Rum e criminalità. Nella storia del nascita del progetto Alcatraz da una parte troviamo una hacienda storica del Venezuela e dall’altra gang criminali. A fare da collante tra questi due elementi, un’opportunità offerta dalla distilleria che diventa una via di redenzione «Non avrei mai immaginato che la decisione di trasformare la mia vita mi avrebbe portato qui, senza paura di nascondere chi sono» dice Anther Herrera ex membro di una gang e oggi brand ambassador dell’azienda.
Dove è nato il progetto
«Quando avevo 15 anni, facevo parte di una banda criminale... che commetteva i peggiori crimini. Non ci fidavamo di nessuno. Al di fuori della mia banda, tutti erano nemici. Quando mia moglie mi chiedeva: com’è andata al lavoro? Io rimanevo in silenzio, non rispondevo nulla. Quando squillava il telefono, trasalivamo tutti, perchè era segno che stava per succedere qualcosa».
Paese dilaniato dalle bande armate che terrorizzano le strade, il Venezuela è un paese con un alto tasso di criminalità, ma è un territorio dai paesaggi mozzafiato, spiagge bianchissime ed è la terra del rum, prodotto da aziende storiche come Santa Teresa, fondata nel 1796 che si è resa protagonista di una iniziativa di trasformazione sociale.
Progetto Alcatraz
«Tutti nella banda ci dicevamo che eravamo felici della vita che stavamo conducendo, ma quando si è stata presentata l’occasione, abbiamo cominciato a capire che volevamo qualcos'altro». È il 2003. Una gang di criminali irrompe nella Hacienda tendendo un’imboscata a una guardia. Al momento dell’arresto, però, sono state offerte loro due alternative: restituire ciò che avevano rubato e lavorare nell'hacienda o andare in prigione per ciò che avevano fatto.
«Quando abbiamo chiesto loro il perché, ci hanno risposto: "Crediamo nel perdono. Da qualsiasi parte veniamo, qualsiasi cosa abbiamo fatto, tutti meritiamo una seconda opportunità"». Una decisione semplice da prendere per chiunque, ma meno scontata per i membri della gang. «Accettare la proposta di Alcatraz non è stato facile. Eravamo così diffidenti che abbiamo passato due anni a negoziare con loro, prima di deporre le armi e iniziare una nuova vita».
Formazione e redenzione
Quello di mettersi a disposizione e lavorare per l’Hacienda è quasi un atto di federe, ma rappresenta il primo passo che trasforma dei criminali in artigiani che operano nella legalità. Nasce il progetto Alcatraz. Un programma che trasforma le gang criminali e le reinserisce nella società attraverso la formazione professionale e personale con il supporto psicologico, l'educazione accademica e il rugby.
«Il processo di trasformazione non è stato immediato, abbiamo dovuto adattarci a una nuova vita, creare buone abitudini, rispettare gli orari, osservare le regole. Abbiamo trascorso 3 mesi in isolamento, abbiamo lavorato con gli psicologi, abbiamo imparato i valori del rugby, abbiamo imparato il mestiere...»
I risultati ottenuti
«La nostra vita è stata scossa, come i cocktail che ora preparo come barman con Santa Teresa 1796. Oggi sono un brand ambassador di Santa Teresa, ho viaggiato in molte città del mondo condividendo la mia storia. E in uno di questi viaggi ho anche avuto l'opportunità di incontrare la migliore squadra di rugby del mondo: gli All Blacks della Nuova Zelanda!».
Il progetto ad oggi conta 11 gang, più di 200 ex-criminali coinvolti, 2000 giovani che giocano a rugby e una diminuzione degli omicidi a Revenga da 160 a 12. Un dato significativo, se si considera che nell’intero Venezuela il numero è in costante aumento. «I ragazzi delle gang sono abituati a rischiare tutto. quindi quando dai loro l'occasione di fare qualcosa di positivo nella vita e l'accettano, diventano una forza straordinaria» dice Alberto Vollmer Ceo di Santa Teresa.