"Va matto per il Syrah". Il futuro di Djokovic è sulla terra rossa, quella delle sue vigne

22 Apr 2024, 14:02 | a cura di
Le vigne del tennista hanno 10 anni d’età ed iniziano ad avere una prima maturità: "L’idea non è fare blockbuster wines, ma vini con un senso del luogo, che siano riconoscibili al primo sorso", dice il suo enologo al Gambero Rosso

Game, set, match. L’ultimo vino che abbiamo assaggiato tra i padiglioni del Vinitaly porta la firma del tennista serbo numero uno al mondo. Nole Djokovic, che della longevità ha fatto un vero marchio di fabbrica, tra i vari record abbattuti anche quello di aver occupato la prima posizione del ranking a quasi 37 anni, il più vecchio di sempre, sogna un buen ritiro tra le vigne. Tra i vari progetti, c’è anche quello legato al vino, nella sua amata Serbia, nella regione centrale di Šumadija: «Sei ettari piantati a chardonnay e syrah», racconta entusiasta il suo enologo Mladen Dragojlovic. La produzione si aggira sulle 30mila bottiglie annue che sono esportate in mezzo mondo grazie a un nome che non passa esattamente inosservato.

«In Serbia ci sono 20mila ettari vitati, prima della guerra del 1993 erano 60mila. Ora il governo sta investendo in maniera importante e anche da noi i bianchi sono sensibilmente aumentati a livello di vendite, siamo 50 e 50 con i rossi. Con Nole inizialmente abbiamo piantato varietà internazionali ma ora stiamo studiando varietà autoctone: Tamjanika e Grasac a bacca bianca; Prokupac e Probus a bacca rossa», aggiunge Mladen. Mentre stappiamo le bottiglie ripensiamo a quante volte abbiamo assaggiato etichette prodotte da celebrità ritrovandoci spesso ad avere a che fare con un senso di vuoto. Non è questo il caso. I vini hanno un buon carattere, al di là delle varietà e dell’interpretazione, hanno una profilazione specifica.

«Ho cercato un compromesso tra quello che ama bere Nole, il luogo di produzione e il mercato. A Nole piacciono i vini italiani, soprattutto Piemonte e Toscana, ma anche Rodano e Borgogna. Ma le varietà italiane non attecchivano bene, così siamo partiti da quelle francesi». A seguire l’intero business è Goran Djokovic, il cugino di Nole, che comunque s’informa puntualmente sullo stato delle attività. «Lui è concentrato al 100% sul tennis e beve qualche bicchiere solo quando non è in tournée. La sua dieta è rigidissima». Nole ha sempre attribuito una parte dei suoi successi alla dieta, da anni ha sposato la cucina vegana e gluten free. Le sue vigne ora hanno 10 anni d’età, iniziano ad avere una prima maturità. «L’idea non è fare blockbuster wines, ma vini con un senso del luogo, che siano riconoscibili al primo sorso. Ci tengo a precisare che non acquistiamo un solo grappolo, solo uve di proprietà. E sul legno usiamo tostature molto delicate». I terreni? Sono particolarmente duri, terra rossa, ricchi di rocce e il clima è temperato, con buone escursioni termiche, a circa 250 metri di quota.

La degustazione

Chardonnay 2021 Djokovic

Lo assaggiamo a temperatura Vinitaly, quindi molto caldo. Il legno è in effetti ben gestito, colore scarico e profumi di lemongrass, mela e mandorla. La bocca ha un buon equilibrio tra parti dure e morbide, di buona sapidità. Chiude armonico su note agrumate e gessose. In Serbia si porta via con 50 euro sullo scaffale.

Syrah Selection 2022 Djokovic

Djokovic va matto per il Syrah, racconta l'enologo. Questa è la prima volta di una micro-vinificazione, 2mila bottiglie da una singola vigna. Colore impenetrabile, note di cacao e ciliegia matura: molto internazionale come stile, legno nuovo si sente ma non è eccessivo. La bocca ha sapore e succo, con note di tè nero e liquirizia e buona distensione. Buon potenziale d'invecchiamento; 2mila bottiglie prodotte, costo 100 euro.

Il Sylex serbo

Chiudiamo con un colpo di scena. Non è un vino di Nole, comunque lavorato dall'enologo Dragojlovic, sempre nella regione di Šumadija. Ce lo presenta ridendo come il Silex (il mitico Sauvignon di Dagueneau) della Serbia. Si tratta del Fumé Blanc 2022 della cantina Matijašević. Particolarissimo, ha un'intensità dei profumi molto originale, con note grigliate ed erbacee: foglia di pomodoro, lichis e cedro; la bocca è super sapida, con toni di frutta esotica e un fumé invitante. Chiude lungo ed elegante. Lo facciamo assaggiare alla cieca a un esperto di Dagueneau per un double-check: la sua prima espressione è la prova del 9.

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