Non è di certo la prima volta che Report accende i riflettori sul settore agroalimentare. Oltre al vino, finito sul banco degli imputati nella puntata dello scorso 17 dicembre, la lista comprende gli allevamenti di pollo e di maiali e perfino uno dei prodotti simbolo nazionale: la pizza.
Ranucci: "Dopo l'inchiesta sulla pizza è cambiato il modo di farla"
Era il 2014 e, in quell’occasione, sotto accusa finirono i pizzaioli poco preparati e attenti, da Napoli a Milano.
È lo stesso Sigfrido Ranucci a tornare sull’argomento, nell’intervista a tutto tondo in cui commenta il servizio “Piccoli Chimici”. Lo fa imbastendo un parallelismo tra l’inchiesta sul vino e quella sulla pizza.
“Allora fummo attaccati da giornalisti e pizzaioli, accusati di aver rovinato tutto in settore e demonizzato un’eccellenza italiana. Ma noi avevamo proposto l’alternativa, fornendo come modello la pizza nascente, quella contemporanea, con olio extravergine d’oliva, senza farine raffinate e con forni a gas ben puliti. Poi, questo modello si è diffuso e i pizzaioli napoletani sono diventati i migliori al mondo nelle competizioni internazionali. E parte del merito è proprio di Report: questo non lo diciamo noi, lo hanno detto loro”.
"Dopo la pizza, anche il vino dovrebbe cambiare passo"
Seguendo la rivoluzione della pizza, quello che adesso il conduttore di Report si aspetta dal servizio sul vino è uno sguardo nuovo: “Il fine ultimo dei nostri servizi è migliorare. Io credo che il vero problema del vino è che in Italia se ne produce troppo. Bisognerebbe puntare di più sulla qualità e cambiare filosofia: meno additivi, meno coltivazioni intensive. Si dovrebbe un po’ cambiare lo sguardo sull’alimentazione”.