Non c'è pace in Oltrepò Pavese. Il distretto vitivinicolo lombardo sembrava incamminarsi verso un periodo di rilancio e di condivisione degli obiettivi ma nell'ultimo weekend è stato scosso dalle dimissioni di diverse aziende dal Consiglio di amministrazione presieduto da Francesca Seralvo (Tenuta Mazzolino), eletta lo scorso mese di marzo. A voltare le spalle ai vertici consortili sono state cinque imprese: Vinicola Decordi, Agricola Defilippi Fabbio, Azienda vitivinicola Vanzini, Società agricola Vercesi Nando e Maurizio e, infine, Losito e Guarini (società finita nell'occhio del ciclone dopo la puntata di Report su Rai Tre dello scorso febbraio dedicata al vino italiano). Un'uscita per certi versi roboante, dal momento che, in una nota diffusa ai mezzi di informazione, i produttori hanno rivolto diverse accuse e puntato il dito contro una gestione «poco trasparente», da parte della presidenza e di alcuni membri del Cda.
Le accuse: gestione opaca e interessi particolari
«Sono mesi che assistiamo a una gestione opaca e governata da logiche riconducibili a interessi particolari di qualche azienda - scrivono i cinque produttori - contrarie al rispetto dell’interesse collettivo di tutto il territorio che il Consorzio dovrebbe tutelare, dove è stato mortificato il ruolo del Consiglio di amministrazione, ridotto a mero luogo di ratifica di decisioni prese in altre sedi, e sono stati adottati provvedimenti che rischiano di portare verso un preoccupante dissesto finanziario». Le aziende dimissionarie hanno sottolineato di rappresentare oltre il 30% della produzione dell'Oltrepò tutelata dalle varie denominazioni. «Decisione sofferta - hanno dichiarato - che non avremmo voluto adottare, ma che diventa necessaria non solo per tutelare le nostre persone ma anche per dare un segnale inequivocabile sulla necessità di cambiare rotta».
Troppe domande senza risposta
I cinque produttori lamentano una situazione in cui, dopo il cambio ai vertici, ci sono state molte domande senza risposta, sono state ignorate contestazioni anche relativa a scelte importanti operate dal Consorzio: il cambio di direzione (non più affidata a Carlo Veronese), la verifica dello stato finanziario, il corretto utilizzo dei fondi per la promozione, l'adempimento di alcune deliberazioni assembleari. Inoltre, secondo le imprese, gli atteggiamenti adottati da presidente e da alcuni consiglieri «rischiano di compromettere la relazione con le istituzioni», come Ascovilo e Regione Lombardia. Poi l'ultimatum: «Se il governo del Consorzio non cambia indirizzo e non ritorna sui binari della correttezza formale e del rispetto delle regole statutarie, recuperando in primis il Cda alle sue prerogative, ci vedremo costretti a prendere ulteriori provvedimenti». L'avvertimento è relativo al fatto che le imprese fuoriuscite potrebbero essere decisive per consentire al Consorzio di mantenere le funzioni erga omnes e la rappresentatività, a cui si legano i fondi per la promozione e le attività di tutela.
La difesa della presidente Seralvo
Pronta la risposta del Consorzio di tutela che, tramite la presidente Seralvo, ha difeso il proprio operato ribadendo gli obiettivi di trasparenza, etica e lealtà tra tutti gli associati. «Il nostro impegno è rivolto a garantire una gestione trasparente, rispettosa delle norme di legge e focalizzata sull'interesse collettivo di tutte le categorie rappresentate dal Consorzio. Le aziende dimissionarie - si legge in un documento ufficiale diffuso dall'ente di tutela - rappresentano la sola fase dell'imbottigliamento di tutta la filiera, che rappresenta ora il vero focus di tutela e promozione del Consorzio, talune nemmeno presenti sul territorio e rappresentano in termini di rappresentatività della produzione Doc/Docg solo il 12,4 per cento». L'ente ha anche reso noto di essere al lavoro «per una forma più moderna e performante al Consorzio, con una nuova direzione volta alla valorizzazione della filiera e della qualità».
La mediazione della Regione Lombardia
Preoccupazione in Regione Lombardia per la vicenda Oltrepò Pavese. L'assessore all'Agricoltura, Alessandro Beduschi, è intervenuto immediatamente: «Quanto accade in queste ore all’interno del Consorzio deve essere il prima possibile oggetto di un confronto con le istituzioni. Ci attiveremo da subito per un confronto rapido e mi auguro risolutivo con i rappresentanti del settore vinicolo pavese». Lo stesso Beduschi ha annunciato l'intenzione di volersi recare nella sede di Torrazza Coste per «proseguire con l’ascolto e il sostegno, che da parte nostra non è mai mancato». La preoccupazione di Beduschi è legata soprattutto al momento positivo che il vino lombardo sta vivendo soprattutto sui mercati internazionali. «Dobbiamo ragionare come sistema: un sistema di cui l’Oltrepò è parte integrante».