Trasformare Terre d’Oltrepò in una «cooperativa gerarchica» che controlla una Spa partecipata al 100%. È il progetto bomba lanciato da Umberto Callegari, amministratore delegato della cooperativa oltrepadana, con l’obiettivo annunciato di attrarre investimenti esterni per migliorare le strutture e incrementare la capacità produttiva. La novità, però, mette in allarme il mondo cooperativo perché apre al rischio di perdere l’identità mutualistica.
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Confcooperative lancia l'allarme
«Esprimiamo forte preoccupazione per le recenti decisioni che coinvolgono la cooperativa Terre d’Oltrepò. La cooperazione deve agire come strumento a sostegno dei viticoltori, delle loro imprese e del loro reddito. Oggi, alla luce dei fatti, non sappiamo se accadrà»: l’allarme arriva da Giovanni Carrara, presidente di Confcooperative Milano e dei Navigli, che in comunicato stampa alimenta il timore che la costituzione della Spa non sia frutto del «pieno consenso e consapevolezza della base sociale» e chiede che siano protetti «il valore dell’impresa cooperativa e il lavoro dei viticoltori dell’Oltrepò Pavese». Carrara chiede prima di tutto di far chiarezza sugli aspetti burocratici e amministrativi, mettendo i soci nelle condizioni migliori per «comprendere gli obiettivi della nuova Spa, gli asset trasferiti e il loro valore, certificato da una perizia giurata ascrivibile, sia civilmente che idealmente, alla proprietà di tutti i soci».
La richiesta di trasparenza
Esiste poi un problema di strategia e di governance. «L'ampliamento della base sociale, anche tramite nuovi soci finanziatori, è accettabile e talvolta necessario, ma deve preservare la partecipazione, la trasparenza e il valore mutualistico costruito nel tempo attraverso la forma cooperativa», avverte Carrara. Il presidente di Confcooperative Milano e dei Navigli lancia un «segnale di allerta, condivisa anche da altri stakeholder, guardando alle crescenti tensioni imprenditoriali, economiche e mediatiche, frutto delle note e complesse vicende della cantina, dalle indagini giudiziarie ai repentini cambi di governance e di strategia, fino a quest’ultimo progetto». Tradotto: la storia recente della cantina non appare del tutto limpida e Confcooperative teme che la costituzione di una Spa possa complicare il quadro. «Attendiamo elementi concreti che ci consentano di proseguire a svolgere il comune lavoro nel rispetto dei reciproci ruoli», conclude Carrara, promettendo vigilanza da parte dell’associazione.