È un derby toscano quello proposto dalla wine columnist del Wall Street Journal Lettie Teague. Anzi un derby tutto montalcinese. Brunello di Montalcino vs Rosso di Montalcino: prodotti nello stesso luogo, con lo stesso vitigno, dalle stesse cantine, ma con tempi diversi. Si chiede l’editorialista: “L’uno è considerato uno dei migliori vini al mondo, l’altro – il Baby Brunello – è un “also-run” (concorrente che non ce l’ha fatta; ndr). Ma è davvero così?”.
La risposta è già insita nella domanda. “Dopo aver assaggiato circa 15 rossi di Montalcino, penso che molti produttori siano riusciti a produrre vini simili al Brunello che costano molto meno”. Più volte Teague ribadisce nel pezzo (a partire dal titolo) che il Rosso di Montalcino per 30 dollari costituisce un’alternativa ai 100 dollari del Brunello, soprattutto per gli enoappassionati più impazienti e attenti al budget. Se il Brunello, infatti, richiede tanto tempo e tanti soldi, il Rosso non richiede troppo né dell’uno né dell’altro.
La risposta del Consorzio
Spinti da queste osservazioni, abbiamo riproposto il dualismo al presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci, che alla provocazione della giornalista ci ha risposto con serenità: “Siamo felici di vedere accomunato sul piano qualitativo il Rosso al Brunello, si vede che le imprese sono sempre più brave. Accomunarlo al fratello maggiore non è un problema, è un valore”.
Niente concorrenza sotto lo stesso tetto, dunque. Tra l’altro da qualche anno, il Consorzio ha deciso di creare proprio per il Rosso un evento ad hoc: Red Montalcino che si svolge in estate, mentre al Brunello è dedicata l’Anteprima di novembre (quest’anno dal 17 al 19).
“Sono due vini complementari” continua Bindocci “e lo saranno anche in futuro. I produttori di Brunello sono ovviamente gli stessi del Rosso, e sanno meglio di noi che il rischio non si pone, perché i tratti distintivi sono altrettanto evidenti e non riguardano solo le tecniche produttive ma anche la percezione dei consumatori nei confronti di entrambi i prodotti”.
Spunta l’idea di riaprire l’albo del Rosso
Tuttavia, qualcosa bolle in pentola. Le richieste di Rosso potrebbero spingere il Consorzio a scelte importanti per il futuro. Nella piramide rovesciata della denominazione il Rosso esprime in media tra 3,5 e 4,2 milioni di bottiglie l’anno e solo nel 2022 la domanda è cresciuta del 20%, sia in Italia che all’estero. Da qui l’idea: “Ci stiamo interrogando se non sia giunto il momento di riaprire l’Albo del Rosso: in un contesto di crescita della domanda è forse necessario aumentare la massa critica della Doc per evitare che i clienti si rivolgano altrove, visto che non sussiste scarsità di prodotto. È un passaggio importante, del quale discuteremo serenamente con i soci”. Una scelta sicuramente non scontata all’interno di un Consorzio molto conservativo rispetto al potenziale produttivo: da 26 anni non viene toccato il numero di ettari vitati del Brunello di Montalcino ed è consuetudine diminuire volontariamente ogni anno le rese previste.
Tornando al Wall Street Journal, quindi, se le cose andassero come auspicato dal Consorzio, non sarebbero solo tempo e soldi a segnare il vantaggio del Rosso sul Brunello, ma anche la disponibilità di prodotto. Il derby è appena iniziato.