È innegabile che la vendemmia 2016, accolta dalla critica mondiale come una delle migliori del nuovo millennio, ci abbia spinto ad attribuire il prestigioso premio di Rosso dell’Anno al Barolo Ornato 2016 di Pio Cesare. Cionondimeno l’Ornato ha fatto la figura del fuoriclasse tra i 25 Barolo 2016 che hanno ottenuto i Tre Bicchieri nella guida Vini d'Italia 2021. Il nostro premio ricompensa una prestigiosa denominazione, che ha saputo conquistarsi il riconoscimento internazionale, un’annata eccezionale e soprattutto una famiglia che ha fatto la storia del vino italiano. Visitare le antiche cantine Pio Cesare – costruite nel ‘700 usando come fondazioni le mura romane di Alba Pompeia – significa respirare la storia. In un salone ti imbatti nelle foto delle cinque generazioni che hanno guidato l’azienda, da Cesare Pio che nel 1881 la fondò fino a Pio Boffa attuale proprietario e persino della giovanissima Federica Boffa. Già a inizio ‘900 Pio Cesare collezionava le medaglie vinte nelle esposizioni internazionali e le sue bottiglie erano presenti nei principali mercati mondiali.
Malgrado la volontà di produrre grandi vini non abbia mai abbandonato la famiglia, fortemente legata alla tradizione, la nascita dell’Ornato nel 1985 fu un parto lungo e difficile. Il raffinato e potente Ornato 2016, che ha una trama tannica fitta ma progressiva e un finale persistente e aristocratico, nasce solo dai filari piantati nella parte più alta della collina, cosicché da un vigneto di 6,5 ettari di nebbiolo da Barolo sono state imbottigliate circa 10mila pezzi.
Buongiorno Signor Boffa, cosa rappresenta per voi, che un secolo fa conquistavate medaglie nei concorsi internazionali, questo premio?
Sono molto orgoglioso del riconoscimento attribuito al Barolo Ornato 2016 e quindi alla mia famiglia. Sono felice di ricevere l’attestato di Rosso dell’Anno, che oltre a premiare la qualità del nostro vino, dà lustro al lavoro svolto dalle generazioni che mi hanno preceduto e stimola quella che mi succederà a fare sempre meglio. Inoltre, questo premio ha oggi una valenza tutta particolare, perché la concorrenza è sempre più agguerrita. La qualità dei rossi italiani è cresciuta molto e le aziende che lavorano bene sono sempre più numerose.
Cosa rappresenta per Pio Cesare il Barolo Ornato e perché è così importante per voi?
Per noi il Barolo Ornato, dalla sua prima annata di produzione nel 1985, ha avuto un significato tutto particolare; è stato il primo Barolo della nostra famiglia, dopo più di un secolo di storia, proveniente da un singolo vigneto.
Quale è la sua genesi?
All’inizio degli anni ’70, sotto la spinta di Luigi Veronelli, sono apparsi i primi Barolo e Barbaresco con indicazione del cru. Per la tradizione, alla quale da sempre la Pio Cesare si rifà, il Barolo nasce da un blend di vigneti. L’aggiunta del Barolo Mosconi a trent’anni dall’Ornato non è da considerare come un ripensamento. Al contrario siamo ancora saldamente legati alla tradizione.
Ha mai rimpianto di avere creato l’Ornato?
No, perché mi ha comunque permesso di parlare di Barolo, spiegando come l’Ornato ha caratteristiche diverse ma non per forza superiori al blend. Quel vino nacque anche per dimostrare che un monocru poteva eguagliare per qualità un Barolo frutto di un equilibrato assemblaggio.
Quali altri Barolo da singolo vigneto avete aggiunto all’Ornato?
In realtà il primo vigneto importante che l’azienda acquistò fu nel 1974 un appezzamento nel Bricco di Treiso dove compravamo l’uva da cinquant’anni. Lo facemmo senza l’idea di vinificarlo separatamente. Il Barbaresco Il Bricco nacque solo molto più tardi, con la vendemmia 1990. Il terzo cru che decidemmo di imbottigliare da solo è stato il Barolo Mosconi 2015. Ho sempre avuto una grande passione per quell’angolo del territorio di Monforte d’Alba. In ognuna delle tre situazioni solo una piccola parte dei cru in questione è destinata alle selezioni. Come sempre, una buona parte del raccolto viene usata per il blend del Barolo o del Barbaresco.
Prenderete ancora vigneti per altri Barolo da singolo vigneto?
No, non credo che compreremo vigne di Barolo per fare altre selezioni, ma nulla vieta di usare qualche altro appezzamento di proprietà per fare un altro Barolo o Barbaresco single vineyard.
Ha in mente altri progetti per il futuro?
L’ultimo progetto che mi sento di portare avanti riguarda il Tortonese e l’uva timorasso. Qualche anno fa rimasi strabiliato da un timorasso invecchiato prodotto da Franco Martinetti e quando si è presentata l’occasione di entrare in possesso di terreni da impiantare, non ho esitato un attimo. In attesa che i nostri vigneti entrino in produzione, abbiamo iniziato a vinificare con splendidi risultati uve acquistate. Ma siccome i tempi della vigna e del vino sono lunghi, questa sarà veramente la mia ultima scommessa prima di passare il testimone alla quinta generazione, mia figlia Federica Boffa e mio nipote Cesare Benvenuto.
Sente la responsabilità di essere uno dei nomi storici del Barolo?
No, non posso dire di sentire questa responsabilità, però sono contento di ciò che abbiamo fatto in quasi 140 anni di storia. L’azienda fu fondata nel 1881 dal mio bisnonno e da allora è sempre appartenuta alla nostra famiglia. Sono orgoglioso di vedere che dopo aver portato per il mondo il Barolo, quando la denominazione non esisteva ancora e quando i confini non erano ancora stati delimitati, possiamo ancora dire la nostra dopo oltre un secolo.
Pio Cesare - Alba CN - via Cesare Balbo, 6 - 0173 440386 - https://www.piocesare.it
a cura di Gianni Fabrizio
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