ProWein prova a resistere. Il ritorno al passato della fiera tedesca non dispiace ai produttori italiani

19 Mar 2025, 14:58 | a cura di
La parola d'ordine per la manifestazione di Düsseldorf è concretezza. Meno espositori, presenze internazionali e padiglioni ma per l'Italia l'incontro con i buyer tedeschi resta centrale

ProWein tiene senza strafare. Il bilancio finale è di 42mila professionisti da 128 paesi per circa 4.200 espositori da 65 nazioni. Un’edizione sicuramente non brillante per la manifestazione tedesca, che ha visto un sensibile calo di espositori (si parla di un -30%) e di pubblico, anche se Marius Berlemann, chief operating officer di Messe Düsseldorf commenta entusiasta: «In tempi di vendite difficili, ProWein dimostra di essere la fiera di riferimento del settore. Il profilo internazionale e la competenza di lunga data  ne sono una prova impressionante».

Alla prova dei fatti, passeggiando tra le varie sezioni già la domenica mattina, il giorno dell’apertura, saltavano agli occhi nei vari padiglioni (quest’anno quattro in meno) corridoi più larghi e tanti spazi comuni dove nelle precedenti edizioni si assiepavano stand su stand degli espositori. Ad ogni modo non c'è stato neanche il tracollo da molti prospettato, semmai un ritorno al passato.

Fiera di Düsseldorf / ctillmann

Le difficoltà del mercato tedesco

«Numeri più bassi, sicuramente, ma business as usual – ci dice Giuseppe Saitta, importatore di numerosi marchi italiani – per noi è stata un’edizione positiva, abbiamo incontrato i nostri clienti abituali, confermato tutti gli appuntamenti e ci avviamo a chiudere contenti. Ma dietro c’è un lavoro di pianificazione e programmazione. Non c’è più spazio per l’improvvisazione».
L’economia tedesca non sta vivendo un momento particolarmente felice e anche il vino ne risente: i consumi nel 2024 sono diminuiti. Gli ultimi dati Nielsen Iq, resi noti dal German wine institute (Dwi), dicono che complessivamente il vino acquistato ha segnato un -4% in quantità e un -5% in valore. Ma l’Italia resta il primo fornitore.

Francesco Liantonio della pugliese Torrevento sottolinea il momento complesso a livello internazionale: «Ci sono varie guerre in atto alle porte dell’Europa. Ovvio che tutto questo abbia una ricaduta. E poi le guerre commerciali, l’incertezza sui dazi… Il consumatore è disorientato e spaventato, e questo ha una ricaduta sui consumi. E con una Germania in recessione le conseguenze sono palpabili. Ma se da una parte capisco l’entusiasmo per il glamour di Parigi, sono assolutamente convinto che il mercato tedesco – il nostro sbocco più importante – vada seguito e presidiato con grande attenzione».

Il confronto Prowein-Vinexpo

«Si pagano errori di programmazione – dice Maurizio Conz, consulente export che rappresenta vari marchi italiani – il mercato tedesco non sta vivendo un momento brillante ma sostanzialmente tiene, con una tendenza al ribasso dei prezzi. Düsseldorf non offre il glamour di Vinexpo Parigi, e la città dopo gli eccessi degli scorsi anni sta ridimensionando i prezzi, a partire dagli alberghi che avevano raggiunto cifre sproporzionate. Se il pubblico internazionale - americani e asiatici in particolare - ha premiato la “Ville Lumière”, Düsseldorf sta tornando ad essere quello che era in partenza, un punto d’incontro privilegiato degli operatori tedeschi con i principali produttori, italiani in primis».

«Parigi si è attestata come appuntamento internazionale – dichiara Gottfried Pollinger della altoatesina Nals Margreid – ma il mercato tedesco è fondamentale per noi, e abbiamo fatto un ottimo lavoro qui a Düsseldorf. Attendiamo il Vinitaly, il vero grande appuntamento mondiale per noi produttori italiani».
«Sta andando meglio del previsto – è il commento di Marzia Varvaglione al termine della prima giornata – nel pre-fiera non si respirava grande ottimismo – ma il mercato ha sostanzialmente tenuto, e siamo molto contenti. Wine Paris offre una logistica migliore, collegamento comodi, servizi ottimi e prezzi competitivi, ma Düsseldorf ha la concretezza di un mercato importante per noi italiani».

Fiera di Düsseldorf / ctillmann

Com'è cambiata la fiera tedesca

Tre fiere a poca distanza sono forse troppe per l’Europa, ma paesi produttori importanti come Italia e Francia hanno sicuramente la forza per attrarre buyer da tutto il mondo. Christian Maddalena – direttore export di varie aziende italiane è più critico: «Già dal primo giorno si era capito che Düsseldorf è in sofferenza rispetto al passato. Meno visitatori stranieri, meno appuntamenti. Italia a parte, anche negli altri padiglioni si respira un’aria più dimessa, persino in quello tedesco e austriaco dove negli anni scorsi si camminava con difficoltà». Julia Walch della Elena Walch è più positiva: «Avevamo tanti appuntamenti e abbiamo fatto un ottimo lavoro, non mi posso proprio lamentare!».

«È una ProWein diversa rispetto alle scorse edizioni – osserva Andrea Cecchi – ma si è fatto un ottimo lavoro. Le aspettative erano molto basse, dopo Parigi, ma siamo rimasti sorpresi. La fiera sta tenendo sotto il profilo del business. E vedo che, se da una parte ci siamo tutti ridimensionati come costi con spazi meno ampi, l’affluenza degli operatori professionali non è mancata. Siamo molto soddisfatti».

Fiera di Düsseldorf / ctillmann

La difficoltà di partecipare a tre fiere in pochi mesi

Sono giudizi ampiamente condivisi dagli altri operatori italiani come Roberto Cardinale, export manager di varie aziende tra cui Fina, Settecani e Bava: «Meno affluenza ma appuntamenti mirati, meno spazio per l’improvvisazione. Il lavoro di pianificazione a monte ha dato ottimi risultati. Ma organizzare la partecipazione a tre fiere – Parigi, Düsseldorf e Verona - per tre mesi di fila è un impegno eccessivo.

Stefano Civino, direttore della pugliese Cantina Sampietrana sottolinea ancora una volta come ProWein stia pagando oggi gli eccessi in termini di prezzi e disservizi della crescita tumultuosa degli scorsi anni: «Ma chi come noi ha ben pianificato l’evento sta raccogliendo ottimi risultati. La Germania si conferma per noi italiani un mercato fondamentale».

Fiera di Düsseldorf / ctillmann

Spazio al vino dealcolato

Meno affluenza totale, meno buyer internazionali (soprattutto quasi nessun americano, in un momento delicato per i rapporti Europa-Usa) ma l’Europa centro orientale si è vista, e ha risollevato le sorti dell’evento. Operatori russi e ucraini in particolare hanno dato la misura della resilienza del mercato europeo, come quelli polacchi e dei paesi del nord-Europa, Estonia, Lettonia e Lituania comprese. Meno glamour e in compenso concretezza.

Tendenze generali? Attenzione ai vini zero e low alcol, grande richiesta di vini spumanti, frizzanti e vini bianchi in genere, mentre tra i rossi Toscana, Piemonte, Veneto e Puglia si confermano player di prima grandezza per l’Italia. Lo abbiamo visto anche nel pre-fiera con l’evento dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso (sabato pomeriggio alla Rheinterrasse), che ha fatto registrare un’affluenza record di visitatori e operatori. Chiuso il sipario su Düsseldorf, la parola ora passa a Verona. I conti veri li faremo alla fine.

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