Vini annacquati, lieviti selezionati e standardizzazione del gusto. Report torna a bussare alla porta del vino brandendo una mazza da muratore. La puntata andata in onda domenica 18 febbraio ha riacceso i riflettori nazionali sul mondo della viticultura, generando un nuovo dibattito tra il pubblico e gli addetti ai lavori (come giร successo a dicembre). Tra i temi trattati quello dei lieviti, dipinti come componenti chimici per migliorare il vino e colpevoli dell'omologazione dei sapori. Ne abbiamo parlato con Andrea Gori, sommelier e giornalista.
Andrea Gori, i lieviti quanto possono influenzare il vino?
I lieviti sono agenti che trasformano zuccheri in alcol. Durante la fermentazione poi, fanno evolvere delle componenti giร presenti sotto forma di molecole nellโuva. In generale la loro influenza sui vini rossi non รจ cosรฌ marcata, mentre sui bianchi possono influire un poโ di piรน. Detto questo, non aggiungono niente che non ci sia giร , ma esaltano al massimo alcune di queste componenti aromatiche.
Report ha fatto riferimento a cataloghi di lieviti che promettevano di conferire al vino aromi specifici. Quanto cโรจ di vero?
Si puรฒ dire che raramente la funzione dei lieviti รจ neutra rispetto agli aromi di un vino, ma non รจ nemmeno cosรฌ determinante. Far passare lโidea che a qualsiasi uva puoi dargli il profumo che vuoi รจ sbagliato. Molti cataloghi poi esagerano sul risultato finale: รจ un modo per pubblicizzare e cercare di vendere piรน prodotto.
Cosa ne pensa dellโenfasi sullโuso dei lieviti indigeni presenti sullโuva?
Il lievito sta sulle uve รจ vero, ma quando le porti in cantina, quei lieviti vengono โridimensionatiโ. Quelli presenti sugli acini non sempre sono in grado di dare un tratto di originalitร al vino: va visto cosa succede in cantina, e cioรจ se sopravvive a quelli presenti nel locale dove esistono intere famiglie di lieviti che diventano dominanti durante la fermentazione. In un ambiente asettico si potrebbe arrivare ad avere un vino piรน originale grazie a questi lieviti indigeni delle uve, ma entrando spesso in competizione con quelli in cantina, dopo poche ore muoiono, perchรฉ meno resistenti. ร un sistema che non si puรฒ semplificare come viene presentato nella puntata.
Il lievito della vigna, poi, molte volte, non รจ capace a portare a termine la fermentazione. Diventa un problema se la mia azienda ci vuole campare con il vino. Questo spiega perchรฉ molte cantine usano quelli selezionati. Non per fare โil piccolo chimicoโ, ma per avere un reddito. Paradossalmente se si prendessero uve dalla stessa vigna e le portassi in due cantine differenti otterremmo vini molto diversi: sarebbero quasi piรน simili due vini ottenuti in una stessa cantina ma da uve provenienti da vigneti diversi.
Qual รจ la sua opinione rispetto ai lieviti selezionati?
Questi lieviti vanno pensati non come Ogm o fabbricati in laboratorio. Sono i migliori lieviti presi dalla natura e fatti moltiplicare. Un poโ come scegliamo le mucche, maiali, cavalli in base al lavoro e la carne. Lโaltro aspetto da mettere in evidenza รจ il mito del lievito indigeno, del naturale ecc. Lo capisco, e trovo giustissimo perseguire lโoriginalitร del vino, ma bisogna pensare anche a terminare un lavoro e dargli un prezzo. Quanto vuoi pagare il vino: 25-30 euro? Allora dโaccordo, solo naturalitร , pratiche meno invasive possibili, zero chimica, lieviti indigeni, ma questo avrร un costo elevato per coprire rischi. Se vogliamo pagare un euro al litro, lรฌ si entra nella industrializzazione e tocca accettare una serie di compromessi. In questโultimo schema i lieviti selezionati sono il male minore.
Parlando del vino โfabbricatoโ con questi lieviti selezionati cosa ha da dire rispetto a quanto mostrato nella puntata?
Si puรฒ intervenire sugli aromi, come sul colore, ma sul gusto si puรฒ fare ben poco. ร molto meno alterabile, falsificabile. La pienezza, la pulizia, la lunghezza sarร molto difficile introdurla. Varrebbe esplorare e approfondire a livello di scuola e comunicazione la sua importanza. In unโespressione come โche bel vino secco!โ non si sta dicendo solo โniente zuccheriโ, ma che ha un palato fresco, teso, pulito, disteso. Le scuole si sono un poโ appiattite sugli aromi.
Il vignaiolo Piero Riccardi parlava di standardizzazione dei vini a livello di denominazione. ร un rischio reale?
Le commissioni fanno un buon lavoro per il consumatore che ritrova nel bicchiere quanto va cercando e quanto si aspetta da un particolare denominazione. Riguardo allโaspetto che un vino venga penalizzato se molto diverso dagli altri possiamo vederla con questโottica: dal punto di vista consumatore รจ giusto. Se sullโetichetta cโรจ scritto Soave, Orvieto o Barolo e trovo qualcosa di molto diverso dallโidea che ho in testa di quel vino non รจ una cosa positiva, perchรฉ รจ fuori da quello che mi aspetto. Dโaltronde se io voglio assaggiare lo stile, lโinterpretazione di una cantina, il suo essere diverso รจ sicuramente un pregio, e in molti casi questa diversitร viene premiata dal pubblico. Va poi sottolineato che la dicitura Doc e Docg riguardano una garanzia di provenienza, non un gusto o un profumo. Piero ha perรฒ ragione da un punto di vista: le commissioni si sono appiattite sul gusto. Ma va detto che si sono formate e nate storicamente per distinguere quei vini non adatti o comunque con difetti evidenti, oggi รจ un mondo piรน vario, fatto di produttori che ricercano la freschezza, la lunghezza, la longevitร , lโimmediatezza.
Originalitร e modello standardizzato, quindi, possono essere due mondi che si rivolgono a due consumatori diversi?
Certamente. In tutto il mondo una standardizzazione รจ importante. Un Riesling, un Sauvignon, devono avere quei caratteri, ma ogni nazione ha le sue sfumature. Stessa cosa vale per le denominazioni: se leggi "Chablis" in etichetta, il vino deve avere quei tratti tipici. ร anche utile anche ai produttori. Basta pensare al Pinot grigio che produciamo e vendiamo nel mondo come esempio. Si parla di circa di 250 milioni di bottiglie e queste devono avere quei sentori riconoscibili, altrimenti non si vendono, ma tra questi numeri ci saranno anche le sfumature dei singoli produttori. Non ci vedo grande scandalo, la grande distribuzione si รจ sempre basata su questo.
Cosa ne pensa dei servizi di Report?
Report fa male al pubblico generico, ma bene a noi comunicatori, degustatori, ecc., perchรฉ ci fa riflettere su come dovremmo comunicare determinati aspetti, e vigilare. ร perรฒ un format televisivo, quindi parte da una tesi e cerca, trovandole, le prove per avvalorare il punto di partenza. Non รจ il mezzo giusto per approfondire un argomento. Per quanto riguarda il vino, la trasmissione sfrutta la sua sacralitร , lโimportanza culturale e fa un poโ di populismo.
Sono convinto che molti ormai penseranno che nel mondo del vino sia tutto taroccato, ma la veritร รจ unโaltra. In ogni azienda cโรจ un protocollo da seguire, cosรฌ come non si puรฒ mettere alta qualitร , originalitร , e prezzo basso nella stessa equazione. In una bottiglia da 5 euro non puoi pretendere tutta la poesia che vuoi. Perรฒ questo non veniva fuori in maniera evidente. Come il fatto che se con il vino devi produrre un reddito, devi fare compromessi con la poesia, se invece lo fai come hobby, tutta la poesia che vuoi. Molte cose sono meno scandalose di quello vogliono far passare. Pensa al vino a cui รจ aggiunta acqua: negli stati uniti il watering รจ permesso. Guardando al futuro, con il cambiamento climatico, o ci rassegniamo a un grado alcolico molto alto o potremmo trovare delle soluzioni, e aggiungere acqua per abbassare la gradazione potrebbe apparire una sofisticazione meno grave di quello che potrebbe sembrare.