oggi, in ricordo di quel miracolo e per rendere omaggio a Santa Maria della Vetrana, dal 1691 ogni 11 gennaio si preparano dei grandi falò, con cataste di legna che superano anche i 10 metri, che in dialetto si chiamano "fanove". Da qui il nome del vino, un ulteriore gancio territoriale".
Il Primitivo di Gioia del Colle nel mondo
La crescita dell'azienda negli anni è stata esponenziale e oggi le bottiglie prodotte si aggirano intorno a quota 800.000, il 30% delle quali prende la strada dei mercati stranieri: "ma all'inizio non è stato facile. Noi siamo nella denominazione Gioia del Colle. Fino a un decennio fa era pura utopia pensare di poter far capire la differenza tra il nostro Primitivo e quello di Manduria. Da qualche anno però noi produttori ci siamo rimboccati le maniche e con l'aiuto del Consorzio abbiamo iniziato a promuverci in maniera più omogenea e mirata, abbiamo iniziato a raccontare quali sono le differenze tra i nostri vini, eleganti e dalla struttura minerale, e quelli fatti nel Salento, ricchi e morbidi. A onor del vero dobbiamo dire che una mano ce l'ha data anche il Gambero Rosso, che ha sempre avuto uno sguardo attento sulla nostra denominazione e sulla crescita qualitativa dei vini sulla quale noi produttori abbiamo fortemente puntato".
a cura di William Pregentelli