Wine lover: in Italia sono più le donne
Nei giorni delle polemiche su donne meno aggressive e spavalde rispetto agli uomini (cit. Alessandro Barbero), arriva la notizia che nel mondo del vino è in corso una vera e propria pink revolution. Nel 2021, infatti, per la prima volta le donne hanno superato numericamente gli uomini tra i wine lover italiani, conquistando una quota pari al 55% dei consumatori regolari, in netto aumento sul 49% dello scorso anno. Lo storico sorpasso, documentato da Wine Intelligence per l’Osservatorio Uiv realizzato in collaborazione con Vinitaly è trainato in particolare dall’interesse delle consumatrici più giovani, tra i 18 e i 35 anni, che si dimostrano il segmento più coinvolto dalla categoria “wine”. “La relazione femminile con il vino ha superato la sua fase sperimentale” ha spiegato Pierpaolo Penco, Italy country manager di Wine Intelligence “Oggi le donne, e soprattutto le più giovani, si approcciano al vino con una maturata consapevolezza. A questo si associa un trasversale aumento della conoscenza del prodotto, che ha incoraggiato un incremento della spesa media sul mercato interno”.
Ancora troppe poche le donne che si occupano di produzione e vigneti
Se, le donne bevono più degli uomini, non significa che dal lato lavorativo gli squilibri si siano appianati. L’Università di Siena, le Donne del vino e l’Unione italiana vini hanno condotto uno studio, presentato a wine2wine di Verona, che testimonia la progressiva crescita del ruolo femminile nei vertici aziendali, ma anche che restano ancora notevoli distanze con gli uomini ed è ancora complesso il rapporto vita privata-lavoro. I dati dicono che solo il 10% delle donne si occupa di produzione e di vigneti, che quasi l’80% è coinvolto in funzioni commerciali, di comunicazione e di marketing e in agriturismo-ristorazione. Altro elemento della ricerca è che, tra 2018 e 2020, il 7,6% delle donne ha abbandonato o ha richiesto il part-time dopo la nascita di un figlio. A questo si associano sia una diversità nei contratti (nelle donne c’è più precariato) sia delle difformità salariali che finiscono per essere penalizzanti con la progressione della carriera. Lo studio, inoltre, rivela che mancano asili nido e scuole dell’infanzia, sia pubblici che privati, nei pressi delle aziende, con costi dei servizi non compatibili coi redditi agricoli. Restano ancora preoccupanti i livelli di episodi di intimidazioni, abusi e violenze sulle donne: negli ultimi 3 anni, nel 6,9% delle aziende intervistate. Un dato definito sottostimato, considerando che molti episodi non vengono segnalati ai vertici.
La proposta delle Donne del vino
La proposta delle Donne del vino, presiedute da Donatella Cinelli Colombini, è di “mantenere gli attuali vantaggi per le aziende agricole a conduzione femminile, introdurre agevolazioni e punteggi nelle graduatorie, per le imprese che hanno lo stesso salario medio e la stessa progressione di carriera per gli uomini e le donne”. Infine, un sostegno economico per i comuni rurali che decidono di supportare la genitorialità, non solo con strutture, ma anche con servizi. La giornalista, scrittrice e divulgatrice di settore Laura Donadoni ha proposto l’introduzione di corsi contro la violenza di genere sull’esempio di quanto già avviene in California. Inoltre, ha aggiunto “bisogna promuovere azioni di flessibilità delle mansioni e degli orari di lavoro che agevolino le donne nell’avanzamento di carriera e nella cura della famiglia o dei figli: Smart working, possibilità di baby sitter on site, servizio di trasporto da e per l’asilo o la scuola, flessibilità dei turni” Sua anche l’idea di introdurre il premio Bicchiere Rosa per le aziende che hanno protocolli virtuosi per la parità di genere.
a cura di Loredana Sottile