L'eredità di famiglia
“Il vino è la grande eredità di famiglia, da oltre un secolo. Ma io avevo altre ambizioni. Studi a Pisa, laurea in Economia, passione per l’antiquariato e il jazz d’epoca. Non pensavo di ritrovarmi fra Aglianico e Falanghina. E invece, ho finito per costruire la terza cantina”. Domenico Ocone da Ponte (che non identifica il casato nobiliare, ma solo il paese dove è nato, in quel Sannio in testa per la produzione di vino in Campania) conserva di Pisa e della goliardia di quegli anni immagini assai vive, che mescola ai ricordi delle grosse partite di aglianico dirette in Piemonte. Allora era solo un vino da taglio, e i mediatori dovevano anzitutto garantire due requisiti, il luogo d’origine e il produttore. E questo si traduceva in Ponte-Ocone, come si leggeva sui vagoni-cisterne delle ferrovie e sulle bollette di viaggio. “La grossa fortuna, allora, è stata la presenza dello scalo ferroviario: prima per mio nonno secondo cui l’importanza di un’azienda si misurava sulla quantità di ettolitri che produceva. Poi per mio padre che costruisce la seconda cantina di fronte alla stazione: è lui che comincia a tenere d’occhio la qualità e a fornirsi dei primi impianti di refrigerazione. E sarà lui a imbottigliare: arriva sul mercato di Napoli il Solopaca di Ocone…”.
La svolta della terza cantina
A dire il vero, per anni, anche dopo l’ingresso di Domenico nell’azienda, la produzione di aglianico nel Sannio continua ad essere legata alla quantità, nonostante la Doc Taburno. “Poi, per sfruttare al meglio le grandi potenzialità dei nostri vitigni, nasce la terza cantina sulla collina della Madonnella, nel cuore delle vigne. Perché si fa presto a dire aglianico: si produce in Campania, nel Vulture, in Puglia, nel Molise e tutti hanno in comune il prezioso requisito della longevità. Ed è qui che si misura la tenuta del vino e la sapienza di chi lo fa: il mio orgoglio è il cru Vigna Pezza la Corte”.
Domenico Ocone
Domenico Ocone è un distinto signore che ha superato da un po’ i sessant’anni, molte letture alle spalle, qualificate amicizie anche all’estero e una vasta esperienza di viaggi. Parla a voce bassa, con un lessico di buona mano. Veste con cura e sobrietà, “ma senza cedere al diktat delle firme”. Ha avuto per anni un amore per il cinema francese, poi per il nostro Neorealismo. E a ogni fine vendemmia non sa sottrarsi al rito della grande tavolata con tutti quelli che lavorano in azienda, braccianti in primis. Un pranzo d’altri tempi, una folla di portate, il ballo sull’aia, il suono della fisarmonica fino a tarda sera, fiumi di vino e canti in libertà. “È l’evento che più mi riporta alle vendemmie vissute da bambino, quando lo spoglio delle viti mi sembrava una violenza…”.
Ocone Vini | Ponte (BN) | loc. La Madonnella | via Monte | tel. 0824 874 040 | www.oconevini.it
a cura di Nino D’Antonio