Sono sette, sono produttrici di vino e sono molto determinate. Alle prossime elezioni per le cariche del Consorzio tutela del Gavi, previste per il 23 aprile, hanno deciso di candidarsi tutte assieme: Francesca Poggio (Il Poggio di Gavi), Silvia Scagliotti (Castellari Bergaglio), Stefania Carrea (Terre di Maté) Cinzia Bergaglio (Cinzia Bergaglio) Marina Galli (La Ghibellina) Francesca Rosina (La Mesma) Massimiliana Spinola (Castello di Tassarolo). «È tempo di cambiare le cose – annunciano al Gambero Rosso - Ci siamo stufate di essere rappresentate sempre dalle stesse persone e sempre uomini. Il 30% delle aziende di Gavi è condotto da donne, per cui non si può totalmente ignorare l’altra metà del cielo».
Il caso delle scorse elezioni
La spinta a scendere in campo parte dalla provocazione del presidente uscente Maurizio Montobbio che, tre anni fa, dopo essere stato eletto, si rammaricava del fatto che non ci fosse nessuna donna in consiglio: «Per una denominazione che vede tante donne in veste di titolari, enologi, responsabili dell'accoglienza in cantina, mi spiace che nessuna di esse abbia deciso di impegnarsi nella gestione del Consorzio», scriveva in un comunicato stampa.
«Eppure – rivelano le neocandidate – era stato proprio lui a far capire ad una delle potenziali candidate che i giochi erano fatti e che quindi sarebbe stata inutile una candidatura in rosa. Cosa che l’ha spinta, suo malgrado, fare un passo indietro. Ad ogni modo, adesso siamo qua – dicono – ma non per fare la guerra agli uomini, bensì per lavorare insieme a loro».
Un sistema chiuso
Al centro del programma delle neocandidate c’è una maggiore trasparenza, una rete tra produttori e soprattutto l’obiettivo di arrivare ad ottenere un distretto biologico sul territorio (cinque su sette delle candidate, infatti, sono certificate bio).
«La sensazione», raccontano, «è che gli uomini abbiano più paura delle innovazioni e che, proprio per questo, abbiano timore del confronto con le donne. Lo status quo è la loro ricetta, mentre noi vogliamo rompere proprio quella dimensione sempre immobile. L’obiettivo è aiutare, le donne – non solo del Gavi - ad entrare in quel sistema e, soprattutto, aiutare gli uomini ad uscirne (dal sistema, non dal consorzio, sia chiaro!) per il bene di tutti». Una breve considerazione è d'obbligo: se invece di essere sette donne, fossero stati sette uomini, avremmo scritto la notizia? Chiaramente no. In questo caso non solo è un obbligo parlarne, ma ci troviamo davanti ad un unicum: una presa di coscienza che va al di là della singola candidatura e che per questo va raccontata. Almeno fino a quando non diventerà normalità.
L’appello a tutte le donne
D'altronde il Gambero Rosso lo ha denunciato in un recente articolo sul gender gap: se sempre più donne oggi sono a capo di aziende, sono ancora troppe poche quelle nei consigli di amministrazione dei Consorzi. In denominazioni come Prosecco Doc, Chianti Docg e Valpolicella sono praticamente pari a zero. Da qui l’appello delle sette produttrici a tutte le donne che lavorano nel vino (e non solo): «Non fatevi intimorire da questi ambienti molto chiusi. Candidatevi. Una sola donna non basta perché altrimenti rischia di sentirsi fuori posto o essere ignorata». Come sempre, l’unione fa la forza. Il fine ultimo è semplicemente quello di dare la propria visione delle cose e non dover subire le decisioni che vengono solo da una parte della barricata. «Anche all’interno dei consorzi servono idee nuove, freschezza e sensibilità femminile – concludono - In questo modo, da una parte le idee maschili, dall’altro quelle femminili, si può andare avanti in questa relazione di diversità e raggiungere traguardi importanti per tutti».