Top brand del vino italiano. Quali prospettive nel 2020?

21 Gen 2020, 15:00 | a cura di
L'anno appena trascorso si chiude in positivo, ma il clima di fiducia per il 2020 delle imprese italiane coinvolte nel nostro sondaggio è più prudente: sarà un anno di transizione. Pesano le molte incognite sui principali mercati, dazi Usa su tutti.

L'aria è decisamente cambiata, come non era mai accaduto negli ultimi dieci anni. Le grandi aziende del vino Made in Italy, dopo aver chiuso l'anno in modo sostanzialmente positivo, per questo 2020 stanno un po' alla finestra, con molti interrogativi che si fanno sempre più insistenti sul piano economico globale. In un contesto terribilmente complicato dall'incognita dei dazi americani, le prospettive sui ricavi per l'anno in corso, emerse dal consueto sondaggio del settimanale Tre Bicchieri tra alcuni dei principali brand, dipingono un quadro senza entusiasmi. Gli scenari di mercato suggeriscono prudenza, perché non sono soltanto gli Stati Uniti a preoccupare, ma anche il Regno Unito e una Cina che, per le italiane, non è ancora diventata una vera alternativa di sbocco commerciale. Con un giro d'affari di oltre 2 miliardi di euro, il gruppo di aziende che ha risposto a questa tornata dell'indagine, realizzata a cavallo tra 2019 e 2020, è intenzionato a consolidare le proprie posizioni nei grandi Paesi di sbocco, investendo risorse sia per il rinnovo delle strutture sia in azioni di mirate di marketing.

Cantine Riunite&Civ-Giv

Il primo gruppo italiano, secondo l'ultimo rapporto sul settore di Mediobanca, formato da Cantine Riunite&Civ assieme alla controllata Giv-Gruppo italiano vini, stima una chiusura del 2019 con ricavi consolidati sopra 650 milioni di euro, di cui 237 milioni afferenti alla capogruppo. Le due società hanno festeggiato le dieci vendemmie dall'operazione di fusione: dieci anni in cui sono stati investiti su più fronti circa 200 milioni di euro. “Possiamo definire il 2019 come anno di riflessione, per il quale prevediamo una stabilità sui volumi” spiega Vanni Lusetti, direttore generale di Riunite “con lievi flessioni nei valori dovute al calo dei prezzi registrato lo scorso anno, per via dell'abbondanza della raccolta 2018”. Segnali molto positivi sono arrivati da Est Europa, Au-stralia, Russia e mercati asiatici. Negli Stati Uniti, la cooperativa emiliana ha affidato l'importazione dei vini alla Frederick Wildman & sons di New York, società controllata dal Giv, affermando la volontà svilupparsi in questo mercato che oggi vale circa il 10% dei ricavi. “Siamo preoccupati dal tema dazi e sarebbe un duro colpo” prosegue “perché è uno dei mercati più redditizi. Di certo, non ci illudiamo che la Cina possa sostituire gli Usa. Nel Regno Unito, intanto, l'effetto scorte sembra rallentare”. In Italia, è buono l'andamento degli spumanti, grazie al brand Maschio (tra i big di Prosecco) e si sta lavorando col gigante distributivo Aldi per l'assortimento dei vini di primo prezzo: “Un canale” precisa Lusetti “che non possiamo trascurare, visti gli attuali trend del largo consumo, con una forte attenzione ai costi”.

Lo sguardo sul 2020 è pieno di incognite: “Il budget predisposto è comunque superiore del 2% al 2019. Stimiamo un leggero aumento a volume ma c'è anche un po' di pessimismo per via di Brexit, dazi Usa e difficoltà in Centro e Sud America per gli alti dazi in ingresso”. Sul fronte investimenti, la capogruppo Riunite prevede un impegno tra 8 e 10 milioni di euro in impianti e strutture produttive. Per il Giv, in arrivo 10 milioni di euro per sviluppo e innovazione da Cassa depositi e prestiti.

Caviro

Qualche chilometro più a est, in Romagna, Caviro stima una chiusura a 328,8 milioni di euro per l'anno solare 2019, con quota export al 28% e un mercato italiano che vale 125 milioni di pezzi, di cui 74 milioni a marchio Tavernello. “Per il 2020 prevediamo un incremento dei ricavi del 10% circa”, sottolinea SimonPietro Felice, direttore generale del gruppo romagnolo, che ha investito lo scorso anno circa 22,2 milioni di euro in diverse voci: innovazione tecnologica dello stabilimento di Forlì, incremento della flessibilità produttiva in quello di Savignano, completamento e avvio dell'impianto a biometano attraverso la controllata Caviro extra spa, marketing e comunicazione per il brand Leonardo da Vinci, il nuovissimo impianto a biomasse di Spilamberto per Enomondo (società in partnership con Herambiente), ampliamento della cantina di Fumane per il marchio Cesari, investimento che proseguirà anche per il 2020. In cassa arriveranno risorse anche dalla futura asta su Cantina di Montalcino, messa in vendita per 20 milioni di euro.

Guardando ai trend futuri, il dg Felice evidenzia la forte crescita per la tipologia spumanti “su cui andremo a giocare la nostra partita col brand Novebolle vigneti Romio. A livello di mercati vediamo un'importante crescita dell'area asiatica, dove registriamo un +30%. Sul fronte consumatori, c'è interesse sulle aziende realmente sostenibili, secondo un concreto modello di economia circolare come quello portato avanti dal nostro gruppo”.

Marchesi Antinori

La Marchesi Antinori si appresta a chiudere un bilancio 2019 meglio di quanto previsto, con ricavi a +3,5% rispetto ai 213 milioni di euro del 2018 per il comparto vino (226 mln inclusa la ristorazione). “Sono positivi sia l'estero, che per noi vale il 62% dei ricavi, sia l'Italia, che vale il 38%”, afferma l'amministratore delegato ed enologo, Renzo Cotarella, soddisfatto in modo particolare per il trend interno, che da alcuni anni registra crescite in doppia cifra. Particolarmente buona la performance dei rosati, con la pugliese Tormaresca su tutti. Bene anche bianchi e rossi di Castello della Sala, meno bene i vini dolci. “L'area del Chianti classico sta andando benissimo, così come quella del Barolo e del Barbaresco, con il brand Prunotto”, aggiunge Cotarella, che evidenzia qualche rallentamento con il Nobile di Montepulciano firmato La Braccesca. Guardando all'estero, e agli Usa in particolare, le spedizioni della famiglia toscana sono diminuite per la mancanza di prodotto degli scarsi raccolti 2017 e 2014: “Negli Usa, la situazione è particolare, con le grandi strutture distributive (come Southern Glazer's e Rndc: ndr) in subbuglio, dal momento che i possibili dazi metterebbero a rischio le imprese locali”.

Gli investimenti si attesteranno intorno ai 20 milioni di euro annui, circa il 10% dei ricavi. La novità più importante potrebbe riguardare il ritorno dell'azienda agricola villa del Cigliano (25 ettari a Chianti Classico e una villa del quindicesimo secolo) al ramo principale della famiglia Antinori. A meno di interessi verso Cantina di Montalcino.

Mezzacorona

L'anno solare del gruppo Mezzacorona (il consolidato 2018/2019 al 31 luglio è di 186,6 milioni di euro) dovrebbe chiudere in terreno positivo, grazie al buon andamento da agosto a dicembre: “Rispetto a tutto il 2018” osserva il direttore generale, Francesco Giovannini “c'è un leggero aumento a volumi, coi valori tra +2% e +3%. Un dato particolarmente positivo, dal momento che si veniva da un'annata di sovrapproduzione”. La società trentina realizza l'80% dei ricavi all'estero, principalmente negli Stati Uniti e in Germania, dove operano due società controllate: “Eventuali dazi al 100% negli Stati Uniti porterebbero fuori mercato gran parte della produzione italiana. Avendo noi una controllata in loco potrebbe essere un vantaggio, che ti consentirebbe di assorbire meglio i costi aggiuntivi. In Germania, osserviamo un rallentamento dell'economia ma noi stiamo crescendo”. In Italia, Giovannini sottolinea il momento di stagnazione generale: “Su base annua, però, per noi crescono i consumi di Pinot grigio e stiamo valorizzando prodotti autoctoni come il Teroldego con la prospettiva di esportarlo”.

I piani di investimento e sviluppo per il 2020, dopo un impegno nel 2019 superiore al passato (6,5 milioni di euro), prevedono spese in pubblicità e promozione per oltre 3 milioni di euro, soprattutto in Stati Uniti, Canada, Cina e Norvegia, grazie ai fondi Ocm vino. I ricavi attesi da qui a fine anno sono superiori al 2 per cento.

Cavit

Il recente ingresso di Lavis e Valle di Cembra nella galassia Cavit apre nuove prospettive per la crescita del grande consorzio di cantine trentine. Il bilancio 2018-19 ha visto consolidati i risultati di crescita, con un fatturato di 191,4 milioni di euro (+0,5%) e il mantenimento della ripartizione del business, sviluppato per circa l'80% all'estero. Stabili i due principali clienti: Usa e Italia. “Sul mercato interno” afferma il dg Enrico Zanoni “abbiamo ribadito la leadership nei vini trentini in grande distribuzione, dove la linea Mastri Vernacoli primeggia con Müller Thurgau, Pinot Nero, Marzemino e Gewürztraminer”. Se nel canale horeca prosegue l'affermazione delle etichette di maggior pregio (linea I Masi), il segmento spumanti continua a dare buoni risultati: “Altemasi Trentodoc conferma un incremento a doppia cifra, testimoniando la costante crescita della reputazione del marchio e il crescente interesse verso la spumantistica Trentodoc”. Sul fronte ricerca, è stato messo a punto il progetto Fruitipy, assieme alla Fondazione Bruno Kessler: un moderno sistema di controllo dello stato di maturazione delle uve che con l'intelligenza artificiale e il deep learning consente la stima del carico produttivo di ogni vigneto per ottimizzare la vendemmia.

Il futuro è legato all'operazione Lavis e alle acquisizioni di Cesarini Sforza e Casa Girelli: “L'obiettivo” rimarca Zanoni “è la creazione di valore e il potenziamento dell’offerta dei vini trentini. Intendiamo orientare al meglio le scelte future, puntando sui prodotti più strategici e di qualità, in grado di generare i migliori risultati, sia in termini di ricavi che di immagine”.

Santa Margherita

Un 2019 non semplice per il gruppo vinicolo Santa Margherita "complicato da un quadro di generale incertezza negli scambi internazionali" come spiega l'amministratore delegato uscente, Ettore Nicoletto "e di scarsa crescita nel mercato interno". Nonostante tale contesto, l'esercizio 2019 è stimato a 188 milioni di euro, in aumento del 6% sui 177,4 milioni del 2018. La spinta arriva dall'export (+7%) grazie a un Nord America positivo, a una Russia in robusta crescita e al consolidamento dell'Ue. "Nonostante la performance opaca dei vini europei sul mercato cinese, il gruppo ha segnato una crescita molto confortante, supportata dalle numerose iniziative sul fronte digital marketing e vendite elettroniche". In Italia, vendite stimate a +3%, sia sul canale tradizionale che sull'off trade. Tra i brand, bene soprattutto Kettmeir (+15%) e Lamole di Lamole (+10%). Per quanto riguarda gli investimenti, la spesa è ammontata nel 2019 a 38 milioni di euro. Dal 2005 a oggi, sono stati impiegati 275 milioni di euro. "Attualmente" ricorda Nicoletto "Santa Margherita possiede 668 ettari, di cui 77% di proprietà, con oltre il 50% in regime biologico". Il 2020 dovrebbe segnare un +3% nei ricavi, tra 193 e 195 milioni di euro: "Si confermerà l'attenzione agli investimenti che ammonteranno a circa 28 milioni di euro".

Botter

Prosegue il percorso di sviluppo di Botter, una delle aziende italiane con la più alta propensione all'export (95%). Il 2019 dovrebbe registrare ricavi per 219 milioni di euro, grazie a una progressione dei mercati Usa (+15%), Germania (+20%) e Svezia (+10%), come fa sapere Annalisa Botter, responsabile marketing dell'azienda di Fossalta di Piave. "Nel corso del 2019, l'azienda ha sostenuto solo investimenti di mantenimento della struttura per un milione di euro. Per il 2020, il piano prevede investimenti per 8,5 milioni, concentrati soprattutto nell'acquisto di nuovi impianti ma anche per operazioni di marketing e comunicazione". Un anno in cui gli sbocchi più interessanti restano "gli Stati Uniti nonostante le preoccupazioni dovute ai possibili dazi, la Cina e il Sud est asiatico in generale", conclude Botter, che per la fine di quest'anno stima ricavi per 229 milioni di euro.

Mondodelvino

Fortemente vocata alle esportazioni (90%) è anche Mondodelvino, che nel corso del 2019 ha registrato un fatturato totale superiore ai 113 milioni di euro (+5%), attraverso i principali marchi: Poderi dal Nespoli, Barone Montalto, Cuvage metodo classico, Acquesi e Ricossa. In crescita i mercati storici, tra cui Germania (15%), Canada (+13%), Stati Uniti (+14%), Svezia (+11%). Molto bene gli emergenti (Russia +38%, Cina +18%, Ucraina +138%). La piazza italiana, con quasi 800 mila bottiglie vendute vale circa 4 milioni di euro. Il 2019 è stato l'anno del consolidamento degli investimenti nel canale tradizionale italiano e del miglioramento delle strutture, anche ricettive, come l'innovativa Wine experience di Priocca (Cuneo). I piani di sostenibilità e il miglioramento dei vigneti sono stati altri asset strategici su cui ha investito la holding guidata da Marco Martini. Per il 2020, i ricavi sono attesi in aumento del 15% "al netto delle variabili macroeconomiche e dei rischi Paese che in questi giorni lasciano tutti col fiato sospeso". Tra i trend di mercato da tenere sott'occhio: i rosati, i vini a basso contenuto alcolico, packaging alternativi a basso impatto ambientale, sostenibilità e bollicine di alta qualità.

di Gianluca Atzeni

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 16 gennaio 2020
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