Nuova inchiesta di Report sul vino. Dito puntato contro enologi e Doc, si salvano solo i vini naturali

16 Feb 2024, 16:34 | a cura di
Nella puntata che andrà in onda il 18 febbraio, la trasmissione di Raitre è quasi tutta incentrata sull'omologazione del gusto. Nel mirino l'uso di lieviti selezionati e mosti concentrati

Vino italiano di nuovo nel mirino di Report. Dopo la puntata dedicata ai “Piccoli Chimici”, la nuova inchiesta, che andrà in onda domenica 18 febbraio alle 20.55 su Rai 3, torna ad affrontare la questione di cosa c’è davvero dentro ad una bottiglia di vino rispetto a quel che viene dichiarato in etichetta.

Il servizio di Emanuele Bellano, che era già stato annunciato dal Gambero Rosso, è stato in parte registrato a Wine&Siena e punta il dito contro mosti concentrati e lieviti aggiunti che finiscono per creare dei vini standardizzati. La domanda da cui parte l’inchiesta è “cosa resta del vero vino dei territori, se con lieviti e aggiunte si possono ottenere vini uguali e prestigiosi anche se provenienti da parti del mondo diverse”?

Lieviti selezionati e multinazionali sotto accusa

Per rispondere a questa domanda, sono stati coinvolti i produttori di vino naturale e anche il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella, che, come spiega al Gambero Rosso, si è limitato a spiegare quale sia il ruolo dei lieviti nella produzione di vino. Per portare avanti la tesi di vini fin troppo omologati, Report si affida al giornalista e produttore naturale Piero Riccardi: «Si sta diffondendo questo meccanismo per cui un Sauvignon prodotto in Australia o prodotto in Francia o prodotto in Sicilia risultano uguali” dice ai microfoni della trasmissione “Il terreno non è più influente, non ha più importanza. Perché tu sai che a quel Sauvignon devi tirare fuori quei sentori che il consumatore ritroverà».

Nel mirino anche le Commissioni di degustazione delle Doc

Sotto accusa ci sono anche le Commissioni di degustazione che, secondo la tesi portata avanti da Riccardi, finiscono per escludere tutti quei vini – per lo più naturali e soggetti a fermentazioni spontanee – che non rispondono a certi standard previsti per le Doc.
In questo modo, quindi, insieme alla standardizzazione del gusto, le “lobby del vino” finirebbero per favorire anche le multinazionali che vengono lieviti, mosti concentrati e tutto quanto serve per omologare i vini.
A distanza di due mesi dalla prima puntata, il mondo del vino torna a tremare e a riflettere. Soprattutto sull’enorme importanza che il vino naturale sta ormai assumendo nel comparto. O per lo meno nei servizi firmati Report.

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