"Modello Oltrepò replicabile ovunque, ma con il consenso delle grandi aziende". Il direttore Binda spiega il nuovo sistema di voto

27 Feb 2025, 14:29 | a cura di
La svolta dell'ente lombardo, che ha modificato lo Statuto, può fare da apripista per analoghe situazioni all'interno dei Consorzi dove manca equilibrio

Il modello Oltrepò è «replicabile ovunque». Ovunque ci sia un problema di equilibrio tra le diverse anime produttive, all'interno di un'associazione privata di imprese come un Consorzio di tutela. La Lombardia oggi fa scuola con uno dei suoi territori più rappresentativi, dal momento che con 13mila ettari vitati questo distretto produce circa il 60% del vino lombardo e vanta ben 3mila ettari di pinot nero. E dopo aver passato un anno difficile fatto di accuse, prese di distanza, polemiche e dimissioni, nella patria del metodo classico da pinot nero (che si chiamerà Cassese nella versione Docg, con un potenziale da 3 milioni di bottiglie, rispetto alle circa 500mila attuali) ha buttato il cuore oltre l'ostacolo. Rimettendo al centro le piccole e medie imprese, con l'obiettivo di rilanciare i suoi vini simbolo.

Copia-incolla possibile per altri territori

Schema riproducibile, quindi, come sottolineato dal direttore Riccardo Binda in una conversazione con il settimanale Tre Bicchieri del Gambero Rosso, ma a patto che ci sia il «consenso delle grandi aziende» (che siano, queste, cooperative oppure imbottigliatori o grandi imprese di filiera al 100%). L'Oltrepò il consenso lo ha trovato proprio nel momento in cui l'influente e determinante cooperativa Terre d'Oltrepò ha cambiato strategia appena un anno fa, scegliendo di spostare il suo baricentro dagli imbottigliatori ai piccoli imprenditori vitivinicoli. Una rivoluzione, come è stata definita, che ha aperto a tutti i successivi cambiamenti all'interno del Consorzio presieduto da Francesca Seralvo e ha consentito la recente modifica dello Statuto in materia di sistema di voto, con l'attribuzione di un peso più importante per le Pmi. Un cambio di rotta, una novità a livello nazionale, per il quale sono stati necessari il contributo della Federdoc e soprattutto il placet dei funzionari del Masaf, con cui si sono verificati, ed esclusi, eventuali contrasti con la normativa nazionale del Testo unico del vino.

Come cambia il sistema di voto

L'Oltrepò Pavese viveva il problema di un disequilibrio della rappresentanza delle medio piccole e di un peso determinante della categoria sia degli imbottigliatori sia delle grandi cooperative, i quali - a detta del Consorzio - valevano anche quindici volte un viticoltore in sede di voto in assemblea. Modificare lo Statuto significava redistribuire coraggiosamente i pesi. Ed ecco che, con l'articolo 15, si è scelto di attribuire un voto a ogni socio con un valore ponderale di 10, per ciascuna attività svolta per ogni denominazione. E alle imprese che svolgono tutte e tre le fasi della filiera si è scelto di applicare un coefficiente di premio del valore ponderale del voto pari a 1,25, calcolato «esclusivamente sul medesimo quantitativo - recita il testo - di uva denunciata, vino denunciato e di vino imbottigliato per ciascuna denominazione». Il coefficiente non sarà applicato sulla parte restante della produzione. Per garantire equilibrio, il valore ponderale del voto di ciascun socio non potrà superare il 50% della somma del valore ponderale dei restanti voti. Si tratta di un metodo ben diverso dal semplice criterio quantitativo. Con un tale sistema, oggi sono solo due i soci del Consorzio che da soli valgono il 10% dei voti totali in assemblea. E se i più piccoli sapranno accordarsi, potranno certamente essere più influenti.

Oltrepo Wine Experience © Francesco Vignali Photography

Cambiare mantenendo gli equilibri

«Il nuovo sistema - spiega Binda - consente alle imprese piccole di unirsi, di fare per così dire cartello rispetto a determinate esigenze e poter pesare di più, rappresentando una forza che va ascoltata. Non significa, certo, che avranno la maggioranza ma che conteranno di più. Gli equilibri generali sono stati mantenuti». In pratica, anche un'azienda con un ettaro vitato potrà contare in assemblea per 10 voti, ovvero quanto un imbottigliatore. Prima, il valore del suo voto era uno. Lo Statuto sarà operativo tra pochi giorni. «Il primo banco di prova - afferma Binda - sarà l'assemblea di febbraio 2026, ma se saremo chiamati a decidere prima qualcosa di importante allora applicheremo il nuovo sistema di voto».

Pinot Nero

Specchio dei tempi

L'esigenza dei piccoli ha radici storiche profonde in Oltrepò. Nel 2012, l'imprenditore Fabiano Giorgi fondò il Distretto dei vini di qualità dell'Oltrepò Pavese, puntando il dito su un'impostazione quantitativa e non qualitativa del Consorzio. Tre anni dopo, nel 2015, l'ente di tutela perse il 15% degli associati, in gran parte piccole imprese. «Oggi quasi tutte sono rientrate», ricorda il direttore Binda, che osserva come la tendenza a fare più qualità e meno quantità sia uno «specchio dei tempi attuali». Anche se poi avverte: «Se è vero che è sbagliato un approccio basato solo sui numeri, sarebbe altrettanto sbagliato dimenticarsi dei numeri. Il sistema consortile deve riconoscere il peso di tutti, deve comprendere chi fa volumi, chi fa qualità, chi è grande e chi è piccolo. E tutti devono stare assieme. Ce lo insegnano i francesi, che hanno ragionato come un sistema diversamente da quanto spesso si è visto in Italia».

Porte aperte ai fuoriusciti

Anche di recente, a fine 2024, ben nove aziende sono uscite dal Consorzio, tra cui importanti imbottigliatori. Ma il direttore Binda tende la mano: « Se vogliono rientrare non chiudiamo le porte. Tutti fanno parte di questo territorio. Le recenti scelte hanno generato degli attriti e qualcuno ha preferito prendere altre strade. Ma occorre sapere che il progetto che abbiamo approvato nei giorni scorsi era imprescindibile per il futuro di tutto l'Oltrepò».

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