Registro telematico. Ecco perché alle cantine serve più tempo

5 Apr 2017, 08:30 | a cura di

Non solo cantine e consulenti. Anche le aziende informatiche sono coinvolte nella dematerializzazione del mondo vitivinicolo. Ecco come funzionano i software che hanno messo a punto e quanto costano. Ma soprattutto ecco perché entro il 30 aprile non si potrà digitalizzare tutto il settore.


Il ruolo delle software house nella dematerializzazione

Registro telematico, quanto ci costi? È questa la domanda che molti produttori si stanno facendo, mentre il cronometro della dematerializzazione continua a scorrere inesorabile, segnando meno un mese al 30 aprile: data entro cui (salvo ulteriori proroghe, a questo punto molto probabili) tutti i produttori dovranno adeguarsi. Avevamo già affrontato il tema dal punto di vista delle cantine e dell'Icqrf, ma c'è un terzo attore fondamentale in questo passaggio al digitale: le software house. Ovvero coloro che si sono rapportate al Mipaaf in questi mesi di sperimentazione, potendo contare su una fase di debug, e che hanno quindi progettato dei sistemi ad hoc che si interfacciano con il sito del Sian, permettendo alle cantine inmolto meno tempo (e con qualche investimento economico in più) di essere in regola con quanto previsto dal decreto Campolibero n. 293 del 20 marzo 2015. Tra l'altro, il supporto di un programma di gestione, rispetto alla compilazione direttamente dalla piattaforma Sian, presenta un ulteriore vantaggio: una dilatazione dei tempi di trenta giorni. Quelli necessari ai sistemi di gestione per elaborare i dati e sincronizzarsi, infine, alla piattaforma ministeriale.

 

Le aziende coinvolte

Tra i soggetti in questione ci sono aziende storiche già focalizzate su vino o comunque sull'agroalimentare, ci sono gruppi di consulenza che hanno aggiunto all'offerta anche il pacchetto Sian (assumendosi anche le eventuali sanzioni dell'errata compilazione, com'è il caso di Codivin) o grandi software company che hanno visto nella nuova normativa vitivinicola una possibilità di fare business. Oggi sono loro stesse a interrogarsi sulla capacità delle singole cantine di poter gestire, senza l'apporto di software o consulenti ad hoc, il passaggio al digitale tramite il solo accesso al Sian. E se da una parte ci dicono, all'unanimità, che la dematerializzazione è una grande opportunità per il settore, dall'altra non nascondono che le difficoltà incontrare lungo il cammino sono state molteplici: da ultimo le nuove modifiche rilasciate dal Sian solo nei giorni scorsi, dopo mesi di confronti e di richieste in tal senso dall'associazione di categoria Assosoftware (vedi dopo).

 

Le problematicità già emerse

Partiamo da uno dei leader di mercato: la software house di Torino, Sistemi (30 mila clienti, 274 dipendenti, 40 anni di esperienza), il cui referente per il settore vino, Massimo Marietta, è anche il coordinatore della categoria al tavolo di confronto con il Ministero. “Quello del Mipaaf” dice “è un progetto ambizioso e complesso ed era prevedibile che lungo il cammino arrivassero diverse modifiche da apportare. Tuttavia i nuovi aggiornamenti hanno risolto una serie di criticità ma ne restano ancora di aperte”. Quali sono? “Per esempio, la gestione del pregresso per poter lavorare in continuità con quanto comunicato sul registro telematico fino ad ora. Ovviamente adeguare i software in poco tempo di per sé non rappresenta un problema, ma aggiornare i clienti in tempi brevi, nella fattispecie trenta giorni, potrebbe esserlo”.

Non è l'unica problematica emersa in questi mesi ai tavoli di confronto con tutta la filiera, così come ci ricorda lo stesso Marietta: “Il passaggio al registro telematico ha digitalizzato e messo in chiaro l'interanormativa italiana del vino, con tutte le casistiche possibili, tradotte in valori, codici, tabelle. Tutto fattibile dal punto di vista tecnico, più complesso l’aspetto interpretativo: si tratta di diffondere una nuova cultura normativa legata al vino, e non è una mera questione tecnica ma una questione applicativa che coinvolge anche consulenti enotecnici, associazioni di categoria e gli stessi enti istituzionali”.

 

La vendemmia: il vero banco di prova

Ma cosa bisogna prevedere nei prossimi mesi? “Altro quesito a cui a oggi è impossibile rispondere è cosa succederà con la prossima vendemmia: di fatto nessuno ha potuto testare il sistema durante la fase di trasformazione del prodotto, che sarà la vera sperimentazione sul campo del registro telematico. I nostri software sono pronti, certo servirà verificare l’impatto sul Sian anche nella fase di vendemmia”.

Qual è stata, invece, la risposta delle aziende vitivinicole in questi mesi di adeguamento? “La risposta è stata in linea con le aspettative” dice Marietta. “Sistemi oggi ha oltre 500 clienti nel mondo vitivinicolo, ai quali propone una soluzione completa e modulare (Sistema Enologia), con la possibilità di scegliere se acquisire solo la parte telematica, con un canone di utilizzo di poche decine di euro al mese, o attivare un progetto di informatizzazione più ampio che può riguardare la campagna, la cantina, la commercializzazione e l’amministrazione, con una spesa - va da sé – commisurata ai processi gestiti”.

 

Come cambia la figura del consulente

Con la dematerializzazione” conclude il responsabile di Sistemi “vediamo un’interessante opportunità di supportare le aziende del vino nella riorganizzazione dei loro processi in ottica di maggiore efficienza. Questo ha rivitalizzato il mercato del software gestionale specializzato nel settore enologico: clienti di vecchia data hanno integrato la soluzione già in utilizzo con la nuova gestione dei telematici e molte aziende che utilizzavano software obsoleti hanno scelto di investire in una soluzione organizzativa integrata, come la nostra”.

Per quanto riguarda l'altro versante? “Dall'altra parte si è mosso il mercato dei consulenti: anche loro hanno dovuto affrontare questo importante cambiamento, e aggiornare gli strumenti di lavoro. Di fatto la dematerializzazione avvicina ancora di più queste figure professionali all'attività di cantina e a tutto il processo organizzativo e produttivo”.

Insiste sul ruolo dei consulenti anche Marco Battaglia, amministratore delegato di Jsotftware srl di Grosseto: “Credo che per un'azienda mediautilizzare la piattaforma del Sian, senza software appositi o senza esperti della materia sia molto complicato. Molti, infatti, preferiscono rivolgersi a dei consulenti. Figure, queste, cheprima guardavano ai software gestionali come a delle minacce, e che adesso, a loro volta li comprano e utilizzano. Per questo, nel pacchetto che proponiamo abbiamo creato anche delle versioni multi soggetto, con la possibilità finale per gli stessi tecnici di emettere fattura a fine prestazione”.

La soluzione brevettata dal gruppo toscano si chiama da J-Mipaaf vino, anche qui un sistema modulare:il programma può, quindi, essere utilizzato come semplice data entry fino a diventare gestionale. E anche qui i costi sono variabili: dai 200 ai 1000 euro per il solo data entry, cui bisogna aggiungere il canone annuo (circa il 20-25% del prezzo). Nel caso di gestionali veri e propri, invece, si parte dai 3 mila euro fino a 15 mila. Al momento le cantine che hanno già comprato il pacchetto J-Mipaaf sono più di 200, cui bisogna aggiungere le altre strutture (quasi un centinaio) che hanno comprato il prodotto finito e lo rivendono con il loro marchio e la propria assistenza. “A un mese dal termine ultimo per mettersi in regola” rivela il nostro interlocutore “mancano ancora diverse cantine all'appello, ma è un atteggiamento tipico italiano, per cui non ci sorprenderebbe un boom di richieste a partire dal primo maggio”.

 

Il precedente: la digitalizzazione per l'export

Guardando al passato, lo stesso Battaglia ci ricorda come non sia la prima volta che l'agroalimentare si trova alle prese con passaggi epocali legati alla digitalizzazione. Era il 2011 quando entrava in vigore la Direttiva 118/2008/EC, ovvero l'obbligo per tutti gli Stati membri di aderire all'Emcs, un sistema informatizzato, che mandava in pensione il vecchio documento cartaceo di accompagnamento. “Quello per il nostro gruppo fu il primo banco di prova”ci dice“E anche in quel caso, nelle fasi iniziali, si brancolava nel buio. Poi il passaggio è stato abbastanza naturale. E allora come oggi, noi sviluppatori finiamo per diventare dei consulenti, degli intermediari tra aziende e legislatori, se non addirittura interpreti delle norme. Non di rado ci è capitato di interfacciaci con funzionari di uno stesso ufficio che interpretavano in modo differente la stessa normativa”.

Ha iniziato a “frequentare” il settore agroalimentare con il sistema accise, anche Taweb, la software house con sede ad Avezzano, che nasce nel 1992 per la gestione del settore petrolifero, per poi continuare il suo percorso anche in altri ambiticon l’attribuzione del marchio IBM Business partner. “Per adattarci al sistema vino” ci spiega Marcello Gallese abbiamo semplicemente adattato al vino i nostri gestionali. Lavoriamo per lo più in cloud - ma offriamo anche soluzioni su licenza – in modo che il sistema risulti accessibile da qualunque piattaforma, senza problemi di salvataggio. Molto congenito, ad esempio, ai consulenti, che possono, così, gestire più aziende a distanza. Dal canto nostro, una volta che il cliente ha firmato il contratto, gli forniamo le credenziali e prepariamo l'ambiente in cui andrà a lavorare. Per iniziare normalmente bastano quattro ore di formazione. Dove possiamo, andiamo anche a domicilio”. Poi, come con gli altri programmi, avviene la sincronizzazione al portale ministeriale, che può essere fatta manualmente, o in automatico, scegliendo precedentemente la tempistica. Il tutto supportato da un sistema di tracciabilità per registrare i tentativi di collegamento al Sian, nel caso quest'ultimo non funzionasse. La forbice di prezzo per il prodotto di Taweb va dai 590 euro ai 2800 annuali, mentre i codici Icqrf già lavorati sono circa un migliaio, tra quelli di singole cantine e quelli che fanno capo ai consulenti. “Il problema è che ci si sta attardando un po' troppo” continua “le prime vendite concrete sono arrivate a novembre e prevediamo che molte arriveranno nelle prossime settimane, proprio sul gong. Mentre c'è chi spera ancora in un'ulteriore proroga. Ovviamente i tempi così stretti potrebbero causare dei piccoli problemi di gestione, soprattutto nel seguire tutte le cantine. Ma noi siamo pronti”.

 

Il progetto troppo ambizioso del Mipaaf

C'è poi chi, in tempi non sospetti, aveva già puntato sulla digitalizzazione dell'agricoltura, com'è il caso - lo dice anche il nome stesso - della cesenate Agronica. “Da sempre proponiamo soluzionisoftware per la gestione del vigneto, della cantina e della contabilità” dice l'amministratore Valerio Raggi un autentico erp all-in-one per le aziende. Da cinque anni abbiamo registrato i primi brevetti e adessol'arrivo del registro telematico è andato a modificare solo il nostro approccio tecnico per poterci interfacciare con il Sian: è stata una sorta di completamento della piattaforma”.

Anche in questo caso le soluzioni, quindi, sono molteplici e corrispondono a diversi moduli, mentre il target è alquanto variegato. “Il target migliore” continua Raggi “è quello delle cantine mediamente strutturate, perché difficilmente le piccole percepiscono il vantaggio di una piattaforma integrata. In generale, comunque, l'approccio del vino italiano alla digitalizzazione è stato un po' scompigliato: c'è chi non ne ha voluto sapere nulla e si è rivolto a consulenti, c'è chi si è dotato di software esclusivamente legati alla compilazione dei registri, e poi ci sono i nostri clienti storici che sono andati in continuità, o ancora i nuovi arrivati che hanno accolto la nostra proposta, cogliendo soprattutto l'opportunità della dematerializzazione. Facendo un bilancio, posso comunque dire che non c'è stato il boom post-registro che ci si poteva aspettare”. Ad oggi, sono in circa 300 ad aver utilizzato il software Agronica per la compilazione del registro telematico, mentre le soluzioni proposte variano dai 2 mila euro fino ai 30 mila, anche qui in base alle esigenze e alla struttura aziendale.

Domanda d'obbligo: entro il 30 aprile, riusciranno “i nostri eroi”? “Senz'altro quello del Sian non è un sistema semplice” conclude il responsabile Agronica“forse il Mipaaf ha chiesto troppo in modo troppo ambizioso.Tuttavia noi, dal canto nostro, ce la stiamo mettendo tutta per gestire questa complessità. Siamo fiduciosi”.

 

Il ruolo da intermediario di Assosoftware

In questo passaggio epocale per il mondo vitivinicolo, fondamentale è stato il ruolo di Assosoftware, associazione aderente a Confindustria,scelta dal Mipaaf come referente istituzionale e intermediario tra lo stesso ministero e le software house. “Sono state una ventina le aziende che hanno seguito tutta la difficile fase di sperimentazione seguita passo passo dalla nostra associazione anche tramite un forum di supporto” dice il direttore generale Roberto Bellini. “È stato un lavoro enorme che ha anche presupposto grossi investimenti dalle stesse software house, che adesso sperano di poter rientrare nei costi”.

Ma ancora non è finita e Bellini non nasconde le difficoltà incontrate nel percorso:“Prima di tutto da un punto di vista tecnico, dove il problema è a monte, generato dalla poca flessibilità del sistema normativo. Noi avevamo chiesto al Mipaaf meno vincoli. Un esempio su tutti: per ogni operazione è necessario seguire una logicadifferente. Non si possono caricare tutti i dati e mandarli al Sian, perché quelli che non riguardano l'operazione specifica vengono conteggiati come errori, invece di essere ignorati come avevamo auspicato. Errori che ricadono, e sono già ricaduti, sugli stessi sviluppatori, sia in termini di tempi, sia di oneri. L'altro problema è sulla tempistica: solo pochi giorni fa sono arrivate le ultime modifiche che avevamo concordato col Sian per gennaio scorso. Adesso bisognerà fare tutte le revisioni del caso e testarle entro un mese”.

In quest'ottica uno slittamento dei termini al 30 giugno, come richiesto da più parti, non sembrerebbe insensato, sebbene l'ad di Assosoftware ci tiene a specificare che “da un punto di vista logistico l'estate non sarebbe il periodo migliore, vista la vicinanza del momento più impegnativo dell'anno per le cantine, ovvero la vendemmia. Forse sarebbe meglioposticipare all'autunno. Ma” sottolinea “noi ci occupiamo degli aspetti tecnici,il resto lo decida il settore vino. Senza contare che le nostre associate non hanno nessun interesse a tirarla ancora per le lunghe, dopo tutto il tempo e gli investimenti fatti”. Ultima,ma non meno importante problematica: la gestione della comunicazione e della formazione rivolte all'utente finale, le cantine: “Non possiamo essere solonoi a farci carico di questa parte” conclude Bellini “e ci saremmo aspettatiun maggiore supporto da parte di tutta la filiera agricola in un momento così decisivo”.

 

Le associazioni di categoria: “Alle cantine serve più tempo”

Intanto, continua il confronto in Commissione Agricoltura delle Camere per fare il punto sul registro telematico. Nel corso dell'ultima audizione, Agrinsieme (Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia, Confagricoltura e Copagri) e Coldiretti hanno chiesto una proroga della fase transitoria. Proposta già avanzata qualche giorno fa da Massimo Fiorio e altri esponenti della stessa Commissione, con l'ipotesi del 30 giungo come data ultima per adeguarsi.

Ad oggi” sottolinea Agrinsiemecirca la metà degli operatori non è ancora iscritto, mentre l’altra metà ha già investito risorse finanziarie e umane per lo sviluppo del registro”. Inoltre, l'auspicio del gruppo è che la telematizzazione costituisca una opportunità e non un onere. “Per farlo” continua “sarà necessario che la cantina, una volta immessi i dati nel Registro telematico, non sia più tenuta a fare comunicazioni, mail, fax e pec, incluse le comunicazioni agli organismi di controllo”. Per Coldiretti “Lo slittamento consentirà ai produttori e operatori di avere maggior tempo a disposizione per familiarizzare con il nuovo strumento e i nuovi meccanismi, ridurre gli errori e operare in serenità”.

 

a cura di Loredana Sottile

 

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 30 marzo

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