et="_blank">Bir&Fud e il Ma che siete venuti a fa.
Fermento Birra, la rivista dedicata agli appassionati e agli operatori delle bionde, come da tre anni a questa parte, ha chiamato a votare alcuni fra i più grandi esperti italiani per eleggere il birraio dell'anno 2011, secondo una logica che premia "la costanza qualitativa, intesa come assenza di difetti valutata sulla produzione dell'intero anno, oltre che della capacità di saper riprodurre una birra nel tempo".
Queste caratteristiche sono state riscontrate nel lavoro di Gino, birraio di Foglie d'erba, un nome che nel giro di pochi anni (è attivo dal 2008), è riuscito a conquistare il suo spazio fra le premiazioni nazionali. Il suo segreto? «Sperimentare mantenendo comunque fede agli stili classici, gli ingredienti inusuali possono entrare ed entrano senza però sovrastare i sapori fondamentali come il luppolo e il malto. Ad esempio nella mia IPA entrano i profumi del pino mugo che donano le note balsamiche senza però scansare quelle del luppolo. La linea di confine fra le birre canoniche personalizzate e quelle fuori stile è molto sottile e non deve essere superato. I numeri ancora piccoli del Foglie d'erba mi permettono di sperimentare molto e di fare tante piccole produzioni».
Le cose per il birrificio in provincia di Udine si stanno mettendo piuttosto bene, come anche per il panorama italiano, in generale, «di birra fatta bene in Italia ce n'è tanta, l'importante è non creare fazioni e provare a fare come negli Stati Uniti dove, in un tempo relativamente breve, l'unione dei birrai e la condivisione delle conoscenze hanno portato la birra artigianale a uscire dalla nicchia. L'unità, quindi è fondamentale, insieme alla creatività, tipica di noi Italiani e alla tecnica, che non deve mai mancare. Io, ad esempio, ogni giorno ho qualcosa da imparare, ma allo stesso tempo metto a disposizione quello che so».
Caterina Pamphili
04/04/2012