qualità delle presenze è la stessa.
Importatori e distributori in cerca di produttori ancora non importati, ristoratori ed enotecari, sommelier e giornalisti. Una qualità di pubblico che conferma la natura colta e raffinata di questa città, di certo meno friendly di San Francisco, meno frenetica di New York, ma profondamente attenta e legata alla qualità e al rigore, a una forma che è anche contenuto. Nella meravigliosa cornice dell’atrio della Union Station, tra lampadari art deco e i ricordi di una serie non indifferente di pellicole di successo, una su tutte The Untouchables, nella scena della carrozzina che cade dalle scale al rallentatore, un flusso composto e attento, ad assaggiare passo dopo passo gli oltre 160 vini in degustazione.
E se la maggior parte del pubblico arrivava da Chicago e dell’Illinois intero, molti hanno raggiunto la città ventosa da Wisconsin, Ohio, Minnesota, Milwaukee, Maryland, Kansas, Indiana, Iowa, Colorado, Florida, persino dallo stato di New York e dalla California avendo perso i precedenti appuntamenti. La soddisfazione dei produttori è palpabile, così come la nostra, soprattutto di chi ha creduto a questa tappa fin dalla prima ora e non ha mollato, consapevole che ogni evento di successo ha bisogno di una fase di incubazione.
“E’ un evento cui ho partecipato con entusiasmo fin da subito, - dice Massimo d’Alessandro della Tenimenti D’Alessandro - e anche se i numeri della prima edizione potevano sembrare poco entusiasmanti, soprattutto dopo i bagni di folla cui ci avevano abituato San Francisco e New York, oggi quei numeri sono direttamente proporzionali alla qualità del pubblico che invece è stata alta fin dal primo momento”. Della stessa opinione Alessandro Cellai, enologo e direttore tecnico della Castellare di Castellina. “Chicago è stato un grande successo, soprattutto vorrei sottolineare il livello di qualità del trade. Ma va detto che tutte e tre le tappe americane sono state di livello incredibile. Ogni anno sembra di aver raggiunto il massimo possibile e poi l’anno dopo ci si ritrova a stupirsi per l’ulteriore passo in avanti. E’ diventato un evento atteso, che il trade non mancherebbe per niente al mondo”.
Nel frattempo sono arrivate le 18, la luce esterna che fino a poco fa illuminava dall’alto la hall è diventata notte. A poco a poco la spazio si svuota, sui tavoli solo bottiglie finite, i produttori raggiungono i ristoranti soddisfatti. Il tour è finito, domani si torna in Italia. Anche quest’anno abbiamo portato il top del vino italiano negli Usa. E’ stato un successo. E noi siamo contenti per quanto abbiamo fatto. America, see you soon!!
Eleonora Guerini
22/02/2012