La ripresa c’è e si consoliderà da qui a fine anno. Dopo una flessione del 4,1% nel 2020, con margini e utili che si sono ridotti sul 2019, il business dei big del vino Made in Italy è previsto in recupero in questo 2021 per un 3,5% complessivo, spinto dalle vendite estere (+4,6%), con maggiore potenziale di crescita in Cina, Canada e Giappone.
Il quadro emerge da Vino e Spirits, primo report congiunto di Mediobanca, Sace e Ipsos, basato sulle società italiane sopra 50 milioni di euro di ricavi, da cui arrivano segnali di ottimismo anche per il settore spirit, che ha perso l’1,7% nel 2020 (Ebit da 15,9% a 11,8% e risultato netto da 11,6% a 8%) ma che dovrebbe registrare un rimbalzo del 5,7% (con una stima a +4% per l’export). L’indagine è stata allargata alla dimensione dei consumi in uno scenario post pandemico, in cui si intravedono profondi cambiamenti strutturali: dalla ricerca della naturalezza (un bevitore italiano su 4 si dice “bio-fan”) all’attenzione alle calorie delle bevande alcoliche, dal crescente peso del food&wine delivery (ribattezzato “home-trade”) all’attenzione al prezzo e ai formati alternativi al vetro (+5,8%).
Top performer: si conferma Cantine Riunite con Giv, balzo per Iwb
La pandemia ha provocato alcuni scossoni in testa all’attesa classifica per ricavi di Mediobanca, basata sui bilanci e sui questionari alle imprese. Tra i primi brand, alla voce fatturato, si conferma leader il gruppo Cantine Riunite-Giv, con 581 milioni di euro (-4,4% sul 2019), seguito dall’altra cooperativa romagnola, Caviro, con 362 mln di euro (+10%). Terzo posto, in salita, per la Casa Vinicola Botter (230 mln, +6,4%) che supera la toscana Antinori (215 mln di euro per effetto di un -12,5%). Seguono la trentina Cavit (210 mln di euro, +9,6% sul 2019), le piemontesi Fratelli Martini (208 mln di euro, +1,1%) e Italian wine brands in salita dall’11° posto al 7° (204 mln, +29,7%) e la veneta Enoitalia con un +0,8% nei ricavi, a 201 mln di euro; chiudono la classifica Mezzacorona (193,6 mln, +3,7%), Casa Vinicola Zonin (178,3 mln dopo un -9,3%) e Santa Margherita (172 mln, con -9,2% sul 2019).
Antinori in testa per redditività
Considerando gli incrementi di fatturato del 2020, Italian wine brands, quotata all’Aim di Borsa Italiana, domina con un +29,7%, seguita da Contri Spumanti (+13,8%), Caviro e Mondodelvino entrambe a +10%; poi Cavit (+9,6%) e La Marca (+8,7%). Chiudono la classifica il +6,4% di Botter e il +5,7% di Schenk Italia. Alla voce redditività (ovvero il rapporto tra il risultato netto e il fatturato), nel 2020 la testa della classifica è detenuta da due società toscane più una veneta: Antinori (26%), Frescobaldi (24,5%) e Santa Margherita (24,2%). Da sottolineare che l’acquisizione di Iwb su Enoitalia, annunciata a metà giugno, fa nascere un player vitivinicolo da circa 405 milioni di euro: il secondo per fatturato e il primo gruppo italiano privato (non cooperativo). Tra le novità 2021, anche l’ìngresso del fondo di private equity Clessidra nel capitale di Casa vinicola Botter e di Mondodelvino, per un giro d’affari aggregato di 353 milioni, che ne fa il quarto produttore italiano nel 2020, dietro il Gruppo Caviro.
Le regioni non hanno avuto gli stessi risultati con alcune realtà, storicamente vocate all'esportazione, che hanno risentito molto del calo dell'export, e altre meno. Mentre, sul fronte interno, è stato registrato un cambiamento nei consumi e nelle abitudini degli italiani: dai modelli di acquisto, divisi tra grande distribuzione, che rimane sempre il primo canale di vendita, enoteche e online (vera protagonista del commercio di vino dell'ultimo anno e mezzo, che non si potrà più trascurare), alle fasce di prezzo (con l'indebolimento della fascia media), alle tipologie (con una differenza importante di risultati tra vini frizzanti e fermi), aprendo finestre importanti anche ai contenitori diversi dal vetro. Di tutto questo parliamo nel dettaglio sul Tre Bicchieri dell'8 Luglio.
a cura di Gianluca Atzeni