"Calo dei consumi di vino? È l'ora di valorizzare la mescita di qualità e percorsi analcolici". La proposta del sommelier Alberto Piras

12 Mar 2025, 14:40 | a cura di
Il sommelier del Luogo Aimo e Nadia dice la sua su demonizzazione dell'alcol, paura del codice della strada e nuovi gusti: "I giovani vogliono provare cose diverse, ma sono molto interessati alla parte culturale del vino"

«Siamo passati dal periodo del Covid in cui si sono svuotate le cantine, al presente, in cui l’alcol è quasi demonizzato. L’ideale sarebbe trovare una via di mezzo». Nel dibattito sul calo dei consumi del vino Alberto Piras, sommelier presso Il Luogo Aimo e Nadia parla di un «calderone di ragioni» che hanno inciso sulla domanda in declino del vino. Sottolinea però che non è solo una questione di generazioni che cambiano, gusti che si modificano o nuove paure legate al codice della strada, ma anche da una comunicazione del vino che meriterebbe essere ripensata, in cui l’elemento culturale potrebbe diventare una forza trainante per permettere al vino di risollevarsi da un periodo difficoltoso.

Cosa ne pensa di questo calo dei consumi del vino?

È un momento complicato. Sono diverse le variabili che hanno portato a ordinare meno vino. Questioni di tipo economico, che toccano il tema della salute, l’aumento dei prezzi, ma anche eventualità come la legge uscita a dicembre sul codice della strada.

A proposito, quanto ha inciso la paura dell'etilometro e dei controlli? 

Sicuramente hanno portato ad avere un po’ di timore a ordinare meno. Personalmente trovo giusto salvaguardare la salute e l’incolumità delle persone, ma bisogna comunicare meglio alcuni aspetti. Come la differenza che esiste tra il bere a stomaco vuoto, e farlo lentamente durante l’intera durata di una cena. Più che rendere tabù l’alcol, andrebbe sottolineato l’importanza della moderazione nella sua assunzione. Se ci si sa regolare nel consumo, si può bere e vivere serenamente.

Cosa si dovrebbe fare a riguardo?

Si dovrebbe far passare più un messaggio “colto” del vino, piuttosto che di dipendenza. Il vino è una parte culturale del paese, un pezzo di storia che bisogna puntare a far conoscere. Qualcosa che dovremmo tutelare anche noi addetti ai lavori per salvaguardare un lato importante ed evitare errori come quello che abbiamo fatto per il Marsala.

Cioè? Cosa c'entra il Marsala?

Siamo riusciti a dare a un difetto (marsalato, ovvero ossidato; ndr) il nome di una grande denominazione, un autogol pazzesco.

Una sorta di declassamento, quindi?

È una delle denominazione più antiche del mondo e basterebbe comunicarla bene per mettere curiosità e accendere un nuovo interesse. Sarebbe bello poter far conoscere le storie di tante realtà come il Marsala o anche la sua valenza storica.

Guardiamo ai nuovi trend. Cosa ne pensa dei vino no alcol?

Trovo che abbiano tanto interesse per un cambiamento generazionale, ma non solo. Io ho avuto modo di assaggiare qualcosa…ma sono troppo “boomer” e non faccio testo (ride). Questa è una fase di passaggio dove alcune cose rimarranno delle icone, ma verranno fuori anche altri modelli o mode. Nel mondo dei super alcolici c’è stato il boom di un distillato per ogni decade. Mentre il vino non è una moda.

Ma i no alcol entreranno a far parte della ristorazione?

Al Luogo di Aimo e Nadia abbiamo abbiamo messo un percorso analcolico al menu degustazione e abbiamo visto che funziona. A noi preme prima di tutto il benessere del cliente e vogliamo assecondare i suoi gusti. La formazione del sommelier, poi, deve abbracciare tutto ciò che è liquido, che contenga alcol o meno.

Come cambieranno le carte dei vini in futuro?

In futuro, forse, le carte dei vini diventeranno un po’ più snelle con la possibilità di offrire più vini al calice. Un cambiamento che potrà aiutare a tamponare il calo dei consumi. Personalmente sono sempre stato un sostenitore della mescita di grande qualità, anche perché le persone hanno piacere di bere un buon bicchiere di vino affiancato a un grande piatto. Magari ora con una maggiore attenzione alla quantità.

Ci dica la verità: vede curiosità da parte delle nuove generazioni per questo mondo?

I giovani li vedo interessati più alla parte culturale e storica del vino. È chiaro che si sono affiancate delle alternative e loro hanno un interesse a provare cose diverse, ma vedo spesso wine bar e enoteche frequentate da giovani.

Proviamo a immaginare il futuro del vino.

È complicato fare una previsione, soprattutto in questo momento particolare. Il clima inciderà tantissimo nella produzione e bisognerà capire in che direzione andare. Attualmente ci si spostando verso altitudini maggiori, ma dobbiamo vedere se nel sottosuolo ci sono le stesse caratteristiche del suolo a un’altitudine più bassa o toccherà pensare a un prodotto diverso. 

Un prodotto diverso, di che tipo?

Ad esempio tre anni fa sono stato in Champagne a vedere un vigneto dove si stanno sperimentando delle uve internazionali per avere un risultato diverso. Quello che vedo è che si sta ragionando di decade in decade, andando a osservare in che direzione va il consumo, la richiesta e come si muove il mercato.

È ottimista sul futuro del vino?

È un momento difficile in cui bisogna rimanere ottimisti, ma guardando la realtà delle cose. Ripeto: non è che il calo sia dovuto a una demonizzazione del vino, ma riguarda diversi aspetti. Quello che dovremmo fare per salvaguardare il futuro del vino è comunicare quanto sia un pezzo di storia del nostro paese.

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram