L'enologo prende parola e presenta sobriamente l'ultima annata del suo vino: «È la migliore versione di sempre». Questa scenetta è una costante con i produttori, abbiamo rivissuto lo schema anche in occasione della celebrazione dei 50 anni del Tignanello dei Marchesi Antinori nella tenuta di San Casciano in Val di Pesa. Nel bicchiere, in queso caso, abbiamo trovato alcune conferme.
La Svolta
Il Tignanello nasce nel 1971 e viene immesso sul mercato per la prima volta nel 1974. È l'inizio di una vera e propria rivoluzione. La prima rottura è dettata dalla scelta di uscire dal disciplinare del Chianti Classico, che imponeva l’utilizzo delle uve bianche nel blend. Si presenta come vino da tavola, inizialmente è unicamente composto da sangiovese, con piccolo saldo di canaiolo; l’affinamento è in barrique, per 30 mesi, una novità per l’epoca. Nel 1975, l'altro grande cambiamento: viene introdotto anche il cabernet, la stagione dei Supertuscan entra nel vivo.
Il posizionamento è già alto, esce infatti a un prezzo nettamente sopra la media dell’epoca per un Chianti Classico: 2.220 lire, circa il 300% in più della media della denominazione. Oggi il blend del Tignanello vede un 80% di sangiovese, 15% di cabernet sauvignon e 5% di franc. Difficile dire se il Tignanello 2021 sia al vertice tra tutte le annate prodotte, di sicuro il millesimo farà parlare di sé per decenni, anche i riscontri dei nostri assaggi a Bolgheri o Chianti Classico rafforzano le ottime impressioni. Un’annata di pienezza, maturità e complessità. «Siamo diventati quello che siamo grazie a lui. Il Tignanello ci ha reso consapevoli della nostre possibilità», esordisce Piero Antinori.
«Ci ha tolto quel complesso d’inferiorità che avevamo da secoli per i vini francesi. Lui e i modelli che l’hanno seguito hanno contribuito al rinascimento del vino toscano e nazionale contribuendo al prestigio del Made in Italy». Tra le ultime vicende legate alla famiglia, che dal 1300 si occupa di vino, ricordiamo l'imponente investimento per acquistare Stag's Leap in California, una delle più note cantine di Napa, e la partecipazione ai lavori del restauro del Ponte Vecchio proprio in occasione del cinquantesimo anniversario del Tignanello. Gli impegni saranno portati a termine nell'estate del 2026 per un importo complessivo di 2 milioni di euro.
L'assaggio
Il vigneto si trova a circa 400 metri di quota, i suoli sono ricchi di alberese e galestro. Nel 2021 sono stati acquisiti altri 20 ettari della collina, a febbraio 2024 è stato completato l'impianto dell'ultima parte del vigneto, interamente terrazzato per ottimizzare le risorse idriche. La verticale completa, divisa in decadi dagli anni Settanta a oggi, sarà raccontata sul prossimo mensile, insieme a una serie di impressioni miste e sfide raccolte. Intanto, ecco l’ultima uscita.
Tignanello 2021 (Magnum)
Ha un profilo serio, composto, maturo. I profumi spaziano dalla ciliegia ferrovia alla noce moscata e ginepro. La bocca è un guanto, la qualità dei tannini è sublime, abbina polpa, struttura e acidità in un contesto di notevole armonia. Ha tratti golosi e vellutati, il finale continuo e prolungato. Il punto di maturità è un incanto, il legno una carezza.